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L'ombra della Colpa - Quei magistrati impigliati nelle telefonate e il mio milione di domande

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 Ho letto e riletto l'ordinanza almeno dieci volte. Ci sono dei video, tra le prove, che bisognerà guardare. Intercettazioni telefoniche a pioggia. Non so quanti magistrati del nostro circondario siano rimasti impigliati nelle telefonate. Non ne capisco la rilevanza, l'utilità. Si parla anche di un'intercettazione ambientale. Ho la nausea. Tutte prove da visionare, da valutare. Un milione di domande mi ronzano in testa. Chiamo Ottavio, il mio attendente affettivo. E' un uomo di più di settant'anni ma ne dimostra sessanta. Cucina, lava, stira, tutto con efficienza militare. Me l'ha lasciato in eredità mio padre. Erano amici, molto amici. Quando papà morì, Ottavio cominciò a frequentare la mia casa, con la scusa che io lavoravo e non avevo tempo per stare dietro ai mestieri. Sono in pensione, qualche soldino tuo mi farebbe comodo, mi disse. In realtà credo cheavesse ricevuto un incarico preciso e che avrebbe fatto di tutto per adempierlo come promesso. La paga che ha preteso è da poveretti ma per lui è sufficiente per soddisfare i suoi bisogni modesti. E' un cultore della biologia e Desmond Morris è il suo guru. Per questo motivo mi dice sempre che la scimmia nuda più invecchia e più modera i propri appetiti. Se lo dici tu, Ottavio, ci credo. L'uomo è una garanzia.

 Rassetta, stira, cuce, e cucina come si deve. E' un cuoco da urlo, ma se gli dici che cucina da Dio, ti ride in faccia. La sua sincerità è al vetriolo e ci puoi contare sempre. Non dirà mai una bugia e non farà mai uno sconto. E' un liguraccio come non ne esistono più. Chissà perché quando mi parla lui, sento il mare rumoreggiare da qualche parte dentro la mia testa.

- Ottavio ?

- Mario ?

- Cosa c'è da mangiare ?

- Ti ho lasciato due triglie nel forno. Ho sentito alla radio che sei caduto in una trincea del 1915.

- E' già alla radio ?

- Si, esu tutti i notiziari.

 L'uomo di casa si guarda dai dieci ai sedici notiziari al giorno. Continua la visione di notte, perché l'insonnia è sua alleata. Non ho ancora capito come faccia ad andare avanti. Lavorando così tanto di giorno e guardando la televisione invece di dormire.

- Vai a casa , Mario, è già tardi.
- Ci vado. Sono a pezzi. Ci sentiamo domani. Tieni d'occhio i notiziari…
- Non c'è problema, ciao.
Dopo un po' rassetto lo studio, o quel che rimane di una giornata trascorsa a parare i colpi ed a cercare di capire cosa stia succedendo. Domani devo alzarmi all'alba. Spengo il computer. Mi preparo la borsa. Sono anni che la faccio in un certo modo. I fascicoli davanti ed i codici, l'agenda, e gli occhiali nella parte posteriore. Sono come Nadal, devo sempre riporre le cose negli stessi posti. Lui lo fa sul campo da tennis, con le bottigliette dell'acqua, io con la mia borsa degli attrezzi, come la chiamerebbe Stephen King.
Nadal è un milionario compulsivo, io un maniaco dell'ordine costituito con le pezze al culo. Se avessi fatto lo scrittore, forse non avrei avuto tanti problemi, come tessere una tela senza mai strapparla. Squilla il cellulare. La mia ex moglie. No, ci mancava pure lei. Mi sembrava strano non chiamasse. Da quando siamo divorziati, Giulia non smette di farmi da mammina. E' inconcepibile come una donna – ferita a morte dal sottoscritto – possa volermi ancora bene. Eppure lo fa.
Rispondo e le dico che la chiamerò all'alba. Ruvido, come sempre.
Tanto, l'alba è quasi adesso.

 

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