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Stupro Palermo, la circolare di un preside

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 Quelli a destra purtroppo li conoscete, l'uomo a sinistra forse no, si chiama Paolo Fasce, è un preside, e sullo stupro di Palermo ha scritto una Circolare a docenti e studenti di cui riporto qui alcuni passaggi, invitandovi a divulgarla.

Per prima cosa, ha scritto, "riporto" i commenti postati dai balordi che "hanno preso parte allo stupro di gruppo la sera del 4 luglio, a Palermo. Ritengo utile pubblicarli perché non è escluso che nelle chat dei nostri figli appaiano commenti che possono essere bestialità equivalenti espresse in contesti non degni di attenzione penale, ma il salto in quella direzione è solo questione di casualità ed occasioni".

 "In rete ho intercettato una riflessione di Nicoletta. Perché è importante rendere pubblico questo orrore, parola per parola? Perché quando i vostri figli o le vostre figlie vi chiederanno di spiegare loro cosa significa cultura dello stupro, deumanizzazione dei corpi, cultura del possesso e della prevaricazione, del dominio, voi possiate raccontarlo con le parole giuste. La cultura dello stupro si combatte solo così, partendo dalla consapevolezza che il sesso nello stupro non c'entra niente, e nemmeno il piacere, c'entra solo il potere". Quindi si è rivolto alle famiglie, al personale e agli studenti della sua scuola: "Ciò che mi aspetto dagli studenti è che svolgano attivamente il delicato ruolo di bonificatori.

 Sminare il terreno dai discorsi che poi possono degenerare in atti depravati è molto più facile che opporsi quando queste situazioni si sono accese e, beninteso, se ci si ritrova in questo genere di contesti occorre frapporsi, se se ne ha la forza, o invocare le forze dell'ordine affinché intervengano, se questa non basta. Essere coinvolti in questo genere di situazione e poi recriminare perché ci si è accodati ad altri è una mera scusa psicologica che ignora il fatto che nelle dinamiche di gruppo si è trascinati e si trascina e sottrarsi è questione di adultità".

Per concludere in modo inequivocabile, a partire da una frase scritta da uno dei "balordi" ("che dovevo fare? La carne è carne"): "La carne è carne, solo se consideri il corpo di una donna come un oggetto o una 'cosa' di cui disporre e se sei complice della violenza".

Fate leggere questa lettera a tutti.
Qui nei social per prima cosa.
Poi a casa ai vostri figli e nipoti.
In classe ai vostri studenti se siete insegnanti, e ai giovanissimi dei vostri gruppi se siete invece animatori o anche catechisti, perchè il problema riguarda tutti.
E il corpo di una DONNA in questi anni vale meno di 0. Anche grazie a qualche giudice.

 

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