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Con ordinanza n.22816/2022 del 20/07/2022 la Corte di Cassazione 5° sez. civile, ha affrontato il tema della prova della notifica della cartella esattoriale al fine di stabilire se nel caso in cui parte contribuente disconosca la conformità di copia fotostatica della relata di notifica o dell'avviso di ricevimento all'originale sia necessaria la produzione dell'originale.
(fonte http://www.italgiure.giustizia.it/sncass/).
Analizziamo i presupposti logico-giuridici che hanno determinato la decisione dei giudici di legittimità.
I fatti di causa
La commissione tributaria regionale, in riforma della decisione di primo grado, ha ritenuto legittima l'iscrizione ipotecaria comunicata alla contribuente su varie cartelle di pagamento ritenendo che l'agente per la riscossione, rimasto contumace in primo grado, avesse fornito in appello la prova della regolare notificazione delle cartelle prodromiche all'iscrizione ipotecaria conformemente a quanto disposto dall'art.58 d.lgs 546/92.
Conseguentemente la contribuente ha proposto ricorso per cassazione lamentando in particolare la violazione e falsa applicazione degli articoli 2719 codice civile e 112 cod.proc.civ. in quanto la commissione tributaria regionale non avrebbe rilevato il disconoscimento della parte contribuente delle copie degli atti del procedimento di notificazione prodotte da controparte le quali non sarebbero conformi all'originale; con la conseguenza che la commissione tributaria regionale avrebbe deciso la causa senza disporre la verificazione previa acquisizione degli originali.
La decisione della Corte di Cassazione
Sul punto i giudici di legittimità hanno ricordato il costante indirizzo giurisprudenziale secondo il quale
Tra l'altro "laddove l'agente della riscossione produca in giudizio copia fotostatica della relata di notifica o dell'avviso di ricevimento (recanti il numero identificativo della cartella) e l'obbligato contesti la conformità delle copie prodotte agli originali, ai sensi dell'art. 2719 c.c., il giudice che escluda l'esistenza di una rituale certificazione di conformità agli originali, non può limitarsi a negare ogni efficacia probatoria alle copie prodotte, ma deve valutare le specifiche difformità contestate alla luce degli elementi istruttori disponibili, compresi quelli di natura presuntiva, attribuendo il giusto rilievo anche all'eventuale attestazione, da parte dell'agente della riscossione, della conformità delle copie prodotte alle riproduzioni informatiche degli originali in suo possesso" (tra le altre, Cass.n. 23426/20).
Nel caso di specie la Suprema Corte ha rilevato che la ricorrente si è limitata ad affermare che nel giudizio di appello è stato proposto 'espresso e specifico' disconoscimento di conformità all'originale, ma non ha indicato né l'esatto momento e l'atto del giudizio di gravame nel quale è stato effettuato il disconoscimento, né quali siano i profili di specifica difformità in ordine ai quali il giudice del merito avrebbe dovuto operare la verificazione.
Da tali omissioni discende, secondo la Corte, l'impossibilità di individuare nella decisione impugnata una vera e propria omissione di pronuncia.
Trattasi, piuttosto, di un rigetto implicito dell'eccezione di disconoscimento perfettamente conforme alla disciplina summenzionata che prevede:
Alla luce di questi motivi la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso.
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Il mio nome è Anna Sblendorio. Sono una persona curiosa e creativa e mi piace il contatto con la gente. Amo dipingere, ascoltare musica, andare a teatro, viaggiare e passare del tempo con la mia famiglia ed i miei amici. Nel 2008 mi sono laureata in giurisprudenza presso l'Università degli studi di Bari "Aldo Moro" e successivamente ho conseguito l'abilitazione per l'esercizio della professione da avvocato. Nel corso degli anni ho collaborato con diversi centri di formazione occupandomi di tutoraggio in materie giuridiche e nel 2022 ho iniziato a collaborare con la testata giuridica online www.retidigiustizia.it.