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Ad Hermann Hesse. Viene assegnato il Premio Noel per la letteratura nel 1946.
Essendo nato nel 1877, a Calw nella Regione del Baden-Wurttemberg, in Germania ed essendo deceduto nel 1962 a Montagnola (Canton Ticino / Svizzera) ha attraversato l'inferno di due guerre mondiali, la prima e la seconda, e tutti i malanni che hanno contrassegnato la sua esistenza.
L'epidemia, "La Spagnola" del 1918, che ha causato oltre 90 milioni di morti nel mondo intero.
La "Grande depressione" partita dagli Stati Uniti d'America e riversatasi, come un ciclone in tutte le economie europee. E non solo.
Il crollo di "Wall Street", avvenuto il 24 ottobre del 1929, e meglio conosciuto come il "giovedì nero di Wall Street in cui "… tredici milioni di azioni furono vendute senza limite di prezzo, e seguito da un secondo a breve distanza di tempo il 28 ottobre e un terzo il 29 ottobre, martedì nero, con circa 16 milioni di azioni vendute in un solo giorno, diede origine ad un fenomeno di vendite incontrollate di azioni da parte di investitori privati desiderosi di disfarsene".
Hesse ha assistito alla nascita delle dittature europee nel 1922 in Italia, nel 1933 in Germania, nel 1939 in Spagna, dopo la vittoria delle truppe del generalissimo Franco. Sono solo alcuni dati anagrafici che ne fanno un testimone attento sugli sconvolgimenti sociali, politici, economico-finanziari di un'epoca che raggruppa ottant'anni di storia europea e mondiale.
Un vissuto che giustifica questa sua citazione: "Non basta disprezzare la guerra, la tecnica, la febbre del denaro, il nazionalismo. Bisogna sostituire agli idoli del nostro tempo un credo. È quello che ho sempre fatto: "nel Lupo della steppa" sono Mozart, gli immortali e il teatro magico in Demian e in Siddhartha". Tre sue opere tutte da leggere, che si prestano a delle riflessioni attualissime.
Usciamo da una pandemia che ha causato milioni di morti; che ci ha trasformati profondamente; che ha spaccato i paesi in due: da una parte, la stragrande maggioranza, grazie a Dio, che ha seguito le indicazioni che venivano offerte, e a volte anche imposte, dalle istituzioni; dall'altra i cosiddetti "negazionisti" che rifiutavano ogni forma di prevenzione o qualsiasi tipo di vaccino.
Quando pensavamo di essere usciti indenni dalla Pandemia, ci troviamo immersi in una guerra che, dopo un anno, e forse anche prima, ha causato migliaia di morti, la distruzione di intere città ucraine e scatenato due "tifoserie": i pro Russia e i pro Ucraina.
Lo scrittore Hesse ha cercato di raccontarci i disagi, le paure, i problemi della propria generazione con immensi sacrifici.
"Harry Haller vive in una condizione di impotente infelicità generata dal dissidio interiore tra l'"uomo" (quello che ha in sé di spirituale, di sublimato o per lo meno di culturale) e il "lupo" (il lato istintivo, selvatico e caotico). Chiuso in un isolamento quasi totale, arriva a un passo dal suicidio. Verrà "rieducato" alla vita comune da una donna incolta ma intelligente, che lo aiuterà a trovare la via per meglio comprendere le "non regole" dell'assurdo gioco della vita", come possiamo leggere in un abstrat de "Il lupo della steppa", pubblicato nel 1927, in un'Europa in cui i regimi totalitaridirei si vanno imponendo, Il lupo della steppa è uno dei romanzi più "radicali" e più affascinanti di Hesse.
Ma non è il solo romanzo in cui Hesse analizza la società contemporanea.
In una lettera ad un interlocutore scrive sul personaggio del suo libro, pubblicato nel 1915, Knulp: "Quando uomini come Knulp, intelligenti e dotati di un'anima, non trovano posto nel mondo, la colpa è tanto del mondo quanto dello stesso Knulp, se posso dare un consiglio direi di amare gli uomini, anche i deboli anche i disutili, ma non di giudicarli".
Il mondo occidentale, ma non solo, va alla ricerca di stimoli, di iniziative, per ricominciare impauriti per le incertezze che ci riserva il futuro: a noi ignoto.
Ecco sarebbe sufficiente cominciare a riflettere che solo tutti assieme saremo capaci di cominciare a designare un futuro a misura d'uomo E di donne. Ascoktando, e non necessariamente giudicando.
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Rosario Antonio Rizzo
Dopo il conseguimento del diploma di insegnante di scuola elementare all’Istituto magistrale “Giuseppe Mazzini” di Vittoria, 1962, si reca in Svizzera, dove insegna, dal 1964 al 1975, in una scuola elementare del Canton Ticino.
Dal 1975 al 1999 insegna in una scuola media, sempre nel Canton Ticino e, in corso di insegnamento dal 1975 al 1977 presso l’Università di Pavia, acquisisce un titolo svizzero, “Maestro di scuola maggiore” per l’insegnamento alla scuola media. Vive tra Niscemi e il Canton Ticino. Ha collaborato a: “Libera Stampa”, quotidiano del Partito socialista ticinese; “Verifiche” bimensile ticinese di scuola cultura e società”; “Avvenire dei lavoratori”; “Storia della Svizzera per l’emigrazione”“Edilizia svizzera”. In Italia: “Critica sociale”; “Avanti”; Annali” del Centro Studi Feliciano Rossitto; “Pagine del Sud”; “Colapesce”; “Archivio Nisseno”.