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Il governo non fa credito, ne sconti

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Con il provvedimento licenziato giovedì scorso dal Consiglio dei ministri, saltano sconto in fattura e cessione dei crediti per i bonus edilizi. In vigore da venerdì scorso dunque, il Decreto Legge approvato dal Governo e pubblicato nell'edizione straordinaria alla Gazzetta Ufficiale del 16 febbraio 2023, n. 40, che interviene a gamba tesa sulla moneta fiscale.

Stop agli acquisti di crediti di imposta da parte di Comuni e Regioni; certezza sugli obblighi degli acquirenti dei crediti di imposta che consentono loro di essere esclusi dai rischi di responsabilità tributaria solidale per concorso colposo nella violazione; prosecuzione della possibilità di beneficiare dei bonus edilizi mediante le opzioni di sconto o cessione sino alla naturale scadenza solo per le spese relative a lavori i cui titoli abilitativi sono stati richiesti entro la data di entrata in vigore del decreto.

Queste, in estrema sintesi, le tre direttrici su cui si è mosso il Governo sul sempre più infuocato tema dei crediti di imposta derivanti da bonus edilizi. E' ormai chiaro che i crediti di imposta, "generati" dalle opzioni di cui all'art. 121 del D.L. n. 34/2020 sulle spese per interventi edilizi agevolati con il superbonus e le altre detrazioni, sono vittime della sottostima che ne aveva consentito l'introduzione nel 2020 e la proroga alla fine del 2021.

Alla data del 31 dicembre 2022, i crediti di imposta generati dalle predette opzioni ammontano già a circa 105 miliardi di euro ed è facile prevedere che, con la presentazione entro il prossimo 16 marzo della coda di comunicazioni di opzione riferibili a spese detraibili sostenute nel 2022, l'effetto cumulato dei crediti di imposta generati tra 2020, 2021 e 2022, conterà circa 120 miliardi di euro.

Troppi; sia per la capacità di assorbimento ordinato da parte del mercato sul lato della domanda di acquisto dei crediti con conseguente fenomeno dei crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese fornitrici che hanno applicato gli sconti in fattura e, dall'altro, di fenomeni speculativi con operatori che, più o meno consapevolmente, acquistano applicando tassi usurai, sia per la capacità di assorbimento finanziario delle casse statali.

L'avvio da parte di Comuni e Regioni di acquisti di crediti è stata dunque stroncata sul nascere senza alcun tipo di disciplina transitoria. Per agevolare la soluzione dei crediti incagliati, è stata scelta la via di dare certezze, in termini di responsabilità, alle banche e agli altri potenziali acquirenti, indicando espressamente quali tipi di controlli escludono qualsivoglia ipotesi colposa in capo all'acquirente cui viene rifilato un credito basato su una detrazione inesistente o non spettante.

Per gestire la transizione, è stata scelta la via di fare doverosamente salva la possibilità di continuare ad avvalersi delle opzioni ex art. 121 del D.L. n. 34/2020, in luogo della detrazione in dichiarazione, con riguardo a tutti gli interventi per i quali, alla data del 16/02/2023 risultavano già presentati i titoli edilizi abilitativi.

Un quadro tutt'altro che entusiasmante, ma tant'è.

Meditate contribuenti, meditate. 

 

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