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Cento anni fa…!

rizzo

 Una volta, si era usi fare riferimento ai "testi" prima, durante e dopo, ogni discussione, dibattito, confronto. E quando le divergenze, segni profondi di ogni democrazia, si facevano stridenti sibilava nell'aria la famosa frase: "Andiamo ai testi". 

Il più delle volte, non è che cambiasse molto! Le divergenze, soprattutto quando sono frutto di scelte ideologiche, rimangono tali, ma con la giusta soddisfazione di non aver parlato a vanvera, confortato da quei testi rigorosi che ognuno ha letto, a volte in forma critica, altre volte no.

Certo, altri tempi di cui qualcuno sente quella sana nostalgia (?) che fa fatica a passare davanti alle odierne scempiaggini di cui ognuno è quotidianamente testimone.

Ci sono stati nei decenni passati momenti di celebrativi di grande importanza in occasione di date storiche che, comunque, andavano ricordate e puntualmente si affidavano i preparativi, per rimarcare il senso di un particolare evento. a dei Comitati scientifici. Così, per esempio, quando si organizzarono le Celebrazioni oer il Centenario dell'Unità d'Italia, maggio – ottobre 1961.

E ci sono stati altri momenti nella nostra storia recente e passata.

Oggi, nell'approssimarsi del Centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, abbiamo registrato la proposta della segretaria di "Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni di cambiare la nostra Festa Nazionale del 25 aprile con il 4 novembre con la motivazione che "Il 25 aprile è una data divisiva". E qualcuno, sul web, oramai diventato il pane quotidiano di ogni e qualsiasi intelligenza contemporanea, le ha risposto: "Certo che il 25 aprile è divisivo. Da una parte ci sono gli antifascisti e dall'altra i fascisti".

Ma cosa è stata la Prima guerra mondiale, la cosiddetta "Grande guerra".

Per chi soffrisse di momenti nostalgici, facciamo presente, anche se pensiamo non ce ne sia bisogno, che esiste una bibliografia immensa e rigorosa sull'argomento.

La guerra scoppia con la dichiarazione dell'Austria alla Serbia, il 28 luglio 1914, dopo che un serbo aveva ucciso a Sarajevo, il principe ereditario d'Austria, l'erede legittimo al trono asburgico.

 E' la scintilla che fa scoppiare una delle più feroci carneficine che la storia ricordava fino a quel momento.

Ritengo non sia un parametro di giudizio far la conta dei morti. Ma a futura e perenne memoria ricordarne il numero possa rappresentare un deterrente contro ogni e qualsiasi tentazione bellicistica.

La triplice intesa ebbe 22.089.709 vittime; gli Imperi centrali 15.404.477 per un totale di 37.494.186.

Per non parlare dei 60 milioni della Seconda guerra mondiale. Ma questo è un altro discorso.

Poco alla volta scendono in campo le grandi potenze dell'epoca e per una serie di trattati, alcuni stipulati nel secolo precedente, determinando i due "blocchi": "La triplice intesa" e gli "Imperi centrali".

Nel luglio del 1914 tutte le potenze belligeranti erano convinti di dover affrontare un conflitto "cirscritto e vittorioso.

Gabriel Kolko (Il libro nero della guerra. Politica, conflitti e società dal 1914 al nuovo millennio") ha osservato che: "…le nazioni che si imbarcarono con tanta disinvoltura nella Prima guerra mondiale si dovettero immediatamente confrontare con la gigantesca sproporzione fra i loro piani e le insaziabili esigenze logistiche del conflitto".

L'Italia, che sarebbe dovuta entrare in guerra, unitamente all'Austria e alla Germania per onorare il patto della "Triplice Alleanza" firmato a Parigi il 20 maggio 1882, nel 1915 entra in guerra, dopo vari tentativi di mediazione con la Germania, soprattutto, in soccorso della Francia, dell'Inghilterra e della Russia, firmando in gran segreto il Patto di Londra e dichiarando la guerra il 24 maggio 1915.

 In Italia, tra la neutralità del 1914 e la partecipazione alla guerra del 1915 ci furono parecchie manifestazioni pro e contro la guerra. "Contro" erano soprattutto i cattolici e i socialisti (tra questi bisogna citare il giornalista Benito Mussolini, direttore del quotidiano socialista "L'Avanti" almeno all'inizio, dopo cambierà idea schierandosi con gli interventisti). Mentre i cattolici si affidavano all'enciclica di papa Benedetto XV del novembre 1914 dove parla "di inutile strage e orrenda carneficina che disonora l'uomo". A "Favore" erano i nazionalisti che vedeva nella guerra "l'igiene del mondo" il "caldo bagno di sangue" che avrebbe annientata la parte più debole della popolazione. Ma un ruolo preponderante dell'interventismo lo ebbero i futuristi di Tommaso Marinetti che, nel loro Manifesto del 1909, indicavano: "di glorificare la guerra, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore, le belle idee per cui si muore". Quanta attualità in queste esaltazioni della guerra.

La pace firmata tra il 3 e il 4 novembre 1918 ebbe un significato "punitivo" nei confronti dei Paesi perdenti.

E questo finì per regalare all'Europa le dittature nate tra le due guerre, che disegnarono le strategie per il secondo conflitto mondiale: Il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e il franchismo in Spagna.

Tanto per citarne alcune.

Ma quella spaventosa pagina non è stata depurata a sufficienza da tutte quelle vicende che l'hanno contraddistinta.

Le fucilazioni dei soldati italiani tacciati di codardia dai "Comandi superiori"; l'insufficiente preparazione del nostro esercito; gli errori strategici; le centinaia di migliaia di vittime…!

Due film interessanti che potrebbero farci riflettere sulla demagogia, sul falso patriottismo, sull'utilità della guerra.

Orizzonti di gloria

Con Richard Anderson, Kirk Douglas e George Macready

Anno 1957

Regia Stanley Kubrick

"Uomini contro" 1970

Regista: Francesco Rosi

Due libri:

Erich J. Hobsbawm, "Il secolo breve"Bur, Milano, 2000

Piero Melograni, "Storia politica della Grande Guerra", Oscar Mondadori, Milano., 2014

 

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