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Nel corso della seduta dello scorso 28 novembre, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della giustizia Alfonso Bonafede e con la collaborazione del Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, ha approvato un disegno di legge che apporta alcune modifiche al Codice di procedura penale, introducendo nuove disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.
La misura adottata mira a contrastare più efficacemente la violenza contro le donne, concentrandosi sull'aspetto debole del sistema oggi vigente: non esiste, infatti, un criterio certo sulla base del quale vagliare le innumerevoli denunce presentate e stabilire se le stesse siano urla di allarme , da trattare immediatamente, o sfoghi di isteria che rallentano il sistema della giustizia; tale deficit ha negli anni implicato che molte donne sono state letteralmente massacrate in attesa di un giudizio con inesorabile fallimento dello Stato.
Da queste premesse parte il "Codice Rosso", volto garantire una 'corsia preferenziale' alle donne vittime di violenza, così come, all'interno del Pronto soccorso, ai casi più gravi ed urgenti, viene assegnato il codice rosso al fine di intervenire tempestivamente. Parafrasando le parole del Premier Conte, "il contrasto alla violenza va in codice rosso".
A tal fine, si introduce un sistema di prevenzione all'interno del quale le denunce delle donne – vittime dei reati di maltrattamento, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni, commesse in contesti famigliari o nell'ambito di relazioni di convivenza – possano essere immediatamente prese in considerazione da personale qualificato, così da assicurare la tempestività dell'adozione degli interventi cautelari o di prevenzione (quali i provvedimenti protettivi o di non avvicinamento), preservando la incolumità delle vittime di violenza.
Il disegno di legge, formulato in 5 articoli, focalizza l'attenzione sul problema della lentezza della procedura e interviene in maniera diretta sugli articoli del codice di procedura penale.
In particolare, vi è l'integrazione dell'art. 347 c.p.p. che prevede l'obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare al PM le notizie di reato relative ai delitti di maltrattamento, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate commessi in contesti familiari o nell'ambito di relazioni di convivenza: le denunce presentate da tali reati, senza sottostare ad alcuna discrezionalità, devono– in virtù di una presunzione di urgenza - essere comunicate al PM "senza ritardo".
Inoltre, intervenendo sull'art. 362 c.p.p., si prevede che il PM, entro tre giorni, debba incontrare la denunciante e acquisire sommarie informazioni dalla stessa (salvo che sussistano imprescindibili esigenze di tutela della riservatezza, anche nell'interesse della persona offesa).
Anche le successive fasi devono seguire tempi rapidissimi: intervenendo sull'art. 370 c.p.p., si dispone che il pubblico ministero indichi alla polizia giudiziaria gli atti di indagine da compiersi senza ritardo e, sempre senza ritardo, la PG comunichi al PM i riscontri delle indagini compiute.
Il disegno di legge di iniziativa governativa, oltre ad intervenire sulla procedura, si inserisce all'interno di un più ampio piano di azione di contrasto alla violenza sulle donne.
Per evitare che denunce infondate possano paralizzare il sistema, viene resa obbligatoria la formazione specifica per gli operatori di polizia, dell'arma dei carabinieri e del corpo di polizia penitenziaria affinché acquisiscano le cognizioni necessarie a trattare i casi di violenza domestica e di genere; a tal fine un decreto del Consiglio dei Ministri, adottato di concerto con i Ministri della giustizia, del lavoro, dell'interno e della Pubblica Amministrazione, definirà i contenuti di questi corsi.
Inoltre, di concerto con il Dipartimento delle Pari opportunità, si istituirà una Cabina di Regia interministeriale per dare seguito in maniera organica agli interventi programmati.
Infine, sarà istituito un fondo ad hoc in favore delle vittime di violenza e saranno realizzati Centri antiviolenza territoriali per il pronto intervento. Nei centri antiviolenza sarà fornito il primo supporto legale e psicologico e ci sarà la possibilità di ospitare le donne vittime di violenza nella fase intermedia che va dalla decisione di denunciare alla presa in carico da parte dei centri antiviolenza.
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Il mio nome è Rosalia Ruggieri, sono una persona sensibile e generosa, sempre pronta ad aiutare chi ne ha bisogno: entro subito in empatia con gli altri, per indole sono portata più ad ascoltare che a parlare, riservatezza e discrezione sono aspetti caratteristici del mio carattere. Molto caparbia e determinata, miro alla perfezione in tutto quello che faccio.
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Nel 2010 mi sono laureata in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Bari; nel 2012 ho conseguito sia il Diploma di Specializzazione per le Professioni Legali presso l'Ateneo Barese che il Diploma di Master di II livello in "European Security and geopolitics, judiciary" presso la Lubelska Szkola Wyzsza W Rykach in Polonia.
Esercito la professione forense nel Foro di Bari, occupandomi prevalentemente di diritto civile ( responsabilità contrattuale e extracontrattuale, responsabilità professionale e diritto dei consumatori); fornisco consulenza specialistica anche in materia penale, con applicazione nelle strategie difensive della formula BARD.