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Giornata della Memoria 2020: il sacrificio di una donna per non dimenticare

Giovanna-Cascone-Itaca

Un giorno per ricordare, una vita per non dimenticare. Nell'epoca della "memoria corta" dove tutto passa e il tempo scorre alla velocità della luce, vi sono eventi e fatti storici che non possono essere dimenticati. Anzi, c'è un dovere morale e storico di ricordare le pagine più brutte della storia del nostro Paese. L'olocausto è uno di questi. Un dovere che deve tradursi nella capacità politica di agire per il bene della specie umana nella sua totalità e non nella difesa di una razza a discapito dell'altra. Oggi, purtroppo, assistiamo ad episodi e forme di razzismo che rispecchiamo il declino della moderna società. Tali fatti, raccontati più e più volte dai media, altro non sono che lo specchio di una generazione che non conosce la storia, che ha dimenticato o non ha mai sentito parlare di shoah, olocausto, di campi di concentramento, di leggi razziali, di genocidio; che non sa, o non vuole sapere, quanto sia stata devastante la violenza provocata dall'annullamento della dignità di un popolo e del diritto alla vita stessa. Ed ecco che nel XXI secolo c'è gente che mette in dubbio la veridicità e l'esistenza dei "campi della morte" e lo dichiara pubblicamente; c'è chi imbratta i muri inneggiando a simboli vietati dalla nostra Costituzione, organizza spedizioni punitive nei confronti dello "straniero", calpestando il diritto alla vita. Tutto ciò è inaudito e per questo c'è il dovere morale di ricordare, di studiare, di porre la giusta attenzione alla storia che altro non è che la nostra memoria. Per questo motivo, ritengo utile riportare alcuni passi di una delle storie raccontate nella pubblicazione "Dopo la barbarie, il difficile rientro" a cura di Lucio Pardo e Carolina Delburgo, presentata a Bologna lo scorso lunedì nell'ambito delle celebrazione della Giornata della Memoria 2020. Quest'ultimo può essere considerato il prosieguo del volume "Barbarie sotto le Due Torri" realizzato in occasione della Giornata della Memoria 2019 dall'Assemblea legislativa regionale dell'Emilia-Romagna grazie al lavoro di Lucio Pardo "testimone del tempo - scrive Simonetta Saliera, presidente dell'Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna - e per molti anni alla guida della Comunità ebraica di Bologna. Raccontammo le storie drammatiche di bolognesi ed emiliano - romagnoli perseguitati. Di come molti loro perirono, di come alcuni si salvarono". Nella pubblicazione "Dopo la Barbarie – il difficile rientro" vengono riportate storie e testimonianze di come la barbarie continuò anche dopo la fine della guerra. In queste pagine rivive il dramma di chi, sopravvissuto alla Shoah, ha dovuto lottare per riconquistare i diritti rubati e per ritornare alla normalità. Una normalità diversa, lacerata che porta con sé il ricordo di un'esperienza disumana, di perdite incolmabili, di vite spezzate.

"Jacob Kleiman" di Lucio Pardo.

"A Berlino Jacob conosce Martha Kold, che lavora per la fabbrica tessile Max di Jena. Martha e Jacob si innamorano, si sposano nel 1925 e nel 1926 nasce la loro primogenita Ester. Jacob risiede e lavoro come sarto a Berlino, ormai da 6 anni, si è sposato con una cittadina tedesca ma non ha ancora la cittadinanza tedesca. È rimasto cittadino polacco, e lo rimarrà per tutta la vita. La vita prosegue serena e nel 1931 la famiglia Kleiman è allietata dalla nascita della seconda figlia, Helga. Intanto nuvole nere si addensano sul capo degli ebrei residenti in Germania. Nel 1933, la maggioranza relativa dei tedeschi sceglie alle elezioni, il partito nazista che va al governo. Ogni occasione serve il nuovo governo, per emettere un decreto contro gli ebrei…

...Nel 1935 esce il capolavoro legale del nazismo: le leggi di Norimberga. In sole cinque righe, per dire che gli ebrei non sono cittadini tedeschi, che il matrimonio misto è punito con la morte, che gli ebrei non possono esporre la bandiera tedesca, ma possono esporre quella ebraica. Di fronte all'aggravarsi della persecuzione nazista, i fratelli di Jacob decidono di emigrare in Argentina e cercano di convincerlo a venire con loro. Si associa, in questa esortazione anche la moglie Martha. Ma è molto difficile, per chi immerso nei problemi quotidiani riuscire ad alzare la testa e poter guardare più lontano. Forse pensa di poter liquidare la sua azienda; forse pensa alle due figlie. Come si fa a sradicarle, a mettersi in giro per il mondo senza una prospettiva… Il 9 novembre del 1938 è il giorno più tragico fino a quel momento vissuto dagli ebrei, nella moderna Germania. È la cosiddetta Notte dei cristalli, la prova generale della Shoah, nel territorio del Reich. Ventimila ebrei arrestati, cento assassinati, cento uno sinagoghe incendiate, settantacinque distrutte, settemila negozi demoliti… 

...Nel 1939 le SS irrompono nel laboratorio, arrestano Jacob e lo trascinano nel campo di concentramento di Sachsen Hausen, devastano la sartoria e anche l'appartamento di sopra. Rimane Martha Kleiman, disperata con il marito in pericolo di vita, senza risorse, senza lavoro con due figlie da crescere. Ma la sorella Elza non la lascia sola. Conosce la sua gente, si muove, ottiene il risultato voluto. Riesce, dopo un mese, a far uscire suo cognato… Jacob si presenta a casa sua irriconoscibile. Sua figlia Ester, va ad aprire la porta e torna spaventata indietro dalla mamma: Mamma c'è un bandito in casa, non ha riconosciuto il padre, massacrato e torturato. Senza perdere tempo si contatta un falsario che, dietro lauto compenso, lo provveda di un passaporto falso per stranieri. L'intendimento di Jacob è raggiungere i fratelli in Argentina, ma ora non è più possibile. Jacob va a Budapest, poi da lì, arriva in Italia. A Berlino intanto, Martha, non può restare nell'appartamento devastato e non vuole lasciare le figlie sotto la minaccia delle SS. Della maggiore: Ester, si occupa la sorella Elza; Helga viene mandata dalla sorella Gertrude. Martha va in un piccolo appartamento che le ha trovato la sorella Elza. Ma le SS sono furiose, perchè Jacob è riuscito a salvarsi e forse hanno scoperto che ha due figlie che frequentavano scuole ebraiche. Quindi, secondo le disposizioni razziste, sono da considerarsi ebree anche loro. Devono essere deportate.

Perquisiscono, di nuovo, la vecchia abitazione e non trovano nulla. Individuano la casa della loro madre. Irrompono nel suo appartamento e lo perquisiscono. Interrogano la madre, vogliono l'indirizzo dei loro nascondigli. Non ottengono risposte esaurienti. Le fanno presente che sta violando la legge del Reich e sta tradendo la sua patria. Ora Martha è sola. Suo marito è lontano. Le sue figlie non solo non sono più vicine a lei, ma sono in pericolo di vita. Quegli assassini sono furiosi per aver perso le loro vittime. Sicuramente la prossima volta che vengono, la arrestano e la sottopongono alla tortura. Martha non è proprio sicura di resistere alla raffinata tortura delle SS. Non, è meglio non fare esperimenti sulla vita dei propri cari. Non c'è nessun'altra possibilità. Fuggire non può, è sorvegliata, se li tirerebbe dietro tutti quanti. Rimanere lì neanche, sanno dov'è e ritorneranno. Va in cucina ed apre il rubinetto del gas. Ecco che le SS hanno ottenuto un risultato: in una famiglia mista, sono riusciti a eliminare l'unica persona ariana. È la dimostrazione lampante che la loro guerra non è solo contro una razza, ma è contro l'umanità intera. Secondo la legge del Reich, Martha si è associata ai nemici, secondo la legge di tutte le religioni. Martha ha sacrificato la sua vita per non uccidere. Se muoio io, salvo due vite: le mie due figlie…

Per quanto riguarda Jacob, è sopravvissuto a Bologna, subito dopo la liberazione. Si attiva per contattare la sua famiglia. Apprende della tragica fine di Martha, ma ha la consolazione di sapere che entrambe le figlie sono vive…".

La storia Martha e del marito Jacob è rivissuta tra le mura di palazzo D'Accursio. Il suo sacrificio di donna, di madre e di moglie non può essere dimenticato così come non possono essere scordate le atrocità subite da tanti esseri umani nel corso della seconda guerra mondiale. Così come non possiamo dimenticare le diverse forme di violenze che ancora oggi imperversano in molte parti del mondo. 

 

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