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Siamo tutti Avvocato Antonio Murano. Signor Procuratore, ci indaghi con lui!

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 Quanto accaduto all'Avv. Antonio Murano del foro di Potenza è inaudito. La storia è sulla bocca di tutti e quindi non starò a dilungarmi. L'avvocato – dopo aver inviato un certificato medico e chiesto un rinvio dell'udienza – si è trovato indagato. Evidentemente per un falso. Boh. Il Procuratore di Potenza, Francesco Curcio, ha diramato un comunicato in cui difende quanto eseguito dalla sua Procura facendo riferimento ad un verbale riassuntivo (sintetico ex art. 480 Cpp) del Tribunale in cui sarebbe stato il Collegio ad aver inviato la richiesta di visita fiscale urgente. In realtà – da quanto ho letto – sembrerebbe che il giallo nasca dal contenuto diverso di due verbali. Quello fonoregistrato, e quindi integrale, e quello riassuntivo cui ha fatto riferimento il Procuratore.

 Da quello integrale sembrerebbe che a richiedere la visita fiscale sia stata la Procura e non il Tribunale.
Se fosse così, sarebbe ancora più grave, e maggiormente gravi sarebbero le affermazioni di un Procuratore Capo che cerca di giustificare ciò che giustificabile non è.
Mettiamola così.
La paura è che ognuno di noi – ogniqualvolta non stia bene ed invii un certificato medico – sia sottoponibile ad una trafila kafkiana del genere. Le affermazioni del Procuratore Capo di Potenza non convincono pertanto quando cercano di rassicurare il clima dicendo che l'avvocatura potentina è una delle colonne della vita giudiziaria della città. Noi avvocati non possiamo più tollerare trattamenti di questa natura.
Essi rappresentano prima di tutto la sconfessione del Codice di Procedura Penale del 1989 e il fatto – ormai più che inverato nella realtà – per cui noi – come categoria e come singoli – contiamo meno di niente.
Eppure, nell'impianto di quel codice che avrebbe dovuto cambiare anche l'assetto dei rapporti con la magistratura requirente - a cui siamo equiparati – il difensore dovrebbe avere la stessa dignità di un PM.
Io non so esattamente cosa sia accaduto a Potenza e come al solito non posso dire nulla quando qualcuno indaga:usiamo pure questa formula tralaticia che tutti utilizzano quando non sanno cosa dire o hanno paura di dirlo.

 Ma una cosa la so. Ed è che questa cosa avvenuta a un nostro Collega è traumatica – o dovrebbe esserlo – per un'intera categoria.
É un grido di dolore che tutta l'Italia – quella delle toghe – dovrebbe sentire. Dove sono le Camere Penali Italiane, dove sono ?
É in questi casi che la loro voce dovrebbe farsi sentire. Aspettiamo e stiamo aspettando di sentirla.
Dovrebbe essere proclamato uno sciopero nazionale che duri fino a quando la situazione non venga chiarita e soprattutto fino a quando i requirenti la smettano di sentirsi dio.
Non si può indagare un avvocato che chiede un rinvio dibattimentale a meno che l'avvocato in argomento non sia così folle da cercare di ottenere un differimento mediante l'esibizione di un certificato falso.
A questo Collega hanno addirittura interrogato la madre anziana e il figlio nonché il medico certificante.
Vi immaginate la scena ?
La madre che viene interrogata dai carabinieri sullo stato di salute del figlio avvocato.
Dove siamo finiti qui, dove ?
Attendiamo con ansia di sapere se noi Avvocati abbiamo davvero la spina dorsale diritta oppure se dobbiamo essere trattati come l'ultima ruota motrice di un carro sul quale non salirei manco più se mi pagassero.
Potessi tornare indietro.

 

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