Se questo sito ti piace, puoi dircelo così
Alla fine la colpa è della vittima! Ma partiamo dall'inizio.
La crisi dei redditi dell'Avvocatura non è solo la conseguenza di una crisi economica generale che colpisce i nostri assistiti, ma è anche una responsabilità delle nostre Istituzioni Forensi, incapaci di contrastare norme e prassi dirette, da una parte, ad aumentare i costi fissi della nostra professione (contributi Cassa Forense, RC professionale, polizze infortuni, crediti formativi) e, dall'altra, a ridurre la nostra capacità reddituale. Sotto quest'ultimo profilo mi riferisco non solo ai ritardi dei pagamenti da parte dello Stato, dei Comuni, dei Ministeri, per la cui gravità si potrebbe ipotizzare anche il reato ex art. 328 c.p. (ed i CCOOAA ne avrebbero la legittimazione attiva), ma soprattutto all'onta subita col DM 55/14 (e ss.mm. DM 37/18).
Con tali Decreti Ministeriali abbiamo consegnato ai Giudici il potere di determinare il valore della nostra attività professionale e continuiamo ad accettare criteri di calcolo del compenso che non considerano le previsioni di maggior favore ex artt. 4 e 12 del DM. Infatti, le liquidazioni non rispettano i valori medi (spesso sono inferiori ai minimi) e non riconoscono gli aumenti previsti in base all' urgenza, al pregio, alla gravità, al contrasto giurisprudenziale, al numero di udienze, alla modalità telematica, al valore della domanda, alla specialità della materia, al numero delle parti, alla complessità dell´istruttoria (aumenti anche fino al 100%).
Certamente dovremmo depositare sempre la nota spese completa di tutti gli aumenti previsti dagli artt. 4 e 12 del DM ed in caso di diversa liquidazione da parte del Giudice dovremmo segnalarlo immediatamente ai CCOOAA, per promuovere la stipula di un PROTOCOLLO UNICO, che intervenga sui trattamenti discrezionali e discriminatori e che riduca i giudizi di impugnazione delle liquidazioni.
E' di questi giorni la pubblicazione di un compenso di euro 32,50 liquidato dal GDP di Perugia, ma le segnalazioni dei Colleghi sono numerose:
Un'altra offesa all'onore e al decoro dell' Avvocatura la riceviamo dai bandi pubblici, l'ultimo è quello della Agenzia delle Entrate-Riscossione, in cui il compenso previsto per i legali va dai 150 euro, fino ad un massimo di 4.200 per liti in Cassazione del valore di 1,5 milioni.
L'orientamento del Consiglio di Stato, chiamato ad esprimersi su un altro bando del Comune di Catanzaro, in cui il compenso per il professionista era di 1 EURO, è quello di ritenere legittimo che un professionista lavori gratis per la PA, con la seguente motivazione:
".. L' effetto, indiretto, di potenziale promozione esterna dell'appaltatore, come conseguenza della comunicazione al pubblico dell'esecuzione della prestazione professionale, appare costituire, nella struttura e nella funzione concreta del contratto pubblico, di cui qui si verte, una controprestazione contrattuale... L'utilità economica si sposta su leciti elementi immateriali, inerenti il fatto stesso del divenire ed apparire esecutore.." (CDS Sez. V n. 4614 del 03.10.2017).
Insomma per il Consiglio di Stato [retaggio dell'antico Consiglio Sovrano istituito per tutelare i Re, ndr], chi lavora gratis per la PA ne deve andare fiero, perché la sua immagine sarà glorificata!
Sorte peggiore è capitata ad un Collega il quale, per avere accettato il compenso di 17 euro a pratica, stabilito "unilateralmente" dal Comune, è stato addirittura sanzionato dal CNF: "L'adesione dell'avvocato ad una Convenzione che preveda compensi irrisori costituisce illecito disciplinare, in quanto lesivo del decoro e della dignità della categoria cui appartiene" (CNF del 28 dicembre 2017, n. 246).
Quindi, per il CNF i responsabili di questa vergogna siamo noi "lavoratori" che la subiamo e non già chi beneficia di questi abusi!
Caro CNF, il decoro della nostra professione è stato leso ed offeso non da noi Avvocati che lavoriamo dignitosamente anche in condizioni indecenti, ma dal DM 55/14, dai compensi irrisori liquidati dai Giudici, dai compensi di 1 euro stabiliti nei bandi pubblici, dalle sentenze del CDS che ritengono legittimo lavorare gratis per la PA ed, infine, dalle Istituzioni Forensi, che dinanzi a queste offese alla dignità della nostra funzione sono rimaste silenti.
Ed ora vorreste sanzionare gli Avvocati costretti ad accettare questa situazione causata da Voi? E che farete col bando dell' ADER ? Sanzionerete anche tutti i Colleghi aggiudicatari?
Trovo davvero perverso, vigliacco ed infedele punire i Colleghi costretti ad accettare condizioni economiche stabilite "unilateralmente" dal contraente forte e favorite dal ricatto economico (ma anche professionale, visti i requisiti di permanenza), invece di intervenire politicamente per impedire questo scempio.
E non escludo neppure una responsabilità di Cassa Forense, che avrebbe tutto l'interesse ed il dovere di intervenire per aumentare i versamenti del 4% per CPA.
Concludo con una nota di speranza, rappresentata, anche in questa circostanza, dalla Cassazione, intervenuta al posto delle nostre Istituzioni per tutelare il diritto degli Avvocati ad un compenso decoroso e rispettoso della funzione difensiva svolta :
Cass. n. 13786/17, 21487/18, 1357/2018, 16342/18, 32575/18, 1522/19.
Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.