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Piero Calamandrei e le leggi dello Stato tra “astrazione e realtà”

Piero Calamandrei e le leggi dello Stato tra “astrazione e realtà”

 "[...] Quando si parla in senso dispregiativo del «parlamentarismo» come degenerazione del sistema parlamentare, non si vuole intendere, è chiaro, che si possano corrompere in sé le leggi che stabiliscono in astratto il modo con cui i congegni parlamentari dovrebbero funzionare; ma si intende dire che gli uomini incaricati di metterle in pratica, gli elettori e gli eletti, i deputati e i governanti, le possono far servire a finalità in contrasto con quelle per le quali queste leggi sono state in astratto dettate: a finalità di gruppo, in contrasto coll'interesse pubblico (per esempio gli interessi di un gruppo finanziario), o addirittura a finalità private: vi mettono dentro i loro propri moventi psicologici di carattere personale, ed è proprio per questo che a poco a poco tutto il sistema si trova a essere deformato e corrotto…". Da "Appunti sul professionismo parlamentare", in Critica sociale, anno XLVIII, 5 ottobre 1956.

Questa introduzione, forse, ci fa capire meglio la situazione che ogni elettore vive da almeno un quarto di secolo. Soprattutto da "Mani pulite" in poi, ma anche prima, come ci indica Calamandrei.

Senza dimenticare che Piero Calamandrei fu un grande giurista, un godibilissimo scrittore e uomo politico italiano di grande dirittura morale.

Nacque il 21 aprile 1889. Fu membro della Consulta nazionale, poi della Costituente e, dal 1948 al 1953, deputato alla Camera. E su Piero Calamandrei, peraltro "… esiste un'ampia letteratura storico-politica-giuridica-letteraria sia primaria che secondaria". 

Piero Calamandrei, nella sua veste di Costituente è stato un protagonista della "Commissione studi attinenti alla riorganizzazione dello Stato" dal 1945 al 1946. Poi fece parte della Costituente partecipando attivamente nella seconda "Sotto Commissione per l'Ordinamento costituzionale della Repubblica" della Commissione Costituente.

Come dire: un professionista con le "carte in regola" per offrire materiali di riflessioni per chi sia interessato a meglio comprendere i meccanismi che regolano la vita politica del nostro, come di altri Paesi.

Risulta chiaro che i rischi del sistema "deformato e corrotto", a cui accennava Calamandrei, si sono verificati tutti nel tempo e hanno creato le premesse per aver fatto sprofondare il Paese in una situazione, son so fino a quando sostenibile.

Cancellando proprio quei partiti che avevano dato dei contributi alla scrittura della Costituzione Repubblicana.

Nessuno, dei protagonisti di ieri, riesce più a negare le loro malefatte. Gravi e tante!

Soprattutto in un momento in cui davanti a fenomeni di corruzione, costante e pervicace, di uomini politici, amministratori, faccendieri, portaborse…, quotidianamente sbattuti in prima pagina per non aver onorato il mandato parlamentare o amministrativo.

Nessuno più sembra farci caso.

Vien voglia di chiederci: ma quelli di oggi sono tanto più onesti di quelli di ieri. E la domanda, non è retorica né di parte.

L'attuale ministro dell'interno, nonostante esistono sentenze per la restituzione di 49 milioni di euro di somme non dovute dallo Stato Italiano e numerose inchieste documentali, pubblicate dal settimanale "L'Espresso" su giro di soldi provenienti dalla Russia e finiti in associazioni e cooperative aventi come riferimento il partito del ministro dell'interno è silente ad ogni domanda che gli vien posta.

E che dire di quel movimento che si è visto premiato elettoralmente, non perché ha esibito una sua storia personale, un'esperienza identitaria forte, o forti personalità. Ma perché hanno saputo comunicare e gridare ai "quatto venti" la loro promessa di cambiamento all'insegna dell' "Onestà". 

Le vicissitudini dell'attuale governo sono sotto gli occhi di chiunque voglia osservare, non vedere, tutto ciò che è accaduto da un anno a questa parte.

Il "non farci caso" è sinonimo di indifferenza,

Quell'indifferenza che ha, sempre, finito per creare danni irreparabili al nostro Paese.

Dalla Prima Guerra Mondiale ai nostri giorni.

Danni che, negli ultimi venticinque anni, hanno creato le premesse al caos, e non solo politico, ma economico-finanziario.

Da che mondo è mondo, si è sempre cercato una via alternativa ogni qualvolta ci si è resi conto della necessità di operare dei cambiamenti.

Ma quelli veri!

Perfino Lenin, quando mise le mani sulle leve del potere in Russia, si chiese: "Che fare"? E affidò, ad un agevole volumetto, dello stesso titolo, le sue riflessioni.

Negli ultimi tempi, gli ultimi agonizzanti governi, hanno promesso la necessità di "Riforme". Necessità sentita anche dai partner europei. Necessità non valutata in maniera adeguata.

La Costituzione del 1948 è frutto di tanti compromessi legati, soprattutto, al contesto in cui si operava e dove forse politiche contrapposte, non dimentichiamo ai vent'anni di dittatura mussoliniana, ne hanno segnato qualche peccato originale.

E, l'abbiamo accennato prima, ci furono Costituenti che misero in guardia i rischi e i pericoli che il paese avrebbe potuto correre.

Nonostante i compromessi del 1948, il Paese ha conosciuto una ricostruzione di tutto rispetto dalla fine del Secondo conflitto mondiale fino agli Anni Sessanta. Ha superato, tra trame e sospetti, i pericoli del terrorismo con un alto numero di morti e feriti.

Ora c'è da rimboccarsi le maniche, di identificare le problematiche che ci attanagliano e riuscire a trovare quei percorsi virtuosi di cui non abbiamo più memoria.

Domenico Novacco, nel 2011 ha pubblicato da Feltrinelli, un testo molto critico, "L'officina della Costituzione italiana", potrebbe essere una buona base di partenza per menti illuminate.

E competenti. 

 

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