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Bullismo a scuola: cosa fare?

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 E' accaduto a Roma, ma, è solo uno dei tanti casi quello che è successo a  Francesca, nome di fantasia, vittima di bullismo per mesi da parte di un compagno di classe.

Il ragazzo la umiliava davanti a tutti, la prendeva in giro dentro e fuori la scuola tanto che Francesca che inizialmente aveva tentato di far smettere il compagno, anche provando ad aiutarlo nei compiti e nelle interrogazioni scolastiche, ad un certo punto esasperata chiede alla madre di cambiare scuola.

Anche i tentativi da parte di un'altra compagna di classe di difendere Francesca non erano serviti ed il malessere ed il disagio della vittima aumentavano.

Fortunatamente ad un certo punto Francesca trova il coraggio di confessare tutto alla madre che, oltre ad avvertire il dirigente scolastico, si reca presso il commissariato della polizia di stato presentando istanza di ammonimento e producendo i messaggi denigratori ricevuti dalla figlia.

 A questo punto, ecco che si attiva la procedura prevista per legge ed il personale della divisione anticrimine dopo aver valutato la documentazione prodotta e, considerando esistenti gli elementi per l'adozione di un ammonimento per cyberbullismo, adotta il provvedimento poi sottoposto al vaglio e alla firma del Questore di Roma.

Infatti la legge 71/2017 prevede l'adozione dell'ammonimento da parte del questore prima di arrivare alla querela per prevenire e contrastare il fenomeno del cyberbullismo ed agire contro comportamenti del genere con azioni di tipo educativo, stimolando il minore a riflettere sul suo comportamento e sulle possibili conseguenze. 

Il provvedimento di ammonimento in questione, introdotto dal legislatore come strumento di dissuasione e recupero dei 'bulli', è stato poi notificato al ragazzo.

Che cosa accade dopo?

 Il ragazzo minorenne viene convocato negli uffici di polizia insieme alla madre ed invitato a riflettere sulla gravità della sua condotta, a cancellare riproduzioni e commenti relativi alla minore dal proprio telefonino e da qualsiasi altra memoria, in archivio e dai social network, e a non pubblicare nulla che la riguardi senza il suo espresso consenso.

Il ragazzo ha poi aderito al protocollo Zeus, che gli consentirà di accedere ad un ciclo di colloqui tenuti da alcuni professionisti, nell'ambito del quale potrà riflettere e ricostruire, sul piano emotivo e cognitivo, le vicende che lo hanno condotto a porre in essere i comportamenti prevaricatori e, quindi, a comprenderne il disvalore sociale e la loro lesività.

Questo l'obiettivo del protocollo per tentare il recupero del soggetto, così come spiegato dalla Questura di Roma.

 

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