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"Cercasi avvocatessa, inviare foto e profilo Instagram". Roma, è bufera su "Studio dei Vip"

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 "Cercasi avvocatessa per collaborazione interna. Inviare curriculum con foto e profilo Instagram". Un annuncio che ha dell'incredibile, formulato da uno tra gli studi legali più noti della Capitale, ubicato in piazza Mazzini. Un annuncio che ha mandato su tutte le furie parecchi consiglieri dell'Ordine capitolino, ma che sta anche suscitando un coro di critiche indignate nell'Avvocatura italiana. Va bene il curriculum, ma sulla base di quale necessità si richiede anche il profilo Instagram della candidata. Quello dove come di prassi son pubblicate foto  del tempo libero, di feste incluse, di altre cose personalissime, private?

A dar fuoco alle polveri una Collega, l'Avvocata Martina Colomasi, che ha pubblicato lo screenshot dell'annuncio nella propria bacheca Facebook. Richiesto anche l'intervento del Comitato per le pari opportunità dell'Ordine degli avvocati di Roma. Si sono interessati alla vicenda anche i grandi quotidiani, ed uno di essi, La Repubblica, ha contattato il titolare dello studio, l'Avv. Felice D'Alfonso Del Sordo, noto come "avvocato dei vip", che è anche legale della Fondazione Alberto Sordi, il quale ha fornito la propria versione: "Solo dopo almeno sei mesi, o anche più, si capisce bene la persona con cui hai deciso di collaborare: vengono fuori dopo tale periodo degli atteggiamenti che incrementano la sintonia o la comprimono". I social, ha aggiunto l'avvocato, "mi hanno già aiutato a risparmiare tempo. È inevitabile che il privato si sovrapponga quasi sempre con il professionale, soprattutto quando si passano otto ore dentro lo stesso studio e sotto lo stesso tetto. Quindi tanto vale vedere subito quanto la persona abbia già reso pubblico". E ancora: "In America si fa già così da tempo".

Gli è stato quindi chiesto come mai l'annuncio fosse diretto solo alle donne: "Ho ricevuto lettere di insulti per l'annuncio non ambosessi, ma io vedo le donne più grintose, ultimamente, tant'è vero che sono loro state loro a sollevare il polverone, e non i maschietti, esclusi. Ci saranno anche rimaste male, ma sono io che devo scegliere loro, non devo fondare un partito politico, né sono un uomo pubblico, quindi non ho bisogno di consenso. È importante che ci sia stata l'approvazione del mio testo per l'annuncio di collaborazione da parte del consiglio dell'Ordine, e questo mi basta". 

Chi ha ragione? Sarà probabilmente l'Ordine di Roma a dire l'ultima parola.

 

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