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Pratica forense: l’obbligatorietà dei corsi di formazione oggetto di interrogazione parlamentare.

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Com'è noto, dal 1 aprile 2022, per l'iscrizione all'albo degli avvocati, è imposto ai praticanti di seguire un corso di formazione obbligatorio con una durata minima di 160 ore da affiancare ai 18 mesi di pratica forense.

L'introduzione di corsi obbligatori ha suscitato subito delle perplessità, non solo perché il percorso di formazione propedeutico all'esame di Stato risulta appesantito, in netto contrasto con quanto si verifica in altri paesi, laddove si procede verso la liberalizzazione e la semplificazione dell'accesso alle libere professioni, ma anche perché tali corsi, la cui organizzazione è stata delegata ai singoli consigli dell'ordine, in alcuni casi, sono a numero chiuso, per cui i praticanti sono spesso costretti a spostarsi in zone geograficamente distanti, con esborsi per nulla irrisori.

Per tali motivi, il 12 luglio scorso, presso la Commissione Giustizia della camera dei deputati, al sottosegretario alla giustizia del Mastro è stata presentata un'interrogazione (a firma dell'On. Enrico Costa, componente della II Commissione Giustizia, ma illustrata dall'On. Antonio D'Alessio) per sapere se è previsto un intervento sulla disciplina dei corsi di formazione con l'abrogazione dell'obbligatorietà, oppure con l'introduzione di un'ipotesi di alternatività tra tali corsi e la pratica forense, con conseguente eliminazione del cumulo.  

Il sottosegretario, dopo aver ricordato come, già con il decreto del 10 maggio 2023, n. 51 - prorogando l'applicazione della speciale disciplina a suo tempo concepita in piena fase pandemica e prevedendo altresì all'articolo quattro quater, in particolare al comma 10, la deroga alle disposizioni inerenti la certificazione di compiuta pratica - il governo abbia dimostrato la sua piena condivisione alle problematiche di carattere tecnico illustrate dal CNF in riferimento, da un lato, al rilascio dei certificati di compiuta pratica, dall'altro, alle modalità delle prove di esame di Stato per l'abilitazione alla professione forense, ha affermato che "allo Stato non vi sono proposte governative", ma ha altresì aggiunto che "alcune delle affermazioni degli onorevoli interroganti convincono, soprattutto in ordine all'accesso, meno burocratizzato possibile al mondo delle professioni e che quindi vi è ampia disponibilità a raccogliere suggerimenti e proposte".

 

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