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Forfettari: assalto alla diligenza

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In questi giorni ci sta appassionando la questione della decorrenza, già dal 2020, del ripristino della causa ostativa che determina l'esodo dalla flat tax per le partite IVA individuali che nell'anno precedente hanno conseguito redditi di lavoro dipendente e assimilati in misura superiore a 30.000,00 euro; da ultimo l'intervento del sottosegretario dell'Economia e delle Finanze, Cecilia Guerra, la quale ha inteso confermare che la stretta del Fisco sulle partite Iva parte già dal 2019; l'attesa dei forfettari sembra dunque avere fine. Con un chiarimento arrivato a margine di un convegno organizzato il 23 gennaio dall'A.n.c., il sottosegretario all'Economia, ha chiaramente detto che le modifiche al regime forfettario introdotte dalla legge di Bilancio 2020 sono già in vigore: le dichiarazioni sembrano mettere fine alle speranze di centinaia di migliaia di contribuenti, ma attendiamo disposizioni definitive dal Governo e dall'AdE.

Ma la stretta per i "forfettari" non finisce qua. E' infatti ora opportuno discernere le novità che la Legge di Bilancio per il 2020, la n. 160/2019 comporterà anche per coloro che, avendo conseguito nel 2019 redditi di lavoro dipendente e assimilati in misura inferiore a 30.000,00 euro, sono già sicuri di potersi avvalere nel 2020 del regime forfetario al 15% relativamente ai redditi parallelamente conseguiti con partita IVA individuale, fermo sempre restando il rispetto dei requisiti di accesso - a cominciare, ovviamente, da quello dei ricavi o compensi 2019 non superiori a 65.000 euro - e l'assenza delle altre cause già oggetto di approfondimento.(https://www.avvocatirandogurrieri.it/leggi-e-diritto/giro-di-vite-al-regime-forfettario).

Anche per questi contribuenti – più fortunati -, la legge di bilancio per il 2020, pur non mettendo addirittura in discussione l'accesso o la permanenza nel regime forfetario nel 2020, incide in modo sostanziale sul prelievo complessivamente operato sui diversi redditi conseguiti. A causa infatti della riscrittura del comma 75 dell'art. 1 della Legge n. 190/2014, a decorrere dal 2020, per il riconoscimento della spettanza o per la determinazione di deduzioni, detrazioni o benefici di qualsiasi titolo, anche di natura non tributaria, per la verifica del possesso di requisiti reddituali, si tiene conto anche del reddito assoggettato al regime forfetario.

Quindi, per chi è titolare sia di redditi assoggettati al regime forfetario o flat tax del 15%, sia di redditi assoggettati a IRPEF ordinaria con calcolo a scaglioni, come appunto quelli di lavoro dipendente e assimilati, la novità ha riflessi immediati sull'entità delle detrazioni spettanti su carichi di famiglia e delle detrazioni spettanti per lavoro o pensione, di cui agli artt. 12 e 13 del T.U.I.R., nonché sulla spettanza e sulla misura del "bonus 80 euro" in attesa che diventi "bonus 100", con effetti distorsivi sul prelievo fiscale complessivo.

Tentiamo di chiarire la reale portata del provvedimento con un esempio pratico: un contribuente che nel 2019 ha dichiarato redditi di lavoro dipendente per 24.000.00 euro e ha realizzato compensi di lavoro autonomo per 50.000,00 euro per un'attività con partita IVA individuale con tassazione forfettaria al 15%. Nel 2019, questo contribuente paga il 15% di imposta sostitutiva su 39.000,00 euro - pari al 78% dei suoi compensi -, mentre sui 24.000,00 euro di redditi di lavoro dipendente paga un'IRPEF netta, grazie alla detrazione spettante per lavoro dipendente, potendo ulteriormente fruire del "bonus 80 euro" in misura piena: alla fine, tra imposta sostitutiva e IRPEF al netto del "bonus 80 euro" il suo conto è di 9.612,00 euro.

Se nel 2020 avrà il medesimo flusso reddituale, potrà continuare ad avvalersi del regime forfetario al 15% sui redditi di lavoro autonomo - perché quelli di lavoro dipendente nel 2019 non hanno superato 30.000,00 euro -, ma il suo conto fiscale subirà comunque un salasso, aumentando a ben 11.730,00 euro: 2.118 euro di tasse in più, che costituisce un incremento anno pari a circa il 20%, perché non può beneficiare né del "bonus 80-100 euro", nemmeno nella sua versione futura ampliata, pare, fino a redditi pari a 40.000,00 euro, né della detrazione per lavoro dipendente, posto che entrambe le misure fanno riferimento al possesso di requisiti reddituali e la sopravvenuta necessità di sommare ai 24.000,00 euro di reddito "ordinario" i 39.000,00 euro di reddito "forfetario" porta il contribuente oltre le soglie reddituali di loro spettanza.

Inoltre, se il nostro "fortunato" contribuente forfettario avesse anche due figli a carico di età superiore a 3 anni, l'incremento di tasse nel passaggio dal 2019 al 2020 diventerebbe ancora maggiore, salendo da 2.118 euro a 2.883 euro con un incremento annuo di circa il 30%, in quanto anche le detrazioni per familiari a carico, pur non scomparendo del tutto, si ridurrebbero sensibilmente nell'istante in cui diventa necessario parametrarle a un reddito complessivo di 63.000,00 euro, invece che di 24.000 euro.

Se dunque in questi giorni ci appassiona la sorte che riserverà il governo ai circa 340.000 contribuenti che dovranno abbandonare il regime della cosiddetta flat tax al 15% per effetto delle novità introdotte dalla legge di bilancio 2020, non sono certamente meno i contribuenti che, pur potendo permanere nel regime, dovranno conguagliare in dichiarazione dei redditi le ritenute e i bonus eventualmente applicati in busta paga mese per mese dal sostituto di imposta sui redditi di lavoro dipendente, ma non spettanti, e quindi da restituire per effetto delle nuove disposizioni in commento, con un salasso distorsivo in sede di versamento delle imposte a giugno.

Non posso che riportare il titolo del presente contributo: è un vero e proprio assalto alla diligenza privo di qualunque programmazione e di qualunque vision prospettica legata a favorire l'incremento dei consumi. I contribuenti vengono assimilati a dei bancomat a cui il Fisco attinge sempre più per finanziare la spesa. Il problema vero è che la spesa spesso è improduttiva, scarna di impulsi alla propensione ai consumi e soprattutto non riesce a generare aspettative positive, alimentando così la stagnazione; continuiamo a farci male.

Meditate contribuenti, meditate.

 

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