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Daniele Silvestri TEATRI 2022: quel modo elegante e scanzonato di stare sul palco

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Può risultare un'esperienza molto semplice e diretta scrivere di un cantante che viene a suonarti le tue-sue canzoni nella città che ti ha adottato, con gli amici migliori che ti sei scelto e in un concerto che hai atteso e sfiorato per un paio di anni.

Al contrario per me ha un grado notevole di complessità che cerco in questo racconto di districare.

Il tour di Daniele Silvestri si chiama TEATRI 2022.

Un titolo che già nelle intenzioni si porta un contratto che non include la sola offerta di un'esibizione musicale: il 4 Novembre alle 21:15 sui legni del Metropolitan di Catania il sipario è chiuso, due poltrone ai lati del palco, Daniele seduto, foglio e penna alla mano lavora a una nuova canzone e con la chitarra la inizia a provare.

"Non solo eseguiremo dei brani inediti ma li scriveremo, riscriveremo, cambieremo e improvviseremo in ogni singola data sotto gli occhi di tutti quelli che verranno a vederci. Spettatori inevitabilmente partecipi - volenti o nolenti - di questa parte sperimentale e creativa dello spettacolo."

Si apre il sipario su uno studio di registrazione, la luce è calda, bassa e proviene da lampade da stanza messe a terra. I tappeti ricoprono il pavimento, piccolo espediente antico per migliorare l'acustica nelle sale da prova. Uno schermo alle spalle con poche immagini rende la scenografia snella.

Daniele parla col fonico di stanza, lo invita a registrare.

Si parte con Tik Tak, singolo che anticipa l'uscita del prossimo album. Quattro accordi ripetuti e un testo dall'animo parlato, sincopato, esperimento lessicale non nuovo nel repertorio di Silvestri, che guarda da sempre con simpatia al rap. E se nel nostro paese, con la sua linguistica, una forma di rap ha senso di esistere, certo si avvicina più a questa e non a quella che scimmiotta grottesca i colleghi americani. 

In questo studio o teatro, sul palco non c'è sbavatura musicale. La sintonia fra i musicisti è perfetta e già rodata pure in questa terza data del tour. La chitarra di Daniele Fiaschi è finemente distorta, perfetto il delay e l'uso bello ed elegante che fa del tremolo.

Seguono brani del repertorio classico Acrobati, La classifica, La mia casa (quella della cala a Favignana), La cosa giusta.

Si accendono le luci, è la fine del primo tempo. C'è un tempo sospeso negli intervalli degli spettacoli, fatto di incontri muti e silenzi da attraversare, come si aspettasse sempre qualcosa.

I musicisti sulla mezza coda del pianoforte riguardano la scaletta. Qualcuno posa un biglietto.

Si rispengono le luci.

L'autostrada.

"Trovare per caso il destino e non sapere che dire".

L'assolo finale di tromba di Josè Ramon Caraballo (percussioni) accende il teatro e testimonia tutta la contaminazione latina di questa canzone, che nel live di qualche anno fa insieme a Gazzè e Fabi evolveva in un azzeccatissimo medley con Corazón Espinado.

Il concerto ha un taglio sociale molto evidente, all'ingresso non c'è merchandising, ma un banchetto di Emergency. Le parole di Gino Strada risuonano in teatro dopo Il mio nemico, a cui segue una versione de Le navi con Daniele da solo al pianoforte. Sullo sfondo l'immagine di un'imbarcazione di migranti. Ancora non lo sapevamo, ma qualche giorno dopo, a pochi km da quel teatro, un'altra nave con 130 persone a bordo, sarebbe stata tenuta in acqua sotto lo scacco dell'orgoglio di qualche politico. La musica sa essere a volte triste e profetica. 

Il teatro, quel luogo di finzione che si contagia con la realtà, diventa metateatro quando ilbiglietto sul pianoforte viene aperto: Occhi da Orientale è la colonna sonora di una coppia che su quelle note, quindici anni fa, si è messa insieme e oggi è qui. Suo malgrado Daniele (facendo un po' finta di non ricordare gli accordi) sorridendo la suona.

Il bis è catartico con Salirò e Testardo.

Tutti in catanese più o meno stretto riusciamo a gridare "e li mortacci tua".

Usciamo dal teatro dopo tre ore di concerto di un artista che ci dà ancora fiducia sul futuro della musica italiana, che ha un certo modo elegante e scanzonato di stare sul palco e offrirsi al suo pubblico.

Però la prossima volta Dani apri la Direct di Instagram: la mia richiesta non l'hai suonata.

Al prossimo concerto. 

 

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