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Violentata due volte, dall´orco e poi dallo Stato. Abuso su ragazzina, Cassazione: "In nome del popolo italiano il reato è prescritto"

Anche lo stupro cade in prescrizione, pure se la sopravvissuta alla violenza ai tempi era minorenne.
Nel 2001 una ragazza di sedici anni inizia un percorso di comunità perché il padre ha abusato di lei. Ma anche quell´ambiente si rivela un inferno, perchè un´operatrice abusa di lei e la costringe a pratiche sessuali estreme. Nel 2002 la ragazzina denuncia gli aguzzini, ma nemmeno questo pone fine all´incubo, perchè il processo si trascina per anni. Perché nel 2003 il giudice rinvia a processo gli imputati, ma il primo grado termina solo nel 2007 e nonostante il rito abbreviato. Arriva in corte d´Appello nel 2013, ma solo nel 2016 si è concluso il giudizio di secondo grado.
LO STALLO DI TRE ANNI
C´è quindi un blocco, uno stallo di tre anni in cui il processo per un reato così grave è rimasto fermo. E che giovedì sera è stato dichiarato prescritto dalla Cassazione. Quali sono le motivazioni di questo vuoto? «Al momento non lo sappiamo» dichiara Arturo Soprano, attuale presidente della Corte d´Appello.
«Sapevo - spiega Soprano - che in precedenza erano state dedicate attenzioni particolari alle pendenze delle sezioni civili. Al mio arrivo, preso atto della situazione di quelle penali, ho cambiato la musica». A quanto pare i fascicoli pendenti nel penale erano molti, perché nei primi mesi di quest´anno è stata istituita una speciale commissione composta da una trentina di persone che si occupa proprio di smaltire i fascicoli arretrati, al ritmo di 50-100 al giorno. Il fascicolo in questione deve essere sfuggito ai controlli. Ieri Scotto ha iniziato ad acquisire informazioni e svolgere tutti i necessari accertamenti. «Se dovessero ravvisarsi delle responsabilità - aggiunge il presidente della Corte - prenderemo dei provvedimenti».
PRESCRIZIONE SFIORATA
Non è il primo caso a Torino: a marzo la prescrizione era stata sfiorata di un soffio, con l´orco condannato a tre anni e sei mesi dopo diciassette anni dal reato. Solo un mese prima era stato prosciolto un uomo che aveva abusato della figlia della convivente, che allora aveva sette anni. Il caso ha suscitato polemiche e una selva di «mai più»: proprio Arturo Soprano aveva detto che «questa è un´ingiustizia per tutti, in cui la vittima è stata violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema».
«VOGLIO DIMENTICARE»
La ragazzina che ha subito la prescrizione a febbraio, ha dichiarato, quando è stata chiamata a deporre, di «voler soltanto dimenticare». Ma è davvero possibile farlo? È una risposta normale in circostanze tragiche come queste, o il desiderio di giustizia vince sul bisogno di dimenticare? Anna Zucca di «Donne e Futuro», associazione torinese che si occupa di conoscere, prevenire e contrastare la violenza di genere, spiega: «La violenza ha diverse forme, e così la risposta alla violenza. Fermo stando l´autodeterminazione della donna, ci sono alcune sopravvissute che non vogliono assolutamente parlare, altre che preferiscono scappare, altre che riconoscono d´essere state private di un diritto, altre ancora che finalmente possono parlare e quindi sono come fiumi in piena». Ancora Zucca: «E non dimentichiamo che quando si affronta un processo per violenza i fattori figli e dipendenza economica giocano un ruolo importante».
* scritto da Martina Pagani e pubblicato su Corriere.it 24 sept

 

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