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Scontro tra presidi e min. pa: "Impronte digitali uno spot", lei: "Non capite nulla"

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È scontro tra dirigenti scolastici e Governo. I primi scrivono una lettera indignata contro una disposizione del decreto Concretezza, quella che prevede la rilevazione delle impronte digitali per i capi d'istituto, il Governo insiste nelle proprie posizioni e, con il ministro della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, accusa i presidi di non avere capito il senso della norma. Una norma creata, dice il ministro, per garantire trasparenza e sicurezza. Riportiamo la lettera dei presidi e la replica del ministro, osservando semplicemente come mai una norma del genere non sia prevista per i parlamentari, alcuni dei quali anche membri del governo, che, oltre a presentare tra i tassi più alti di assenteismo, sono talora pescati anche con le mani immerse nel vasetto della marmellata. Forse, cominciare a rilevare le impronte digitali potrebbe essere un'utile contromisura. Beninteso, senza alcuna distinzione di carattere politico ideologico. 

Ecco il testo delle due lettere. Cominciamo con quella dei presidi:

"Onorevoli Senatori, il decreto-concretezza ha giustamente esentato i docenti dall'obbligo di rilevazione delle impronte digitali certificanti l'avvenuto ingresso a scuola, ma mantiene questa disposizione, a dir poco grottesca, per i dirigenti scolastici. Non potendola, ragionevolmente, ascrivere ad una deprecabile improvvisazione dell'inscalfibile sua proponente – una Ministra della Repubblica stimata, e professionalmente quotata, donna di legge – , trattasi, con tutta evidenza, di uno spot elettorale da monetizzare nelle imminenti consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Uno spot elettorale che asseconda l'immaginario collettivo di satrapi arroganti e incompetenti, nonché adusi a disertare sistematicamente l'ufficio, quindi abbisognevoli di essere costantemente tenuti sotto sorveglianza. E contenente una buona dose di ipocrisia, perché si sa già che il necessario previsto decreto ministeriale per rendere operante quest'autentica aberrazione – rimesso all'esclusivo potere del sinora silente MIUR e in assenza, pare, di meccanismi sostitutivi in caso di sua inerzia – non sarà mai emanato, se non si voglia paralizzare il funzionamento delle istituzioni scolastiche.

Ma, al di là dei suoi effetti pratici, praticamente nulli, i sottoscritti chiedono agli Onorevoli Senatori di non votare un provvedimento che umilia servitori dello Stato, significando nei loro confronti una sfiducia preventiva o, peggio, una conclamata ostilità.

Se l'essere legittimi rappresentanti del popolo sovrano sembra che oggi esoneri dalla fatica di studiare e di documentarsi, basterebbe però una sia pur sommaria occhiata alle fonti normative, legali e contrattuali, per rendersi avvertiti che non prevedono per i dirigenti scolastici obblighi sull'orario di servizio, ma una specifica clausola sull'impegno di lavoro correlato al funzionamento dell'ufficio diretto (meglio, di una complessa pubblica amministrazione cui si è preposti in posizione apicale, legalmente rispondendone in via esclusiva): ciò che difatti legge e contratto considerano ai fini della valutazione del raggiungimento degli obiettivi assegnati, delle capacità organizzative dimostrate, del rispetto delle direttive impartite dai superiori livelli.
Se ciò nonostante doveste indurvi a confermare il testo trasmessovi e questo potesse poi effettivamente applicarsi, si sappia che dovrebbero impiantarsi, solo per il dirigente, costose strumentazioni E Non solo nei quarantamila plessi scolastici, ma anche dove egli si rechi o voglia/debba condursi per il compiuto svolgimento della funzione istituzionale: presso l'USR e/o ambiti territoriali provinciali, presso uffici vari, alle conferenze di servizio, presso aziende, associazioni culturali e territoriali, organizzazioni del volontariato, sindaci, parroci e quant'altro.
Qualora invece si vogliano risparmiare un bel po' di soldini, l'alternativa è quella della sua reclusione negli angusti spazi fisici del proprio ufficio nelle canoniche ore 8.00-14.00, con suo conseguente diritto alla disconnessione nella restante parte della giornata e in quelle festive con conseguente pagamento di tutte le ore di straordinario: giusto come per i suoi dipendenti lavoratori appartenenti al personale ATA. E con la tanto decantata autonomia scolastica, che a questo punto va a ramengo! Oppure no?

Al Presidente del Consiglio e ai due vice Presidenti Di Maio e Salvini, quali responsabili dei due partiti di maggioranza, l'invito a esercitare tutto il loro potere per evitare questa incomprensibile e ingiustificata aggressione vessatoria nei confronti dei dirigenti scolastici pronti a qualsivoglia azione reattiva".

Fin qui la lettera dei presidi  alla quale ha risposto la titolare della pubblica amministrazione: "Le critiche all'introduzione dei controlli biometrici ai dirigenti scolastici non solo si basano su una erronea lettura della norma, ma sono anche fuorvianti", perchè "non tengono conto del fatto che ancora non è stato emanato il decreto sulle modalità attuative".

Ciò a cui puntiamo,  ha sostenuto il ministro per la PA, è "rendere più trasparente la loro presenza in servizio", anche per "ragioni di sicurezza". "I controlli biometrici non sono una misura punitiva; sono stati gli stessi dipendenti pubblici, quelli che svolgono il proprio lavoro con scrupolo e attenzione, a chiedermene l'introduzione".

 

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