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Docenti, denunciate o sarete processati. Monito Cassazione: "Omertà su violenze equivale a commetterle"

Il silenzio non è mai comprensione ma omertà e l´omertà è sempre mafia e può condurre dritti in prigione. La Corte di Cassazione con sentenza 10763 della sesta sezione penale, depositata il 9 marzo, ha stabilito che commette il reato di maltrattamenti in famiglia, nella forma del concorso omissivo, l´insegnante che, pur essendo a conoscenza delle violenze sui minori perpetrate dalle sue colleghe in altra sezione, omette di denunciare i fatti alle autorità, limitandosi esclusivamente a disapprovarle.
 

 
L´ultimo episodio qualche ora fa. A darne conto la Rai: a Pomezia, alle porte di Roma, i carabinieri hanno eseguito un´ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Velletri su richiesta della corrispondente Procura, che ha disposto gli arresti domiciliari per tre maestre di una scuola dell´infanzia comunale di Pomezia, accusate di aver sottoposto alcuni bambini, di età compresa tra i 3 ed i 5 anni, a reiterati atti di violenza fisica, morale e psicologica, umiliandoli, con vessazioni e insulti di vario genere, di fronte all´intera classe.
Un ennesimo episodio di violenza, quindi, che si aggiunge a quelli, sicuramente numerosi, di cui i media hanno dato notizia negli ultimi mesi. Una accelerazione? Non è detto. Probabilmente, ultimamente è cresciuta una maggiore consapevolezza sociale del fenomeno, e a questo è conseguita una più elevata attenzione da parte sia delle autorità che della pubblica opinione e della stessa utenza.
In ogni caso, è finito da tempo il mito della scuola come ambiente pregiudizialmente protetto. Senza far di tutta e senza neppure pensare di indulgere a generalizzazioni errate - perché mai dovrebbe esser dimenticato che la stragrande maggioranza degli operatori e delle operatrici scolastiche, a tutti i livelli, è non solo preparata ma anche moralmente inattaccabile, svolgendo funzioni importanti e sottopagate da parte dello Stato - le scuole non sono esenti - mai lo sono state - da fenomeni di degrado morale ed anche a volte di palese violenza perpetrata ai danni dei più piccoli e dei più deboli.
E gli episodi venuti alla ribalta, compreso quest´ultimo, non ne sono che la prova conclamata.
LA MANO DURA DEI GIUDICI: LA SENTENZA DEL 9 MARZO 2018
Adesso, però, in maniera parallela al dilagare della percezione pubblica del fenomeno e alla riprovazione morale crescente con cui l´opinione pubblica guarda allo stesso, anche la giurisprudenza si è "evoluta" ed attrezzata e l´ultima sentenza della Suprema Corte di cassazione, nella fattispecie della Sesta sezione penale, depositata il 9 marzo del 2018, ne costituisce la dimostrazione.
L´episodio sottoposto all´esame dei supremi giudici di legittimità è stato, in sintesi estrema, il seguente. In un asilo si verificano maltrattamenti ai danni degli alunni da parte di alcune maestre e di un´ausiliaria che sono sottoposte ad un procedimento penale. Insieme ad esse, però, v
sono anche chiamate a rispondere del medesimo reato alcune loro colleghe, che secondo quanto emerso in sede di istruttoria, erano perfettamente a conoscenza dei comportamenti posti in essere dalle colleghe per essere state presenti o perchè comunque, pur essendo assenti, "non potevano non sapere" sulla base della situazione di fatto e di presunzioni di base dei comportamenti delittuosi e contra legem delle colleghe.
I giudici in modo chiarissimo e particolarmente severo, hanno quindi, con la sentenza in commento, ritenuto l´imputata meritevole di una condanna per il reato di maltrattamenti in famiglia, nella forma del concorso omissivo, ritenendo inesistenti i presupposti per una condanna diversa e più mite.
Il caso era balzato agli onori della cronaca di qualche anno fa quando la stampa riportò l´orrore che accadeva in un asilo, entro il quale due maestre ed una ausiliaria si erano rese protagoniste di episodi inenarrabili ai danni dei bambini, sottoposti ad ogni genere di violenze, non solo fisiche ma anche morali, al punto tale da essere costretti a trangugiare il proprio stesso vomito. Azioni, come si capisce, violente e vessatorie che hanno comportato la condanna dell´imputata che, pur perfettamente a conoscenza dei misfatti, li aveva taciuti, in quanto che "dipendente comunale con funzioni di educatrice e referente del comune, aveva omesso di denunciare le educatrici e l´ausiliaria per reiterati episodi di maltrattamenti in danno di bambini dell´asilo, nonostante di tali fatti fosse venuta a conoscenza nell´esercizio delle sue funzioni per avervi assistito personalmente o per esserne stata informata"
Secondo i giudici "i danni riportati dai minori in ragione del comportamento violento si sarebbero evitati completamente ove avesse denunciato il comportamento stesso non appena venutane a conoscenza."
Un deciso monito quindi contro l´omertà. Che è sempre MAFIA.

 

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