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Non siete voi, Signori miei, a stabilire chi è un avvocato. L'avvocato si forma lentamente, in un unico grumo di dolore e sapienza, di fatica ed esperienza. L'avvocato interpreta un ruolo fondamentale, ed è una parte essenziale della macchina della giustizia.
E non siete voi, Signori miei, con le vostre leggi sbagliate, a stabilire cosa fa un avvocato: perchè il paradosso è proprio questo. Se voi, Signori miei, foste in grado di legiferare correttamente, gli avvocati - forse - non servirebbero.
Ma mai come adesso, Signori miei, grazie alla Vostra insipienza, miopia,impreparazione, mai come adesso c'è bisogno di avvocati.
Chi sia un Avvocato - e quando dico Avvocato dico Avvocato del libero foro - lo stabilisce la sua storia: la sua capacità di comprendere, di ascoltare, di muoversi, di evitare le facili lusinghe e i falsi palcoscenici. Lo conferma la sua costanza, la sua dirittura morale, la sua cortesia.
Gli Avvocati - gli Avvocati liberi - hanno tutti una ferita aperta, che non sanno difendere: perchè sono talmente occupati a tutelare gli altri, che non sono capaci di difendere se stessi.
Non siete voi, Signori miei, a stabilire che si è Avvocati perchè si ha una linea telefonica fissa, una assicurazione professionale, o perchè si svolge la professione in uno stabile di tot metri quadri. Voi, Signori miei, di questa professione ne sapete quanto l'ultimo degli utenti del Sistema Giustizia.
Signori miei, quando avrete pianto o riso leggendo una ordinanza, quando avrete avuto lo stomaco in subbuglio perchè vi sarete trovati di fronte a una evidente ingiustizia (volevo dire porcata, poi ho scelto quest'altra parola, più elegante), quando avrete consumato scarpe per correre di qua e di là e cervello per dire, sia qua che là, cose appropriate, quando avrete accettato difese disperate, quando avrete ascoltato gli assistiti, e li avrete consolati, e indirizzati, rimanendo tuttavia fermi e impassibili nelle linee difensive scelte, quando avrete lasciato scivolare su di voi certe nefandezze che tutti i giorni vengono compiute nelle nostre case, i Palazzi di Giustizia, quando avrete "riconosciuto" il ruolo fondamentale dell'Avvocato, dell'Avvocato del foro libero, allora potrete parlare, e dire, disporre, legiferare.
Fino ad allora, Signori miei, gli Avvocati del foro libero saremo noi, noi che parliamo la stessa lingua, che ci rispettiamo, che soffriamo perché voi ci delegittimate con regole assurde, con costi sempre più insostenibili e scaricando le responsabilità della drammatica situazione della Giustizia italiana sul nostro altissimo ruolo: ma che nononostante tutto, continuiamo a lavorare, per non lasciare spazi all'Avvocatura di cartone che vorreste voi. Noi, non voi, disegniamo la nostra storia.
Noi, non voi, stabiliamo chi è Avvocato. Da noi, e non da voi, viene la gente. Noi siamo 250.000, che vi piaccia o no.
E quando non ci saremo più, come volete Voi, allora saranno dolori di pancia veri. Per tutti.
Ai miei amici Avvocati, vecchi e giovani. Qualcuno questo lavoro lo dovrà pur fare.
Giuseppe Caravita di Toritto
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Sono nato a Roma nel 1955, Foro di Roma dal 1993, Cassazionista dal 2006. Sono esperto di contenzioso in diritto commerciale, societario, bancario, assicurativo e civile, con approfondita esperienza in campo penale nel settore dei reati finanziari. Ho lavorato anche all'estero, in particolare in Cecoslovacchia e URSS e nella mia vita professionale e privata ho praticato e conosciuto 5 lingue (inglese, francese, russo , tedesco e spagnolo). Sono stato Redattore presso la Compagnia Editoriale srl per le testate Bicisport e Cicloturismo, Docente di Fascia A presso l’Istituto di Studi Giuridici “A.C. JEMOLO” e relatore in numerosi convegni. Nel settore ADR (Alternative Dispute Resolution) sono stato Vice Presidente della Delegazione Italia della Cour Europeenne d'Arbitrage, ho conseguito il titolo di Mediatore nel 2010, ho condotto circa 300 Mediazioni ed ho numerose pubblicazioni su riviste specializzate in materia di arbitrato e mediazione. Nel 2011 sono stato Componente della XXI Commissione per gli esami di abilitazione alla professione di avvocato presso la Corte di Appello di Roma. Discendo da una famiglia di Avvocati per 5 generazioni e come dico spesso "ve conosco tutti!". Ho scritto due libri : “Uno di duecentocinquantamila – troppi avvocati” e “Avvocà, per ora grazie”, in cui ho voluto narrare, anche in chiave ironica e fantastica, i drammi della nostra professione, i rapporti con i Clienti, con i Colleghi e con le Istituzioni Forensi. La nobiltà e la dignità che, nonostante tutto, la caratterizzano. La mia passione sono i libri, leggerli e scriverli.