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Ritorna nelle aule giudiziarie l'annoso problema del risarcimento del danno patrimoniale in connessione alla perdita della capacità lavorativa. Sul punto soccorre una recentissima pronuncia della Suprema Corte (Cass. Civ. n. 16913/19) la quale sancisce che il danno va determinato in relazione alla gradualità del reddito del danneggiato. Precisamente un avvocato, a seguito di un incidente stradale, aveva chiesto una consulenza tecnica preventiva non ritenendo congrua la cifra liquidatagli dall'assicurazione del danneggiante; il giudice condannava solidalmente sia il conducente danneggiante che la relativa compagnia di assicurazione al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale, scorporando dall'ammontare quanto già fosse stato corrisposto precedentemente
Il danneggiato però proponeva appello ma vedeva le sue pretese accolte parzialmente attraverso una condanna all'integrazione del danno esigua a carico delle controparti. Veniva dunque proposto ricorso per Cassazione dal soggetto leso il quale rivendicava un diritto al risarcimento parametrato al suo reddito di avvocato che andava annualmente incrementato del 5% in base alle allegazioni da questi effettuate.
La Corte di Cassazione rileva dunque che v'è una sostanziale violazione dell'art. 1223 c.c. qualora il risarcimento venga modulato in base ai parametri di cui R.D. 1403/22: la diminuzione dei saggi di interesse così come l'innalzamento della aspettativa di vita rendono i parametri suddetti non più suscettibili di determinare un equo risarcimento. Il ricorso dunque viene accolto e quale parametro di riferimento si fa rinvio alla media delle retribuzioni percepite nell'arco dell'attività professionale. Tale media viene calcolata con riferimento alle "coordinate" dettate in sede normativa ovvero ad un apprezzamento equitativo. La media così ottenuta va poi moltiplicata con coefficienti di capitalizzazione ritenuti "affidabili" come ad esempio quelli presi a riferimento nella capitalizzazione delle rendite previdenziali dalla relativa normativa
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Mi chiamo Alessandra Garozzo. Sono un avvocato civilista. Mi ritengo una persona dinamica, diretta e combattiva, amo la lettura dei libri di ogni genere ed ascoltare musica d'autore. Un'altra mia passione sono gli animali ed in particolar modo i cani, infatti ne ho due che accudisco con grande amore.
Da qualche anno mi occupo anche di politica con forte senso di appartenenza al "gruppo" e responsabilità, con la profonda convinzione che noi stessi siamo gli artefici del nostro futuro amministrativo e politico e per questo abbiamo il diritto-dovere di mettere al servizio della nostra comunità le nostre capacità ed attitudini proprio per il bene collettivo. La mia più grande passione è sempre stata lo studio del diritto, infatti ho frequentato la facoltà di Giurisprudenza a Catania, facendo un percorso che mi ha entusiasmata dal primo all'ultimo giorno. Mi occupo, in particolare, di diritto del lavoro nella prospettiva della difesa della parte contrattualmente più debole e di relazioni sindacali. Un'altra branca del diritto che curo con grande interesse è il diritto di famiglia con una particolare attenzione alla tutela dei minori.