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I penalisti di Bari "senza fissa dimora" da 255 giorni! La denuncia del Cons. Avv. Valeria Ariodante.

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​Ho già trattato il caso di Bari in un articolo del 07 luglio 2018 , segnalando che, in seguito ad accertamenti della Procura ed alla relazione dei tecnici dell' Inail (proprietaria del Palazzo di Giustizia di Via Nazariantz), il Comune di Bari decise, in un primo momento, di sospendere l'agibilità e, dopo una settimana, di revocarla per pericolo di crollo, ordinando lo sgombero dell'immobile entro 90 giorni. Tuttavia lo sgombero avvenne subito, perché pare si iniziassero a sentire crepitii e lievi spostamenti dell'edificio. Come tutti ricordiamo, finì che, non reperendo nell' immediato edifici liberi e di quelle dimensioni (scuole, Università o caserme, per esempio), gli Avvocati, i Giudici, i fascicoli, gli imputati, le vittime, finirono nelle tende a celebrare i processi! 

Il Sindaco Decaro incontrò il Ministro Bonafede in occasione della Festa della Repubblica e chiese urgentemente la dichiarazione dello stato di emergenza, ma la richiesta fu respinta. Anche i Giudici , i Pubblici Ministeri, i Cancellieri e gli Avvocati chiesero lo stato di emergenza, ma il Ministro, dopo la visita alle tendopoli "roventi", rispose con il D.L. n. 73 del 22.06.2018 di sospensione delle udienze fino al 30 settembre! Per molti giuristi questo provvedimento fu assurdo e abnorme, gettò sconforto tra le parti processuali "in attesa di giudizio" e lasciò gli Avvocati "senzatetto" e senza lavoro! I penalisti, quindi, alzarono il tiro, si astennero dalle udienze per tre giorni e parteciparono all'assemblea nazionale del 26 giugno organizzata dall'UCPI, per chiedere lo stato di emergenza e un immobile per la ripresa dei processi. Il Ministro non gradì l'astensione e mantenne la posizione: gli Avvocati non devono lavorare per 3 mesi.. tanto per il Ministero gli Avvocati non mangiano.. si sa !

L' Avv. Valeria Ariodante, sempre in prima linea nelle battaglie in difesa dell' Avvocatura e, da pochi giorni, eletta Consigliere dell'Ordine di Bari, denuncia in questa lettera quanto accaduto fino ad oggi, con una straordinaria capacità di trasmettere l'amarezza, ma anche la tenacia, di chi sta lavorando in quelle condizioni. 

"È il 23 maggio, un mercoledì come ne hai già visti tanti a 44 anni. Non sai quello che sta per piombarti addosso, non sai che il "tuo" Tribunale, di lì a poco, non ci sarà più. Mentre ti lavi e ti vesti, ripensi agli adempimenti di cancelleria arretrati, riesamini mentalmente i passaggi della discussione del processo che ti aspetta e pensi che anche oggi farai tardi come al solito, perchè le discussioni, da protocollo, sono in terza fascia, cioè dopo le 13, ma tu devi essere lì alle 9 comunque e poi, diciamocelo, quella è più casa nostra di casa nostra, è più casa nostra del nostro studio, è un pezzo di te, un pezzo di noi, una parte importante della nostre vite.

Mentre cammini verso il Tribunale però una strana sensazione ti assale, un magone ti prende lo stomaco.. e ti convinci che stavolta "Gianni non se la cava", pensi sia quello. Arrivi in Tribunale, chiacchieri con qualche cancelliere, controlli i dispositivi per un collega, ritiri delle copie e vai in udienza. Tutto regolare, ogni parte al suo posto, in ​​un ambiente che sai bene essere malsano, un ambiente lavorativo che più volte hai definito illegale, che più volte hai pensato "se fosse un ufficio privato la Procura lo chiuderebbe"; ed infatti la Procura ci aveva provato ma aveva concesso la facoltà d'uso, perchè come si fa a chiudere un Tribunale, come si fa a negare la giustizia specie in una città con un altissimo tasso di criminalità, impossibile ti dici mentre osservi le crepe nei muri, i sensori di staticità spenti, le fessure oltre gli armadi, le persone che si affannano come possono per rendere un servizio accettabile. Impossibile... ed invece alle 11 in Tribunale una voce circola nei corridoi: gli esiti della perizia sulla staticità dell'immobile sono scioccanti: il Tribunale va chiuso immediatamente. Nessuno ci crede, ci siamo già passati, ce lo diciamo da anni, ma figurati se lo fanno davvero. Tutto procede regolarmente e a nessuno viene in testa che siamo ad un passo dalla fine. Discuti il tuo processo, scambi due battute con i colleghi e vai a casa ma senti che qualcosa sta cambiando. Il giorno dopo torni in quelle aule ma ti accorgi di guardarle già con distacco, è fine maggio ma senti il gelo, le senti più fredde e più lontane. I magistrati iniziano a chiamare i primi processi rinviandoli per i medesimi adempimenti ai mesi successivi ma sempre in quel Tribunale. Tutti chiudono le aule prima della mezza e il Tribunale si svuota come fosse un sabato mattina e tu non ricordi nemmeno se sia accaduto una sola volta che tutti i giudici avessero finito così presto i loro ruoli, da 80 processi penali a testa!!! Numeri da brividi. Stessa cosa accade venerdì 25. Allora è vero! Lo chiuderanno stavolta? Forse qualche giorno soltanto ti dici, non possono davvero chiudere un Tribunale penale su due piedi!!. Sabato mattina prendi il caffè, accendi la tv sul tg locale e apprendi che nel parcheggio del tuo Tribunale la protezione civile sta montando delle tende! Un terremoto si sta abbattendo su di te e sui tuoi amici e avere la soddisfazione di poter dire "l'avevo detto" ti fa arrabbiare ancor di più. Quelle tende sono orribili, sono un pugno allo stomaco. Sono la fine. Sono il simbolo della giustizia –non solo barese- al collasso dopo anni di menefreghismo.

Lunedì 28 maggio tutti noi increduli "torniamo a casa" in quel palazzone grigio con le finestre rosse: non si può entrare, solo il personale è autorizzato. Tutti i processi saranno chiamati nelle tre tende allestite nel week end e rinviati in una sola aula dell'altro palazzo (che più o meno regge pur senza manutenzione da decenni) nell'attesa di capire la gravità della situazione. Non ci credi ancora. Non c'è corrente, non ci sono i fascicoli ma solo dei verbali volanti, le date sono già state fissate, si tratta di salvare il salvabile dal terremoto. Ci guardiamo intorno increduli e smarriti. Tutti ci domandiamo che ne sarà di noi, ma nessuno ancora ha il coraggio di dirlo.

Il 7 giugno arriva il nuovo Ministro della Giustizia che promette una rapida soluzione. Viene accolto tra applausi e lacrime come il "Salvatore" (espressione del nuovo, del diverso dal vecchio) con speranza e fiducia da parte di chi sa che la propria vita dipende da una rapida ed efficace soluzione: serve una nuova sede unica e con urgenza e lui rappresenta la possibilità di una reale inversione di rotta rispetto alle parole del passato. Nel frattempo i processi vengono rinviati e noi siamo lì a subire tutto questo. I tg nazionali per qualche giorno hanno dato spazio alla vicenda, ma dopo la partenza del Ministro la polvere (del parcheggio sterrato dove hanno montato il campeggio) è finita sotto il tappeto di plastica e scivoloso della tendopoli giudiziaria.

Piove, piove nelle tende, si allagano e non si riesce nemmeno ad utilizzarle tutte. Gatti e zanzare trovano ricovero insieme agli avvocati, ai giudici, al personale di cancelleria e tu guardi tutto questo e ti domandi se è vero, ti dai un pizzico sperando di svegliarti da un incubo. Si va avanti così quasi un mese, fino a che qualcuno non decide che "l'immagine della giustizia nelle tende non sia all'altezza della culla del diritto romano" e fa chiudere tutto. Le tende proprio non piacciono al nuovo e rampante governo a 5 stelle, al governo degli spot e dei proclami sui social: ledono l'immagine del Governo. ​​"per risparmiare qualche notifica non può darsi questa immagine della giustizia" chiosa il Ministro. Davvero abbiamo studiato per finire così? Dov'è il terremoto? Perchè siamo terremotati della politica? L'apparenza più della sostanza. Gli avvocati parlano di circa ottantamila notifiche da rifare, i magistrati di oltre sessantamila.. sono state effettuate, al 31 dicembre, ben centodiecimila notifiche e non abbiamo nemmeno veramente ricominciato con i processi.

E come se non bastasse l'umiliazione di servire il diritto in piazza, arriva il decreto legge che sospende i termini processuali solo a Bari, perchè qui siamo speciali, ma non straordinari. Il Ministro infatti pensa di poter risolvere il problema con i mezzi ordinari senza che vi sia necessità di nominare un commissario straordinario (o avocare a sé stesso poteri straordinari) per accelerare il reperimento di immobili da adibire a Tribunale nel più breve tempo possibile. Nel frattempo gli avvocati penalisti non lavorano da un mese, non incassano da un mese, pagano fitti e bollette del mese, pagano la rata della Cassa Forense di giugno e la gente inizia a farsi giustizia da sola: una donna perseguitata dall'ex compagno, in pieno centro alle 20, in una strada affollata, spara dei colpi di pistola.

Si susseguono, tra conferme e smentite, tra contratti e annullamenti, le ricerche ordinarie per il reperimento di un immobile adeguato."

Continua Valeria: "Il 10 luglio dai giornali si apprende che è stato finalmente individuato un immobile ed il Ministro annuncia prematuramente "È stata portata a termine la procedura per l'individuazione dell'immobile che ospiterà il Tribunale e la Procura della Repubblica del capoluogo pugliese" mettendo almeno temporaneamente la parola fine all'emergenza dopo la dichiarazione di inagibilità degli immobili di via Nazariantz" evidenziando che il risultato è stato raggiunto "senza ricorrere ad alcun potere straordinario, né facendo ricorso ad alcun commissario". Tuttavia, gli operatori della giustizia segnalano immediatamente le criticità dell'immobile di via Oberdan-ex Inpdap, sia dal punto di vista ambientale, per la presenza di un'area vicina sotto sequestro "perché non bonificata dalle particelle di amianto esistenti" (ove qualcuno vorrebbe far parcheggiare l'utenza), sia logistico per questioni di viabilità, traffico, parcheggio e per la presenza di un passaggio a livello (sovente chiuso) lungo la via principale di accesso che esporrebbe a rischio costante la penitenziaria nel trasporto dei detenuti.

11 luglio . All'indomani di questa decisione del ministero della Giustizia sui giornali e alla Camera monta la polemica per il passato dell'immobiliarista barese proprietario del palazzo in questione" (Fatto Quotidiano, 14.08.18) e il quotidiano "La Repubblica" titola: "Bari, beffa allo Stato sul tTibunale: venduto per 4 milioni e ripreso in affitto per 7" L'edificio ex Inpdap che ospiterà il nuovo palagiustizia è stato acquistato ad aprile da un privato. Che ora lo rimette a disposizione per un canone di 1,2 milioni all'anno" . E'  bagarre alla Camera del Deputati ed il Ministro annuncia ulteriori verifiche.

Siamo al 14 agosto quando da via Arenula arriva la notizia che "il Ministero della Giustizia ha revocato ​​l'aggiudicazione della ricerca di mercato per l'individuazione di una sede per gli uffici giudiziari penali baresi in favore dell'immobile ex Inpdap in via Oberdan a Bari". Le motivazioni resteranno ignote. Dal 25 maggio non è cambiato nulla a Bari. Sono già passati quasi tre mesi senza celebrare processi.

4 settembre: Repubblica titola: "Palagiustizia inagibile a Bari, aggiudicata la gara per la nuova sede: sarà il palazzo ex Telecom. Lo ha reso noto il Ministero della Giustizia: aggiudicata la gara per la locazione dell'immobile da destinare a sede degli uffici del Tribunale e della Procura della Repubblica di Bari. Nel frattempo è stato avviato il trasloco dal palazzo di via Nazariantz: il Tribunale è stato momentaneamente allocato nell'ex sezione distaccata di Modugno, le sole aule Gip/Gup nell'ex sezione distaccata di Bitonto e la Procura e le cancellerie gip-gup nell'ex immobile di proprietà Inail (lo stesso proprietario di via Nazarianth) di via Brigata Regina. In quest'ultimo palazzo, tuttavia, non c'è spazio per ospitare tutti i magistrati della Procura, che restano momentaneamente in via Nazariantz, anche in virtù della proroga per lo sgombero concessa dal Comune, che ha dato tempo fino al 31 dicembre innescando un'altra polemica col ministero che, invece, spinge per la chiusura immediata senza facoltà di accesso.

Finalmente la "torre telecom piccola", come la chiamano i baresi, già indicata dai penalisti al Ministro quando venne a Bari il 7 giugno. Un palazzone dalla metratura comunque insufficiente e comunque distante dalle altre sedi giudiziarie ma che potrebbe andare come "soluzione ponte", un ponte verso una sede unica che esiste solo nei sogni di tutti noi.

E' il 10 settembre. Ho necessità di avere copia della revoca di una misura cautelare per conto di una persona offesa vittima di stalking alla quale è giunta la raccomandata del difensore dell'imputato di richiesta di revoca dei domiciliari e devo sapere se è stata accolta (alla persona offesa non spetta la notifica del provvedimento, solo l'allerta del difensore!!)- Mi reco in via Brigata Bari presso la cancelleria del Gip che "avrebbe" emesso il provvedimento e mi mandano alla cancelleria del PM poiché hanno già ritramesso il fascicolo. Mi tocca andare in via Nazarianth. All'ingresso spiego che devo necessariamente accedere alla cancelleria del PM, ma mi dicono che da giorni non arriva nulla quindi di tornare in via Brigata. Ripercorro la strada, ritorno dal Gip e mi mostra, sul pc, l'ubicazione del fascicolo in Procura. Di nuovo, vado in via Nazarianth e stavolta convinco il carabiniere a farmi entrare. Le emozioni contrastanti mi scuotono: quasi piango mentre cammino nei corridoi vuoti, mentre ad ogni passo sento scricchiolii che magari non ci sono e non sento nessuno che parla, non incontro nessuno. Non saremo più di 20 lì dentro. Non riconosco i corridoi, hanno spostato tutto al piano terra, nelle aule non c'è più nulla, solo stanzoni con roba accatastata da portare chissà dove e da riaprire chissà quando. Comunque il PM, in sede, acconsente e mi danno la copia del provvedimento. Esco e so che è l'ultima volta che entro in quel palazzo. Stavolta è davvero l'ultima.

Il mio ping pong (fatto a piedi) è finito. Mentre torno a casa penso "fra un mese dovrei sbattermi tra via Brigata e via Dioguardi nella torre telecom, o chissà dove per un paio di fogli": auto, traffico, parcheggi in due punti distanti della città.

Oggi, 2 febbraio, la situazione è questa: le udienze si tengono in 8 sedi differenti. Gli uffici sono in trasloco perenne e non si riesce a capire dove sono allocate le varie cancellerie.

Gli avvocati, ridotti a rappresentanti del diritto, sempre in macchina col campionario, stentano a riprendere una professione che è sempre meno delizia e sempre più croce. Ci si divide in tante sedi lontane tra loro, ci si aiuta come si può, ci si sostituisce l'uno con l'altro, si "tengono i processi per i colleghi impegnati nelle altre sedi giudiziarie", ma non sempre gli avvocati vengono (ri)aspettati. Guardi la tua agenda e devi fare mente locale a dove si terrà l'udienza, e dove si trova la cancelleria e dove si troverà il giorno dopo. Devi ricordarti se quell'udienza è stata fissata per quella data prima o dopo le tende e quindi se si terrà in Piazza de Nicola (dove prenderai un rinvio per Modugno), a Modugno oppure se dovrai attendere una nuova notifica.

Pare che andremo incontro ad un altro periodo di "ferie forzate" dal 13 luglio al 30 settembre per consentire il definitivo trasloco di alcune delle sedi dislocate al palazzo "telecom" per poi riprendere le attività dal 1 ottobre, salvo notifiche da mandare a buon fine.

Bari: 255 giorni senza Tribunale.

Che si sappia! Questa non è la soluzione. Questa non è una sede adeguata. Questo non è un luogo dignitoso dove esercitare l'azione penale, dove dare la risposta dello Stato al crimine, dove concedere giustizia ai cittadini.

All'inaugurazione dell'anno giudiziario a Bari si è detto che i reati sono in calo! Ebbene, dove non c'è un Tribunale non può esservi giustizia, non vi sono le denunce, la criminalità comanda e gli studi legali chiudono."

 

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