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L'Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo (Di.Te), ha rivelato un quadro molto preoccupante circa l'uso dei cellulari da parte dei figli e dei genitori.
D'altra parte non è difficile comprenderlo ma, esaminare i dati emerso emerge la fotografia di una realtà sempre più disattenta di fronte a questo fenomeno.
Il fatto che la tecnologia stia giocando un ruolo sempre più significativo nella crescita dei nostri bambini è evidente, in particolare lo smartphone, sta diventando un elemento invasivo nelle relazioni tra genitori e figli, persino fin dalla prima infanzia.
Nella fascia di età tra 0 e 4 anni, è stato scoperto che oltre la metà dei genitori utilizza lo smartphone durante momenti come le poppate o lo svezzamento ove l'attenzione del genitore dovrebbe essere rivolta alla relazione con il proprio figlio e il 64% intrattiene i propri figli con dispositivi digitali durante il giorno al posto dei vecchi cari giocattoli.
Si calcola che circa il 36% non racconta più le favole della buonanotte sostituite da varie applicazioni ed il 22% ha smesso di cantare ninne nanne, affidando questo compito agli assistenti vocali.
Il presidente dell'associazione Di.Te., Giuseppe Lavenia , docente universitario, ha sottolineato che la sostituzione di momenti preziosi con dispositivi elettronici rappresenta una perdita inestimabile nelle relazioni genitori -figli.
Momenti come la lettura delle favole e il canto delle ninne nanne nel rapporto madre-figlio sono preziosi ed unici ed hanno un grande valore nello sviluppo psico-emotivo dei bambini.
Inoltre, il 41% dei genitori ha ammesso di utilizzare lo smartphone per calmare i propri figli quando piangono o sono arrabbiati, una pratica che non insegna ai bambini a gestire la frustrazione, un aspetto cruciale della loro crescita emotiva.
Tra i bambini di età compresa tra 4 e 9 anni, l'uso di dispositivi digitali per l'intrattenimento è molto diffuso e il 91% dei genitori li utilizzano durante il giorno, il 46% durante i pasti e il 39% prima del sonno.
Inoltre, il 97% dei ragazzi tra 9 e 14 anni ammette di utilizzare dispositivi digitali durante il giorno, oltre il 70% che lo fa prima di addormentarsi e il 57% dichiara di preferire rimanere online piuttosto che trascorrere del tempo all'aria aperta.
L'esposizione precoce ai dispositivi digitali, come può intuirsi, ha conseguenze anche sul piano fisico e psicologico, comportando spesso anche problemi di postura, disturbi visivi e del sonno e l'influenza negativa della luce blu sui ritmi circadiani.
La problematica relativa l'uso del cellulare è talmente rilevante che è ormai argomento ricorrente all'avvio di ogni anno scolastico.
Recentemente il Ministero è intervenuto con alcuni chiarimenti sulla materia e anche il Garante per la protezione dei dati personali ha aggiornato il vademecum indirizzato alle scuole.
Varie le note che si sono succedute nel tempo e che riguardano l'utilizzo del cellulare e analoghi dispositivi in classe, prevedendo l'irrogazione di sanzioni ed il dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti.
Il divieto di uso del cellulare durante le ore di lezione risponde difatti ad una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti, di cui al D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249 "l'uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un'infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell'istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi".
Con una nota del 19 settembre 2023 il Ministero ha fornito chiarimenti, nella parte in cui, richiamando il divieto generale, limitava l'impiego dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici "quali strumenti compensativi di cui alla normativa vigente, nonché, in conformità al Regolamento d'istituto, con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative".
Tra le summenzionate "finalità inclusive" che consentono, eccezionalmente, l'uso dei telefoni cellulari in classe, le scuole devono tener conto degli eventuali contesti di apprendimento in presenza di condizioni di salute degli alunni, debitamente documentate, che richiedano l'uso indispensabile di smartphone collegati a dispositivi salvavita, o utili a segnalazioni mediche da remoto.
A titolo esemplificativo, viene proposto il caso degli alunni affetti da diabete, i quali, tenuti a monitorare costantemente la glicemia nel sangue, possono avvalersi di un'apposita applicazione installata sul cellulare, che, attraverso specifici sensori applicati come cerotti sulla pelle, rilevano i livelli glicemici, inviando, contemporaneamente, i relativi dati al medico curante ed al genitore.
Tale tecnologia non può prescindere dall'uso di uno smartphone, che supportando il software specifico, diventa, in questo caso, un effettivo dispositivo medico.
Tra le "finalità inclusive" sono senz'altro comprese quelle medico-sanitarie, che, mirando a rimuovere ostacoli all'apprendimento, favoriscono le condizioni ottimali perché tutti gli alunni possano esprimere al meglio il proprio potenziale.
Nella nuova nota il MIM evidenzia che tali indicazioni devono necessariamente essere declinate da ogni istituzione scolastica nel proprio Regolamento d'istituto, tenendo conto delle peculiarità del proprio contesto e delle relative scelte metodologiche adottate.
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Mi chiamo Elsa Sapienza, ho studiato legge e sono diventata avvocato nel 2008.
Da sempre appassionata del diritto di famiglia, ho compreso negli anni che non mi bastava occuparmi di studiare, interpretare ed applicare norme giuridiche, ma, nutrivo un sincero interesse verso la cura delle relazioni tra le persone. Così mi sono avvicinata sempre di più al mondo delle mediazione ed ho approfondito sempre di più le mie conoscenze in tale settore, divenendo prima mediatore familiare, poi mediatore civile e commerciale, penale e scolastico.
Ho fondato l’Associazione Logos Famiglia e Minori, oggi EOS, acronimo di educazione – orientamento – sostegno, affascinata dalla prospettiva di lavorare in sinergia con altri professionisti, offrendo un servizio a 360° alle persone bisognose di un valido supporto ed offrendo loro uno spazio – luogo dove sentirsi accolte e ascoltate attraverso un approccio multidisciplinare.
Sono avvocato specialista in diritto delle persone, delle relazioni familiari e dei minorenni, tutore e curatore speciale dei minori.
Ho frequentato il Master in Situazioni di Affido e Adozione, settore di cui mi occupo da molti anni anche grazie alle esperienze maturate all’interno del mondo dell’associazionismo. Amo fare passeggiate nei boschi soprattutto d’estate, il mare della mia splendida città e viaggiare!