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Si va dal mancato pagamento di verbali e violazioni al codice della strada a quello relativo a tasse comunali, per continuare con quello relativo alle imposte dirette e indirette, per finire con i mancati versamenti dei contributi previdenziali. Sono queste le più gettonate causali delle cartelle esattoriali notificate e non pagate dai contribuenti italiani: sono 19 milioni gli italiani che hanno cartelle esattoriali aperte, 16 milioni di persone fisiche e 3 milioni di società, ditte e partite Iva.
I debitori dunque vengono facilmente individuati, il problema è la riscossione. Un problema annoso, visto che dei 1.100 miliardi di euro maturati negli ultimi vent'anni fra tasse, imposte e contributi non riscossi che costituiscono il cosiddetto 'Magazzino', se ne potranno riscuotere qualche decina, o comunque sotto i cento; questo perché su 19 milioni di soggetti con cartelle esattoriali aperte, solo 3 milioni hanno aderito alle diverse rottamazioni e al saldo e stralcio, da cui si sono ricavati 20 miliardi di euro.
La stragrande maggioranza dei crediti "non è riscuotibile". Non tanto per la ben nota combattività con cui gli italiani e le italiane ricorrono a seconda dei casi al Giudice di pace - per le sanzioni stradali -, alle Commissioni tributarie provinciali e regionali - per tasse e imposte -, e al Giudice del lavoro per i crediti di natura previdenziale non riscossi ma soprattutto per il difetto di capienza patrimoniale dei debitori a cui va aggiunta, in molti casi, la sproporzione tra il debito da riscuotere e i costi della riscossione stessa.
Assodato che l'evoluzione tecnologica permette già oggi alcuni controlli – anche se le grandi sacche di lavoro nero o grigio continuano a sfuggire – le decine e decine di miliardi non riscossi ogni anno preoccupano anche la Ue. Non per caso nel Pnrr c'è un apposito capitolo sul tema della riduzione dell'evasione fiscale, ma delle sei azioni proposte dal Tesoro, che vanno dall'incrocio delle banche dati - si aspetta il decreto attuativo - alla raccolta di informazioni sul web sul modello francese, il governo Draghi nel decreto Recovery bis varato in aprile ne ha recepite soltanto due: l'estensione della fatturazione elettronica alle partite Iva in regime forfettario, e l'obbligo di inviare ogni giorno all'Agenzia delle Entrate sia i dati delle transazioni elettroniche con i clienti che quelle con altri gli operatori economici.
E' evidente che il problema è la riscossione delle somme iscritte a ruolo, ma non si può solo pensare che un terzo della popolazione italiana sia propensa strutturalmente all'evasione; bisogna orientare l'analisi del problema anche all'entità della pressione fiscale e previdenziale che, come noto, nel nostro paese deborda i limiti "fisiologici" e aumenta la percezione del "troppe tasse, non pago".
Il dibattito sulle riforme del sistema della riscossione introduce poi un altro tema dibattuto: l'eventuale adozione del sistema coercitivo statunitense basato sul "carcere agli evasori": ma davvero preferiamo mettere in carcere l'evasore così poi fallisce l'attività o farlo lavorare finché non ripaga la collettività?
Meditate contribuenti, meditate.
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