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Piano di morte contro pm Di Matteo, Messina Denaro va catturato. Lumia su dichiarazioni pentiti

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"Se Matteo Messina Denaro valuta l´opportunità di dare seguito al piano di morte contro il giudice Nino Di Matteo e contro di me - come confermano le recenti dichiarazioni del pentito Lo Piparo e quelle di qualche anno fa del collaboratore Stefano Lo Verso - lo Stato non deve invece avere dubbi nel fare il massimo per giungere alla sua cattura". Lo scrive su Fb il senatore del Pd Giuseppe Lumia, capogruppo del partito in Commissione Giustizia e componente della Commissione Antimafia, dopo che il sito LiveSicilia.it scrive oggi che secondo un pentito, Salvatore Lo Piparo, nel 2014 Matteo Messina Denaro avrebbe "salvato" la vita al pubblico ministero Nino di Matteo e al senatore Giuseppe Lumia, che ha ricoperto l´incarico, in passato, di presidente della Commissione parlamentare antimafia.
"Non bisogna lasciargli spazio. E´ necessario isolarlo, colpirlo al cuore delle sue protezioni interne alle istituzioni.
Da parte mia - prosegue Lumia, riferendosi al boss latitante - continuerà il bombardamento che da anni porto avanti contro lui e la sua rete di collusioni. Di recente con delle interrogazioni ho ricostruito la sua struttura familiare lanciando anche un appello pubblico alla figlia a schierarsi per la consegna del padre alla giustizia. Così anche ho ricostruito i rapporti con l´economia, la massoneria, la politica, facendo, come sono abituato, i nomi e i cognomi, spiegando le strategie e gli interessi di Cosa nostra". "E´ questa la strada da percorrere senza tentennamenti, costi quel che costi", conclude il senatore.
Secondo le dichiarazioni di un altro pentito, Vito Galatolo, a lui e ad altri boss Messina Denaro aveva dato il via libera per organizzare il piano di morte contro il pm Di Matteo. Per Messina Denaro il magistrato che fa parte del pool del processo sulla Trattativa Stato mafia andava ucciso a Palermo con il tritolo già comprato in Calabria e trasportato nel capoluogo siciliano. Anche il capomafia Stefano Lo Verso, anni fa, ha raccontato ai magistrati che nel 2006 la famiglia di Bagheria voleva uccidere uno dei pubblici ministeri della Dda di Palermo e l´ex presidente della commissione antimafia. Poi, però, il vertice di Cosa nostra non avrebbe autorizzato le nuove stragi.

Fonte: Ansa

 

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