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Grazie alla legge Colombo-De Luca, pubblicata numero 211 della Gazzetta Ufficiale del 20 luglio 2000, l'Italia organizza la "Giornata della Memoria", che invita a ricordare il 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, di ogni anno:
<< La Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati>>.
Ed era stato, qualche decennio prima, il poeta Franco Fortini, a scrivere: "Le vetrine di Auschwitz sono giustamente mute a chi non le investe di una partecipazione presente".
L'organizzare di manifestazioni revocative devono essere intese in funzione di proporre testi, letture, filmati… per ridare flebili voci a quelle "vetrine", motivati dall'impegno della società civile e delle scuole nel cercare di affrontare le grandi questioni della memoria a partire dalla Shoah senza timore di leggere il passato con l'occhio del presente e di indagare il presente con la forza della conoscenza storica.
Il termine "Olocausto" viene generalmente associato a "Shoah" (lo sterminio del popolo ebraico).
Dall'approvazione delle leggi razziali in Germania fino alla liberazione dei campi di concentramento nei primi mesi del 1945, i dati relativi alle vittime di origine ebraica perite sotto il regime nazista sono impressionanti: oltre cinque milioni e 900 mila morti.
Tradotta in percentuale, quella cifra racconta che oltre il 60 per cento degli ebrei che vivevano in Europa prima del 1939 fu sterminata dalla brutalità nazista. In alcuni Paesi, come la Polonia, la percentuale raggiunge livelli incredibili: 91 per cento.