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Emergenza Covid: cosa ci aspetta

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Dopo 20 giorni dalla pubblicazione del D.L. n. 18 del 17/03/2020, cosiddetto "Cura Italia", non è ancora arrivato un euro – 1 - nella tasca dei lavoratori ed imprenditori italiani. Purtroppo, anche se sulla carta il D.L. Cura Italia ha previsto 25 miliardi di ristoro per gli italiani, nel passaggio dai documenti alla realtà si mette nel mezzo la burocrazia e i tecnocrati a diluire drammaticamente i tempi dell'operazione; complesse procedure informatiche, firme digitali, carenza di organico della Pubblica Amministrazione - per giunta chi lavora lo fa in modalità "smart working", difficoltà a dialogare con gli uffici, fanno si che il territorio ancora aspetta le provviste del D.L. Cura Italia. Facciamo presto.

Ancora non abbiamo potuto verificare gli effetti del D.L di marzo che già la politica inizia a scaldare i motori per il D.L cosiddetto di aprile: trapelano i primi rumors. Stop ai versamenti di Iva, ritenute e contributi per i mesi di aprile e maggio, con uno sguardo anche su giugno, conti permettendo; blocco dei pignoramenti dei conti correnti e del quinto dello stipendio, degli avvisi bonari e degli accertamenti; deroga in arrivo anche sui termini del bonus prima casa per non perdere l'agevolazione su Iva e imposta di registro, possibile lo slittamento al 2021 di sugar e plastic tax.

Sembra dunque ricco il pacchetto di sospensione di versamenti e adempimenti fiscali cui sta lavorando il Governo per il prossimo decreto che potrebbe vedere la luce durante questa settimana unitamente con il piano messo a punto dal Mef per assicurare liquidità alle imprese - vera sfida. D'altronde, già in occasione del decreto di marzo, era stato il ministro dell'Economia Roberto Gualteri a sottolineare come la liquidità alle partite Iva e alle piccole imprese sarebbe stata garantita anche con la sospensione dei pagamenti di Iva, ritenute e contributi.

Trapela anche l'intenzione del Governo di non replicare la corsa allo stop di pagamenti arrivato di fatto a termini già scaduti con il D.L. 17 marzo n. 18; ma si predica bene e si razzola male. Infatti, seppur le benevoli intenzioni, il decreto "aprile" rischia di arrivare tardi rispetto al termine del 16 aprile, scadenza per i versamenti di tasse e contributi visto che, lo scostamento dal deficit per le nuove risorse non è stato ancora deciso e soprattutto non è stata ancora chiesta l'autorizzazione alle Camere.

Ovviamente capiamo che in questo momento i tecnici ministeriali stanno analizzando platee e tempi per lo stop a tasse e contributi in modo da calcolare il fabbisogno finanziario, ma lo scenario rispetto alla metà di marzo con il blocco dei pagamenti fiscali e contributivi del mese scorso è completamente cambiato e la chiusura di imprese e attività riguarda ormai tutta Italia e la quasi totalità dei settori economici; sia ben chiaro quindi, che la scelta di sospendere i versamenti per le filiere più colpite dall'epidemia o per volumi d'affari fino a 2 milioni di euro, come fatto con il decreto "cura Italia", non è più replicabile. Non si deve più suddividere per filiere e si deve lavorare su una sospensione generalizzata a tutte le imprese, al massimo prevedendo una differenziazione per ditte con volume d'affari oltre 50 milioni di euro o con calo di fatturato oltre il 20%. Questa volta lo stop ai pagamenti, che riguarderà anche i trimestrali Iva, sarà di almeno due mesi e quindi per aprile e maggio, con uno sguardo anche a giugno, dove però sarà necessario, immaginiamo, tener conto dell'autotassazione.

Tra le sospensioni non considerate e/o dimenticate nel D.L. di marzo da recuperare con il nuovo decreto sicuramente lo stop dei pignoramenti di conti correnti bancari e degli stipendi, i cosiddetti pignoramenti presso terzi che oggi rappresentano il principale strumento di riscossione coattiva di Entrate-Riscossione. Soluzione in arrivo anche per gli avvisi bonari e gli accertamenti, nonché per i termini del bonus prima casa. Come promesso da Gualtieri in audizione alle Camere nelle scorse settimane, arriverà anche la mancata applicazione delle sanzioni per ritardati versamenti per chi ha versato oltre il 20 marzo, ma comunque entro il 31 marzo scorso; rimessioni in termini anche per i ritardatari delle certificazioni uniche dei redditi, il cui termine è scaduto a fine marzo.

Infine ci si aspetta anche che venga prevista la sospensione dei mutui prima casa anche per quelli oggetto di aiuti pubblici, per adesso esclusi; su tutti i mutui prima casa con contributo regionale sulle case-cooperative.

Uscito per estraneità di materia dall'esame del D.L. "Cura Italia" al Senato, potrebbe tornare nel decreto di aprile, il rinvio al 2021 della sugar e della plastic tax; sempre in attesa di risorse, anche l'ampliamento del credito d'imposta per gli affitti di immobili ad uso non abitativo che verrebbe esteso a studi professionali e capannoni delle imprese.

Come sempre attendiamo fiduciosi le determinazioni del Governo; il decreto di aprile deve provvedere a ristorare famiglie ed imprese per superare questo momento, speriamo breve, di sospensione delle attività economiche, ma per adesso ci accontenteremo di ricevere le somme stanziate nel decreto "marzo"; la sfida non deve essere lo stanziamento di 25 piuttosto che di 30 miliardi ma la velocità di trasferimento delle risorse nelle tasche di cittadini in genere, lavoratori e imprenditori nello specifico. Si deve bypassare la tecnocrazia burocrate e semplificare le procedure; gli strumenti ci sono, basta volerlo.

Ovviamente non finisce qua; nello sfondo rimane la vera partita, che deve giocarsi sul campo della liquidità alle imprese, soprattutto alle imprese facenti parte di intere filiere economiche distrutte – turismo, ristorazione e florovivaismo su tutte - ; ma di questo ci occuperemo prossimamente.

Meditate contribuenti, meditate, ed ovviamente, restiamo tutti a casa.

 

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