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L'ombra della Colpa - Per un avvocato, il cuore è l'ingrediente segreto

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 Ho scritto i motivi del riesame per la Salmaso.

Non ci avevo pensato subito ma tutto è diventato chiaro. Il nipote è stato sentito più di una volta e mai, mai all'interno di un incidente probatorio. Lo hanno interrogato lo psicologo nominato dal Pm, la Polizia Giudiziaria, la maestra, sempre al di fuori dell'unico incombente in cui tutte le audizioni avrebbero dovuto svolgersi. Manco me n'ero accorto. Troppo bello per essere vero. Nei casi di abusi sui minori la prova aurea resta l'incidente probatorio,una specie di processo anticipato, in cui un bimbo viene sentito con tutte le garanzie del caso sia per lui che per l'indagato.Tutti i difensori devono essere presenti ed il contraddittorio è garantito. I risultati della prova vanno poi a finire nel fascicolo del dibattimento,quello che vede il Giudice per intenderci, proprio per dimostrare che si stratta di un'anticipazione del processo vero e proprio. Nel caso della Salmaso hanno fatto il contrario. Il bambino è stato sentito in assenza di garanzie. In questi casi interrogare un fanciullo equivale a inquinarne la memoria, distruggere la versione originale dei suoi ricordi ancora intatti come un disco informatico nuovo di zecca. Una volta inciso in un certo modo, quel disco resterà impressionato per sempre. Al difensore medio non resterà allora che invocare la Carta di Noto, una specie di vademecum stilato da psicologi, magistrati, psichiatri ed avvocati in base al quale le regole per ascoltare un minore abusato sono ben precise e vanno seguite scrupolosamente. La Carta contiene però meri suggerimenti, come dice la Cassazione, ed i giudici sono portati a non tenerne conto in quanto non vincolanti. Con buona pace dei difensori più sensibili in materia. In teoria bisognerebbe sempre videoregistrare gli incontri in cui i bambini vengono ascoltati. Sono scaglie di arcobaleno, i bambini. Materiati di colori diversi, per vederli non c'è bisogno di lenti particolari. Si scorgono ad occhio nudo. Nei motivi ho posto in evidenza tutto quello che manca nella misura cautelare, fondata sul nulla. Me la vado a giocare. Domani c'è l'udienza. La Salmaso ha chiesto di essere presente. Sono veramente curioso di vedere cosa si studierà la Procura. Questa sera vado a letto presto. Voglio un po' di quiete nella mia vita adrenalinica.

Voglio una nuvola di panna sopra il mio letto.

  Ho dormito come un cucciolo di leone. Saporitamente. Mi capita ogni volta che devo affrontare qualcosa di importante. Dormo della grossa, senza affanni o interruzioni notturne. Di filato. Come il Primcipe di Condè prima della battaglia di Rocroi, avrebbe detto Manzoni. Mi vesto per le grandi occasioni. Quando arrivo nei corridoi del Tribunale, la vedo subito, seduta vicino alla macchinetta del caffè. La mattina presenta ancora la freschezza sulle punte. C'è poca gente negli ambulacri della giustizia. Le voci sono basse, non incalzano. Le hanno tolto le manette. Roba da pazzi. Vado vicino a lei e chiedo al caposcorta se possa parlarle. E' uno intelligente, lo conosco. Si mette a distanza di sicurezza e ci lascia da soli. Solus ad solam, avrebbe chiosato D'Annunzio. Ci prendiamo un caffè. Appare tranquilla. Ha un viso meno teso dell'ultima volta in cui l'ho vista in carcere, ai colloqui. Le porgo una copia dei motivi.E' un momento delicato per un difensore. Consegnare al cliente il frutto del proprio impegno. A un giudice di quelli bravi, oltretutto. Sono più teso per il suo giudizio che per quello dei tre signori ai quali spetterà di esprimersi tra circa una ventina di minuti. Non so se i miei motivi siano giuridicamente ineccepibili. So per cero però che in quei fogli scritti fitti come una foresta tropicale ci sono il mio sudore, alcune angosce, due o tre nottate passate a pensare cosa fosse meglio evidenziare e cosa no. Forse c'è anche un pezzo del mio cuore ma non si vede ad occhio nudo. Secondo alcuni giuristi non andrebbe mai stimolato quando si scrive di diritto, per permettere alla mente di non subire interferenze. Resto dell'idea che sia invece l'ingrediente segreto di ogni cosa.

 Lo uso sempre,credo in maniera inconscia, e me ne sbatto dei colleghi che ne fanno a meno. Legge tutto attentamente. Non perde un passaggio. Mi sembra di vedere la sua mente che scannerizza i concetti come un raggio laser. Quando finisce la lettura, e volta l'ultima pagina, sempre in stramaledetto silenzio, forse scorgo una leggerissima increspatura del labbro superiore, un accenno di sorriso. Un'ombra di maledetto trasalimento, avrebbe detto Anthony Hopkins in Vi presento Joe Black. Qualcosa per cui vivere, penso io. Lieve, come nel quadro La donna con l'orecchino di perla. A questo punto, una fitta all'intestino mi ricorda che devo trovare un bagno, e al galoppo. La mia gastrite prima di ogni udienza arriva puntuale come un metronomo. Scappo verso il cesso d'ordinanza in tribunale. Chiedo prima un fazzolettino alla Salmaso che – miracolo – me ne dà un pacchetto. La carta igienica latita sempre in questi luoghi. Appeno esco dalla ritirata,ci chiamano in aula. Comincia la battaglia. Quando sto per entrare, vedo arrivare Agata correndo nel corridoio centrale, quello affogato nella luce mattutina. Sembra una mannequin. Che bello avere una collaboratrice così, deliziosa. Un'immagine pastellata poco prima di mettere le mani nella merce della disperazione. E' il momento peggiore per me. Quello che precede la discesa nell'arena. Theodor Roosevelt disse una volta che il coraggio non sta tanto in quello che si fa durante la lotta, ed in ciò che avremmo potuto fare di meglio quando cominciamo a lottare. Il nostro coraggio consiste nello scendere dentro l'arena. Sta tutto lì, in un atto semplice. Appena cinque minuti a precedere la lotta. Dio, fa che passino subito.

Che si accendano i fuochi.

 

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