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L'ombra della Colpa - Io che ora mi sento un avvocato a metà

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 Andiamo a visionare i famosi video. Quelli che incriminano la nostra cliente. Sono ancora scosso. Agata sa già tutto. Non devo neanche far fatica a raccontarle la rava e la fava. Mi tiene la mano e mi dice di stare tranquillo.Farmi denunciare per favoreggiamento era l'ultima cosa che mancasse alla mia carriera dove pochi mi pagano, e tanti mi rompono. La segretaria ci attendeva già. Ci consegna i floppy disk contenenti i video – sono due – e ci lascia nella stanza che oscura un poco tirando giù la tapparella. Vengo trattato come un difensore rispettabile.

Quello che mi brucia di più non è l'accusa di favoreggiamento ma il fatto che si sia dato un calcio alla mia professionalità. Con lo stratagemma dell'atto dovuto. Parliamo di una creatura mitologica, figlia dell'obbligatorietà dell'azione penale. I video sono un esempio di come non debbano invece girarsi certe riprese.

 Non si riescono a vedere, lo diciamo alla segretaria. Ci smanetta un po' su ma inutilmente.

- Eppure si vedevano… Aspettate, chiamo qualcuno.

Dopo circa un quarto d'ora arriva uno della PG, un imbecille che stava alle notifiche da una vita. Ora è diventato uno scienziato dell'informatica, oppure lo è sempre stato. Di nascosto.

Ci si mette lui e l'unica cosa che riesca ad ottenere è far girare il disco ad una velocità supersonica. L'effetto è ridicolo. Sembra di stare al cinema anni '30: le immagini possiedono la fulminea velocità della luce. Non si vede nulla. Sono imbarazzati. Queste dovrebbero essere la spina dorsale del compendio probatorio a carico della Salmaso. Pensa a te. Nulla di nulla. Cosa stiano a significare video di tal consistenza debbo ancora capirlo quando usciamo dal portone blindato del palazzo di giustizia. E' stata una giornata infame, di quelle che vanno per la tangente. Se non altro, dico alla mia collega, abbiamo cominciato a comprendere che tipo di accusa sia quella mossa contro la nostra cliente. Un'ombra di procedimento penale che vacilla anche sulla carta. Agata mi chiede cosa intenda fare per me.

 - Non lo so. Intanto aspetterò che mi notifichino l'interrogatorio. Poi ti nominerò come difensore ed a quel punto vediamo se rispondere oppure no.

- Ma devi rispondere , Mario ! Devi dirglielo che Nissim aveva fame e che ha rubato del prosciutto e del formaggio per sopravvivere.

- Ma cosa vuoi che gliene freghi ? Sai bene cosa abbiamo verbalizzato nelle indagini difensive.

- Volevi lasciare un ragazzino di diciannove anni, nero, senza lavoro e senza casa, a patire la fame, Mario ?

- Secondo te ?

- E allora non ti lamentare. Hai fatto quello che avrebbe fatto chiunque dotato di coscienza. Quel ragazzo aveva fame e le persone normali aiutano i senegalesi di diciannove anni senza famiglia. Ha rubato del prosciutto, non ha rubato in casa !

L'ultima frase la urla strizzando gli occhi. E' il suo modo personalissimo di dire che ha preso la questione a cuore. Se ne va a casa inforcando il motorino arrabbiata come un gatto. Rimango lì, in mezzo alla strada, a cogitare sulla mia mattinata. Penso abbia ragione Agata. Non ho nulla da recriminare per il mio comportamento. Ho aiutato un ragazzo ad eludere i controlli dell'autorità dopo che aveva rubato del prosciutto e della fontina perché aveva fame. Me ne frego, ma non del tutto. Sono un avvocato che ha mancato ai suoi doveri? Può darsi. La cosa mi brucia ma non so se avrei potuto comportarmi diversamente.

Mi sento inadeguato, sporco, un avvocato a metà. Sono un cavaliere dimezzato, anzi peggio ancora, l'uomo invisibile.

 

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