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XXXV Congresso nazionale forense: vogliamo un’avvocatura al passo coi tempi e più presente nelle istituzioni.

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Istituzione di un tavolo dell'Avvocatura per elaborare una proposta unitaria di riforma della legge professionale da presentare al Parlamento e Governo, aumento degli ambiti di competenze, riduzione dei casi di incompatibilità, tutela dei professionisti in monocommittenza con fermo rifiuto al regime di subordinazione, ripensamento del percorso per l'accesso alla professione e all'esame di abilitazione.  

Questi gli impegni di intervento più rilevanti deliberati al termine della sessione ulteriore del XXXV Congresso nazionale forense sul tema "Un nuovo ordinamento per un'Avvocatura protagonista della tutela dei diritti nel tempo dei cambiamenti globali", che a Roma ha visto la partecipazione di 1500 avvocate e avvocati, tra delegati e congressisti.

​ Spetterà ora dunque al Consiglio Nazionale Forense (l'organismo apicale istituzionale dell'Avvocatura) e all'Organismo Congressuale forense (l'organismo di vertice di rappresentanza politica dell'Avvocatura italiana) costituire un tavolo composto dal CNF, dall'OCF, dalla Cassa Nazionale Forense, dai Presidenti delle Unioni Regionali degli Ordini Forensi e da un rappresentante di ognuna delle associazioni maggiormente rappresentative, ridisegnare la nuova figura di avvocato che rivesta un ruolo centrale nel sistema giustizia, specializzato e con alta formazione, indipendente, autonomo, e in grado di raccogliere e fronteggiare le sfide della modernità, dei cambiamenti sociali, delle innovazioni tecnologiche e dell'intelligenza artificiale.

Ma nel corso della nuova sessione del congresso, oltre che alle riforme ordinamentali, si è guardato anche al ruolo dell'avvocatura fuori dal processo, nelle istituzioni, questa volta attraverso lo sguardo del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che, infatti, arrivato al Congresso riducendo di un giorno il suo viaggio in America in un gesto di attenzione per l'avvocatura, ha affermato: "La presenza degli avvocati al ministero è ridotta, ma questo ha a che fare anche con le retribuzioni: un magistrato mantiene il suo stipendio, ma un avvocato che abbandona la professione per la retribuzione molto esigua di chi non ricopre cariche apicali, non è particolarmente attraente. Stiamo colloquiando con l'avvocatura per risolvere questo problema, perché la presenza dell'avvocatura nell'elaborazione del sistema legislativo è fondamentale".  

 

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