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Scuola e affissione del crocifisso nelle aule. Pronuncia delle Sezioni Unite.

crocifisso

 L'affissione del crocifisso nelle aule scolastiche è da sempre un argomento che suscita accesi dibattiti.

Le Sezioni Unite sono pertanto intervenute pronunciandosi con la sentenza a Sezioni Unite n. 24414/2021 che, al termine di un provvedimento di 65 pagine, enuncia diversi principi di diritto.

Uno di questi sancisce il fondamento per cui la Costituzione è ispirata al principio di laicità dello Stato e delle istituzioni pur salvaguardando in diverse disposizioni, la laicità religiosa.

Pertanto, non è consentito che nelle scuole pubbliche i pubblici poteri decidano di affiggere il simbolo religioso del crocifisso.

L'art. 118 del RD n. 965/1924, che considera il crocifisso come un arredo scolastico, in base ad un'interpretazione costituzionalmente orientata, fa concludere che spetta alla comunità scolastica decidere se esporre o meno il crocifisso, dopo aver valutato se questa decisione rispetta le convinzioni di tutti, nell'ottica di trovare un "accomodamento" tra posizioni e sentimenti diversi e contrastanti.

Meglio lasciare alle scuole la decisione che deve fondarsi su un accordo ragionevole.

Difatti, occorre tener conto anche delle altre confessioni religiose così come di diversi orientamenti laici.

Tale soluzione che mira a contemperare diversi pensieri e sentimenti è stata il frutto di un percorso tortuoso e di diverse controversie, intraprese a vario titolo e finite in tribunale. 

 Tra queste ricordiamo quella che ha poi portato alla decisione della Suprema Corte.

Si è trattato del caso di un docente sospeso dall'insegnamento perché contrario alla presenza del simbolo religioso nell'aula dell'Istituto professionale in cui insegnava e che lo aveva rimosso.

A detta dell'insegnate, la presenza del crocifisso nell'aula di una scuola viola la libertà di insegnamento e di coscienza in relazione al credo religioso. La sospensione dall'insegnamento non è stata giudicata in sede di merito come una condotta discriminatoria del dirigente in quanto nessuna libertà è stata violata.

La Corte di appello che ha giudicato la vicenda nel merito, ha richiamato la sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo e del cittadino del 18 marzo 2011 che ha affermato che il crocifisso è un simbolo passivo e la sua esposizione in un ambiente di lavoro non è in grado di influenzare gli studenti né è capace di condizionare la mente adulta degli insegnanti, ostacolando l'insegnamento.

Il dirigente aveva richiesto ai docenti di "tollerare" la presenza del crocifisso, non di prestarvi ossequio, per cui l'insegnante non può parlare di violazione della sua libertà, tanto più che il simbolo non era stato imposto, ma deciso con una delibera della classe.

Ma l'insegnante rifiuta le conclusioni dei giudici di merito e la Cassazione nella sentenza n. 19618/2020 decide di non prendere posizione e trasmette gli atti dal Presidente per l'assegnazione eventuale alle SU.

 Nella motivazione la Cassazione mette in evidenza diversi punti controversi della questione:

come conciliare la libertà di insegnamento con la coscienza civile e morale degli alunni;

quando le direttive e gli ordini dei dirigenti scolastici possono essere considerati discriminatori anche in via indiretta;

se può essere lasciata alla maggioranza la decisione della presenza di un simbolo religioso all'interno di un'aula;

come risolvere il contrasto tra volontà degli alunni e dell'insegnante e se a tal fine è possibile trovare una soluzione in grado di mediare nel rispetto delle diverse sensibilità.

Nel 2003, invece, il Tribunale dell'Aquila, adottò una posizione ben precisa accogliendo il ricorso della Unione Musulmani d'Italia, condannando il dirigente scolastico a togliere il crocifisso dalle aule della scuola materna ed elementare.

Per il Tribunale difatti, il simbolo della croce in aula confonde l'alunno, perché lo induce a non comprendere in modo corretto la dimensione culturale della fede.

Inoltre, l'apposizione del simbolo in una scuola pubblica pare voglia quasi imporre la religione cattolica come credo unico, senza rispettare altre credenze religiose e sociali.

Pertanto, per il giudice l'affissione del crocifisso viola il principio del pluralismo stabilito dalla Costituzione.

 

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