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Le nuove tecnologie mettono a dura prova la nostra vulnerabilità umana; le connessioni digitali possono offrire l'illusione della compagnia senza gli impegni dell'amicizia; la nostra vita in rete ci permette di nasconderci a vicenda anche mentre siamo allacciati l'uno all'altro; preferiamo comunicare per sms che parlare. La tecnologia ci offre delle alternative alla comunicazione faccia a faccia, ci permette di comunicare facilmente quando vogliamo liberarci a nostro piacimento, abbiamo la possibilità di ridurre il contatto umano.
Quando è la tecnologia a costruire la nostra intimità le relazioni possono ridursi a semplici connessioni e con la connessione costante arrivano nuove ansie da disconnessione; le nuove tecnologie consistono in smartphone, tablet, pad ecc. a cui non si riesce più a rinunciare e il termine "nomofobia", letteralmente "no mobile phobia" è stato coniato proprio per definire la paura di perdere o essere senza il proprio cellulare. Questo tipo di paura genererebbe dei veri e propri stati di ansia e frustrazione al pari di qualsiasi altra fobia e sarebbe collegata alla paura di non sentirsi più in contatto con amici e familiari.
A partire dal 1996, grazie al pionieristico lavoro della statunitense Kimberly Young, è stata ipotizzata e documentata una forma di dipendenza da Internet nota con l'acronimo di IAD, Internet Addiction Disorder. La IAD è una delle ultime forme delle cosiddette "dipendenze senza sostanze".
Questo studio ha riportato risultati interessanti: i soggetti riconosciuti come affetti da internet addiction disorder erano in maggioranza donne, verso la mezza età, utilizzavano il pc per un tempo otto volte superiore agli altri individui e presentavano problemi rilevanti nella loro vita economica, lavorativa e relazionale e di sostegno. Inoltre prediligevano un uso di internet a scopo interazionale e relazionale, come ad esempio le chat.
Per quanto riguarda gli uomini, essi mostravano una preferenza per i giochi aggressivi ed è risultato che utilizzassero internet maggiormente per siti pornografici e chat erotiche. Dal punto di vista clinico, è emerso che la personalità predisposta ad un disturbo da dipendenza da internet sia costituita da tratti ossessivo-compulsivi, instabilità sociale, inibizione relazionale ed una certa inclinazione al ritiro sociale, e dimensioni di sensation seeking.
Ciascuno di noi, da ben prima che arrivasse Internet, faceva parte di una quantità di reti: familiari, scolastiche, associative, lavorative. Ognuna di queste reti ha un proprio "oggetto sociale", segni di (auto)riconoscimento, regole implicite ed esplicite che definiscono le relazioni fra chi ne fa parte.
Coloro che sono cresciuti con Internet assumono superficiali comportamenti di elaborazione delle informazioni e sono capaci di un rapido spostamento dell'attenzione e ridotte capacità di riflessione. Adottano comportamenti multitasking che sono collegati a una maggiore distraibilità e scarse capacità di controllo esecutivo. I nativi digitali presentano anche una maggiore prevalenza di comportamenti di dipendenza legate a Internet che rispecchiano degli alterati meccanismi di ricompensa e autocontrollo.
Certo è che con le nuove tecnologie vi sono indubbi vantaggi ma, come per tutte le cose, per trarne davvero vantaggio ci vuole equilibrio.
A volte l'uso di Internet, in particolar modo dei Social Networking Sites può essere concepito come un modo funzionale che potenzia o sostiene le abilità umane.
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Sono un’appassionata di diritto delle nuove tecnologie e lo faccio da Avvocatessa e giornalista, studiando, applicando e raccontando le regole e le politiche dell’innovazione in ambito nazionale ed europeo.