Se questo sito ti piace, puoi dircelo così

Dimensione carattere: +

Poesie d'amore per i ragazzi dello stupro di Palermo

stupro-Palermoaa

 Quasi mai entro nel dibattito social rispetto a questioni di cronaca. Spesso le opinioni personali hanno il solo effetto di rimestare il fango che una notizia si porta dietro e, ancora più spesso, mi capita di leggere sui giornali e sul web contributi intelligenti e acuti che saziano la mia smania di parlare e mi ricordano che non avrei niente da aggiungere.

La notizia però dello stupro di Palermo da giorni mi rimbomba in testa. Fra i tanti interventi più o meno arrabbiati, più o meno sociologici, più o meno giustizialisti, emerge spesso una parola: "patriarcato". Il patriarcato, termine oggi molto in voga, sembra essere il concetto base che ha portato sette ragazzi a stuprare in gruppo una ragazza, lasciarla sul ciglio della strada e scrivere nelle chat quelle frasi che in questi giorni siamo stati costretti a leggere.
Non so definire bene la parola patriarcato. Se dovessi, però, cercare nella mia vita un esempio pratico, direi che mio nonno avrebbe potuto incarnare bene questa definizione. Eppure penso che se mio nonno fosse oggi in vita, il patriarca ingombrante e schiacciante di una parte della mia famiglia, maschilista fino al limite del maschilismo, oggi avrebbe augurato ai sette ragazzi di Palermo un destino non degno di nessun paese in cui vige la salvaguardia dei diritti umani. Un modo di ragionare tipico dei sistemi di Maschi elevati ad alfa potenza: basti pensare (con un paragone semplicizzato) alle carceri, dove i responsabili di reati di pedofilia, stupro e violenza sulle donne necessitano sezioni a parte per evitare pestaggi dagli altri detenuti. E allora la responsabilità di questo patriarcato colpevole di giorno ma giustiziere morale di notte, controllore e allo stesso momento controllato, non mi convince del tutto. A me non basta dire che lo stupro di inizio Luglio è l'effetto esclusivo del patriarcato.

 Certo, una maggiore autodeterminazione delle donne, la facilitazione del loro accesso ai posti di comando nei luoghi di lavoro, una legislazione migliore, più accurata, rispetto alla maternità e alla paternità per dividere equamente il carico dei figli, renderebbe la società nostra una società migliore. Ma non credo che di per sé basti a far sì che quanto successo a Palermo non accada più.

Credo che in gioco ci siano forze più grandi. Dante scrive "amor ch'al cor gentil ratto s'apprende". Nel canto in cui i due amanti sono consapevoli che baciandosi decreteranno la morte e la loro dannazione eterna, il sommo poeta ci dice che l'amore si lega più facilmente a un cuore ingentilito, educato all'amore. Anche rispetto a un'esperienza così universale e democratica come l'amore, una delle cose più naturali al mondo, diremmo che ci si deve in qualche maniera 'abituare', 'educare'.
Il sesso, come l'amore, (ma un po' meno), è una di quelle forze mostruose, abissali, che muovono gli uomini e le donne a questo mondo. È in grado di causare gesti dolcissimi, carezzarle i capelli in silenzio e vegliarla fino a farla addomentare, sentire l'odore di tutte le cose buone esistenti sulla terra dentro la sua bocca appena sveglia e, a volte, allo stesso tempo, spietatissimi: stuprarla uno alla volta e poi tutti insieme, riprenderla e lasciarla per strada con una mano dolorante fra le gambe

 Le due cose, distanti fra loro, forse sono l'effetto opposto di una stessa forza. Bisogna allora educare a quella forza inattesa che il sesso può scatenare nell'essere umano. Serve che qualcuno ci dica che facendo sesso siamo davanti a un gesto così pazzesco e misterioso che la natura, a questo atto, ha destinato l'effetto di generare la vita, di generare molte malattie, di generare moltissimo, profondissimo, piacere. Ci dovrebbero dire che il corpo nudo che una notte ci troveremo di fronte non è appena un corpo svestito e basta, ma è l'ingresso verso un luogo e un momento a noi sconosciuto. Dovrebbero suggerirci che delicatezza usare.

Inserirei certo l'educazione sessuale nelle scuole, ma farei anche leggere un sacco di poesie d'amore ai ragazzi. Farei laboratori in cui scrivere poesie erotiche. È questo il destino che mi auguro per i ragazzi di Palermo, dopo che la giustizia avrà fatto il loro corso e dopo aver dato loro la giusta pena, spero che possano leggere della bellezza carnale, che possano scriverne e, in questo modo, aiutarsi a capire il gesto che hanno fatto.
A lei, la ragazzina violentata e lasciata sul ciglio della strada di Palermo, la nostra ragazzina che tutti oggi vorremmo accanto per abbracciarla, farle un carezza o darle un bacio sui capelli, vanno tutte le nostre poesie. Lei, presto, diventerà una ragazza di poesie. Un giorno vicino, mia amica sconosciuta, sarai desiderata fino allo stremo del piacere e sarai amata fino al più assurdo sperdimento.

 

Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.

Anonimometro nuovo strumento per combattere l’evas...
Stupro Palermo, la circolare di un preside

Forse potrebbero interessarti anche questi articoli

Cerca nel sito