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L'interpretazione della legge e l'analogia

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Ci sono tanti modi per interpretare una norma giuridica, esistono trattati, studi, saggi e dissertazioni, il primo modo è sicuramente chiarire come nel nostro sistema giuridico fondato sulla legge scritta, può avere la sua importanza il cosiddetto "precedente",ossia la sentenza su cui poi si baserà la giurisprudenza successiva.

A proposito di interpretazione, l'illustre costituzionalista Temistocle Martines assimila il testo normativo ad una partitura musicale per dire che "ad un profano a chi non conosce le note, quella partitura non dirà niente, non esprimerà alcun contenuto; chi ha studiato musica , invece, sarà in grado di trarre dalla partitura i suoni di cui le note sono simboli e di intenderne il valore; chi, poi, dovrà eseguire la partitura mediante uno strumento darà vita ai suoni, secondo una sua interpretazione".

Ad una interpretazione "concettuale", fine a se stessa e senza riflessi pratici, si abbina una interpretazione esecutiva ed applicativa (da parte del giudice, dell'avvocato, del funzionario, del tecnico ecc.) dove la conoscenza della norma è finalizzata a risolvere una controversia, o a redigere un atto giudiziale, o a prendere una decisione, o a progettare nel rispetto delle norme.


Il nostro ordinamento, se da un lato affonda le radici nel Diritto Romano dall'altro si rifà al sistema nato in Francia ai primi dell'800, con la codificazione napoleonica, la cui caratterizzazione è appunto quella di far ruotare tutto il sistema intorno alla fonte legislativa .

Un sistema dove ai giudici è assegnato il preciso ruolo di applicare la legge per risolvere le controversie sottoposte al loro giudizio. Nell'ordinamento italiano, non solo viene conferita la massima importanza alle norme poste dal legislatore, vige anche il principio di cui all'articolo 2909 del Codice civile in base al quale le sentenze "fanno stato" solo fra le parti ed i loro eredi ed aventi causa. L'interpretazione viene distinta in dottrinale, giudiziale e autentica.

L'interpretazione dottrinale, costituita dagli apporti di studio dei cultori di materie giuridiche, spesso diventa una palestra di esercitazioni logiche ed è chiaro che non può avere nessun carattere vincolante. L'interpretazione intellettiva e didattica degli studiosi, con la raccolta di materiale utile all'interpretazione delle varie disposizioni, l'illustrazione dei possibili significati, la sottolineatura delle implicazioni e delle conseguenze delle varie soluzioni interpretative, costituisce un sostegno fondamentale nelle scelte di quanti giornalmente concretamente operano nell'ambito del diritto. Tra questi, i principali fruitori sono proprio i giudici per i quali l'interpretazione della legge con accuratezza e scrupolo costituisce una parte fondamentale del lavoro quotidiano; i continui riferimenti alla interpretazione dottrinale contenuti nelle motivazioni delle sentenze stanno a testimoniarlo.

L'interpretazione giudiziale, compiuta dai giudici nell'esercizio della funzione giurisdizionale, come anticipato, deve ritenersi vincolante soltanto per le parti del giudizio.

Ciò vuol dire che non vincola neppure il giudice successivo, se non quando la Corte di Cassazione , accogliendo il ricorso per violazione o falsa applicazione di norme di diritto, enunci il principio al quale il giudice di rinvio dovrà uniformarsi (art. 384 cpc.). Il giudice, nel pronunciare sulle cause sottoposte al suo giudizio, pur dovendosi attenere al principio dettato dall'articolo 113 cod. proc. civ. che lo obbliga a seguire le norme del diritto, salvo che la legge gli attribuisca il potere di decidere secondo equità, gode di due tipi di libertà: da una parte, la libertà nei confronti della legge scritta nell'interpretarla; dall'altra, la libertà nei confronti degli altri giudici per la mancanza di vincolatività del precedente giurisprudenziale.

Tale libertà (quasi incondizionata) porta inevitabilmente a contrasti giurisprudenziali simultanei e nel tempo, derivanti da una serie di (possibili) interpretazioni diverse della stessa norma giuridica.

L'interpretazione autentica è quella che proviene dallo stesso legislatore per chiarire il significato di norme preesistenti. In alcuni casi i testi normativi possono rivelarsi talmente ambigui e mal formulati che lo stesso legislatore per risolvere situazioni di contrasto e di non esatta interpretazione è costretto ad intervenire con un'altra legge per chiarire e precisare il senso della norma dubbia.

E' necessario interpretare se ne è tratta la norma che l'interprete di un testo normativo deve tener conto del significato grammaticale delle parole considerate non isolatamente, ma nella loro connessione sintattica (interpretazione letterale). Oltre a tener conto del significato delle parole, in presenza di problemi interpretativi per insufficienza del dato letterale o equivocità, deve anche considerare l'intenzione del legislatore riferita non soltanto alla volontà di coloro che hanno formulato il testo, quanto alla norma immessa nel sistema di norme che disciplinano la stessa materia(interpretazione logica). 

Più precisamente, quando l'interpretazione letterale dia luogo ad incertezze o dubbi riguardanti la costituzionalità, la ricerca della mens legis (interpretazione logica) devono essere integrati dal fatto che la norma deve essere considerata come inserita nell'ordinamento complessivamente considerato, del quale ovviamente fa parte anche la Costituzione.Infatti, dall'interpretazione della norma dovrà trarsi un significato sempre conforme ai principi costituzionali e quando non sia possibile occorrerebbe denunciarne l'incostituzionalità. Per applicare la legge può essere necessario stabilire il suo scopo, in modo tale che la sua applicazione sia conforme alle finalità per cui essa è stata emanata (interpretazione teleologica).

Può anche accadere, soprattutto nell'interpretazione giudiziale, che il giudice pur ricorrendo ai criteri sopra enunciati, non trovi una norma che disciplini o si adatti perfettamente al caso concreto. Allora il giudice, non potendosi sostituire, almeno nel nostro sistema, al legislatore per creare una norma ad hoc, può applicare la disciplina legislativa prevista per fattispecie simili (interpretazione analogica).

 

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