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Un grande mercato per spartirsi le nomine. Il terremoto Palamara, lui: "Su di me i veleni della procura di Roma"

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Un grande mercato, una organizzazione perfettamente efficiente ed oliata per  decidere sulle nomine dei magistrati delle procure. Giorno per giorno, ora per ora, assume il carattere di un vero e proprio terremoto l'inchiesta, in corso a Perugia, che sta riguardando il ruolo e l'operato di  una delle toghe  più conosciute in italia, Luca Palamara, sostituto procuratore ed ex consigliere del Csm che è stato accusato di corruzione. Le nomine, alcune delle quali sarebbero effettivamente andato in porto, mentre una sarebbe stata bloccata per l'intervento diretto del Presidente della Repubblica che, capo del Consiglio Superiore della magistratura, si sarebbe posto di traverso rispetto a tali in leggi di comportamenti, sarebbero state lautamente remunerate, quantomeno in natura. Ed infatti, secondo le indiscrezioni dei grandi media, tra la merce di scambio figurano anelli da duemila euro, viaggi in luoghi da sogno e tanti altri benefit. 

L'inchiesta, che sta vedendo adesso una serie di perquisizioni, l'ultima delle quali proprio nell'ufficio in procura a Roma di Palamara, più che essere sul punto di concludersi, sembra all'inizio. Rai News Italia ha rivelato alcune ore fa, che nell'ambito dell'indagine sarebbero spuntati  "i nomi illustri di altri indagati che avrebbero favorito Palamara per eludere le indagini a suo carico: tra questi, il pm Stefano Rocco Fava - il magistrato dell'esposto contro il procuratore di Roma Pignatone - e il consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura Luigi Spina" e che al vaglio degli inquirenti ci sarebbero "i file contenuti in uno dei computer dell'ex consigliere del Csm sequestrato a piazzale Clodio". Ma il punto centrale della questione è un altro. Si tratta di capire quali tra gli aspiranti ad incarichi in procura dietro remunerazione abbiano conseguito i loro obiettivi. In tal caso, qualora tali circostanze fossero accertate, dovrebbe concludersi che alcuni importanti ruoli, per mesi operarativi, sarebbero stati occupati illecitamente, con tutte le conseguenze del caso, tra le quali la rimozione dai medesimi incarichi e probabilmente la radiazione dall'ordine giudiziario.

Palamara, che ieri pomeriggio è stato ascoltato per ore in una caserma della Gdf a Roma, ha comunque risolutamente negato ogni addebito. 

"Sulla mia persona si stanno abbattendo i veleni della Procura di Roma, ma ho la tempra forte e non mi faccio intimidire. Sto chiarendo punto per punto tutti i fatti che mi vengono contestati perchè ribadisco che non ho ricevuto pagamenti, né regali, né anelli e non ho fatto favori a nessuno", ha detto al termine dell'interrogatorio durato più di 4 ore. 

"Sto chiarendo punto per punto tutti i fatti che mi vengono contestati", continua il pm. "Ribadisco che non ho ricevuto soldi ne' regali e non ho fatto favori a nessuno". L'ex consigliere del Csm, assistito dagli avvocati Benedetto e Mariano Marzocchi Buratti e Michele Di Lembo, si e' difeso cosi': "Chi conosce le dinamiche consiliari sa benissimo che non ho mai parlato di Giancarlo Longo (ex pm di Siracusa, ndr) ne' tantomeno ho danneggiato qualche altro collega, trattandosi di un organo collegiale che come tale ha bisogno della partecipazione di tutti i suoi membri". Palamara ha spiegato di aver esibito "le ricevute dei pagamenti dei viaggi e altro mi riservo di farlo nel prosieguo dell'interrogatorio".

L'Anm, da parte sua "confida che il percorso decisionale del Csm non sia in alcun modo influenzato da alcun altro fattore, esterno o interno alla magistratura".

 

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