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Diritti dei bambini in Italia, che punto siamo? Incontro tra ONU e Governo.

maria-di-benedetto

  I diritti dei minori sono sacrosanti. O, almeno, così dovrebbe essere.È questo il tema affrontato la scorsa settimana a Ginevra dove si è riunita la sessione del Comitato ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'adolescenza in cui è stato esaminato lo stato di attuazione in Italia della Convenzione del 1989. La sessione precedente risaliva al 2011. Nella prima metà del mese di febbraio sono attese, in base a quanto è emerso, le Raccomandazioni all'Italia da parte del Comitato ONU. All'incontro pubblico è stata presente a titolo di osservatori anche una delegazione del Gruppo CRC, un network composto da 96 soggetti del Terzo Settore che si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia, che aveva nei mesi scorsi inviato al Comitato ONU un documento integrativo rispetto all'analisi fatta dal Governo nel 3° Rapporto Supplementare di giugno 2018. Il Gruppo di Lavoro per la convenzione sui Diritti dell'infanzia e dell'Adolescenza, di cui fa parte anche Anffas, chiamato anche CRC, è un insieme di associazioni che si occupano di far rispettare e difendere i diritti dei bambini e degli adolescenti. «I componenti del Comitato ONU hanno posto molte domande per approfondire tutta una serie di questioni e capire il reale stato di attuazione della CRC in Italia.

  . I temi più approfonditi sono stati la tutela dei minori stranieri non accompagnati e l'effettiva attuazione dell'ottima Legge 47/2017, di cui però mancano i decreti attuativi e l'impatto sull'infanzia delle misure per il contrasto della povertà, dal REI al reddito di cittadinanza. Forte preoccupazione è stata espressa per il permanere di forti disparità fra una regione e l'altra. Molte domande sono state fatte anche sul tema vaccini, mentre un tema nuovo che emerso attraverso una domanda è la tutela e prevenzione di violenza su minori anche da parte del clero», sintetizza Arianna Saulini, portavoce del Gruppo CRC e advocacy manager di Save the Children Italia. Intanto, scendendo la Penisola, vengono espresse forti preoccupazioni da Giovanna Gambino, garante della Sicilia per le persone con disabilità. In merito al diritto allo studio degli studenti disabili c'è ancora molto da fare, e non è solamente una questione di risorse. "La cultura della disabilità passa non solo dalle leggi che in Sicilia non mancano ma anche da coloro che gli sanno dare un applicazione concreta. Spesso tutto si ferma nelle sabbie mobili dei diversi apparati amministrativi dove non c'è un controllo adeguato e nessuna formazione" dice la garante. "La parte davvero significativa su cui occorrerebbe intervenire è quella del monitoraggio e controllo del recepimento delle norme.

  Mancano controlli più serrati e siamo davanti a degli apparati amministrativi che non solo sono pochi rispetto al fabbisogno ma non hanno una formazione adeguata". Una nota dolente è ancora l'incapacità di spendere le somme destinate al mondo della disabilità. Mancano ancora per esempio i Pua (Punto Unico di Accesso, uno sportello dedicato e aperto all'utenza con problematiche complesse) previsti dalle norme e nelle Uvm non c'è personale formato. Sappiamo che c'è un fondo previsto per i Pua e le UVM (Unità valutativa multidisciplinare) ma non abbiamo idea di come si stia procedendo". "Ci sono anche parecchi fondi del 2018 che ancora non sono stati spesi - dice ancora -. In questo modo cresce la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni e si accentua l'aggressività di chi ha dei bisogni primari a cui non si danno risposte adeguate. I progetti individualizzati sono seriamente messi a rischio per esempio in questa finanziaria regionale a causa dei tagli". Un nodo grosso è anche da sempre la garanzia della continuità dei servizi scolastici. "Il quadro ahimè è disastroso"dice la garante, riferendosi anche ai 70 ragazzi disabili di Caltanissetta che sono rimasti a casa per la mancanza dei servizi essenziali (assistente igienico personale, alla comunicazione oltre che il trasporto). Su questi servizi, che sono purtroppo da sempre discontinui in tutta la Sicilia, gli studenti con disabilità e le famiglie non possono subire una erogazione a singhiozzo. Questo dovrebbe essere uno dei temi fondamentali che dovrebbe affrontare il tavolo sociosanitario perché i disservizi non garantiscono il diritto allo studio degli studenti con disabilità.

 

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