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12 gennaio 1746, nasce Johann Pestalozzi: "Tutti i bambini sappiano leggere e scrivere..."

12 gennaio 1746, nasce Johann Pestalozzi: "Tutti i bambini sappiano leggere e scrivere..."

 Johann Heinrich Pestalozzi (Zurigo, 12 gennaio1746Brugg, 17 febbraio 1827) è stato un pedagogista e riformista svizzero

Nato a Zurigo da una famiglia di fede protestante, originaria di Chiavenna, quando questa era ancora governata dagli svizzeri, Pestalozzi rimane orfano di padre a soli sei anni di età. Egli, insieme con i suoi fratelli, è allevato dalla madre e dalla governante Bàbeli; questa esperienza segnerà la centralità del ruolo materno nella pedagogia del Pestalozzi. Studia al Collegium Carolinum di Zurigo, nella speranza di intraprendere la carriera ecclesiastica; tuttavia l'influsso della Società Elvetica (fondata nel 1762), cui si è iscritto nel frattempo, lo persuade a lasciare gli studi teologici per dedicarsi a quelli di giurisprudenza.
Si forma a contatto con l'illuminismo, del quale stempera l'astratto intellettualismo attraverso la lettura di Rousseau. L'interesse giovanile per la politica lascia intravedere il forte impegno civile della sua pedagogia: approfondisce le idee di Rousseau, apprende alcune tecniche produttive ed inneggia al tirannicidio. Nello stesso tempo conosce Anne Schulthess, con la quale si sposerà in seguito e con la quale condividerà ogni esperienza. Alcune vicende, tra cui un breve arresto, dissuadono Pestalozzi dall'impegno attivo in politica, mentre matura lui l'idea di progettare un modo per migliorare le condizioni dei lavoratori e addestrarli alla vita professionale.
Egli intende realizzare tale progetto attraverso una riforma agraria ispirata sia ai principi di naturalismo, filantropismo, ottimismo di Rousseau, sia alle teorie fisiocratiche. Nel 1768 fonda con Anne l'azienda agricola di Neuhof. L'esperimento si rivela un'impresa disastrosa a causa di difficoltà economiche e dell'inesperienza dei promotori; altrettanto scarso successo avrà il tentativo di trasformare Neuhof in una colonia per bambini abbandonati. Nonostante gli insuccessi, Pestalozzi resta a Neuhof ancora a lungo, tra la derisione dei concittadini e la stesura di importanti opere. In questo periodo, infatti, medita intorno alle più importanti questioni educative e sociali, come il disinteresse dei governi per la povertà, la crisi della famiglia, la prostituzione, la durezza delle condizioni di lavoro e l'infanticidio.
L'opera più importante di questo periodo è Mie indagini sopra il corso della natura umana nello svolgimento del genere umano, ispirata alle teorie di Kant e di Fichte, che conoscerà personalmente. Nel frattempo è scoppiata la Rivoluzione in Francia, cui Pestalozzi si interessa a tal punto che la Convenzione lo nomina cittadino onorario. L'istituzione della Repubblica elvetica impegna concretamente Pestalozzi: le autorità, infatti, gli affidano la direzione dell'orfanotrofio di Stans, indirizzato agli orfani degli scontri militari e civili. L'avvento della guerra nel 1799 segna la chiusura dell'esperienza di Stans, che influenzerà comunque la teoria del mutuo insegnamento e l'idea del maestro, autorevole e amorevole.
Dopo alcuni anni, segnati dalla malattia e dalla depressione, egli ottiene una cattedra a Burgdorf, qui fonda una scuola nel castello della città con l'aiuto della moglie e di Hermann Krüsi. Grazie alla scuola di Burgdorf le idee pestalozziane ottengono la meritata fama in tutta Europa e in questo clima sereno l'autore può finalmente mettere a punto il suo metodo elementare. Ma nel 1803 il governo di Berna sopprime i finanziamenti per la scuola ed egli si trasferisce a Münchenbuchsee, dove si scontra con l'autoritario direttore Fellemberg. Pestalozzi decide così di trasferirsi nuovamente e fonda una normale scuola-convitto a Yverdon, dove resta dal 1805 e il 1824 tra critiche e successi.
La scuola di Yverdon diventa nota in tutta Europa ed è visitata da personaggi illustri come Fichte, Andrew Bell, Johann Herbart, Madame de Staël, Gino Capponi e Fröbel, che insegnerà qui per un breve periodo. Pestalozzi nel frattempo perfeziona il proprio metodo e pubblica nuove opere che riprendono l'interesse per l'educazione dei poveri. La crisi di Yverdon ha inizio nel 1809, con il rapporto redatto da padre Girard in seguito ad una visita. La crisi prosegue attraverso le gelosie e i contrasti tra i collaboratori del Pestalozzi, il quale matura un sentimento di sfiducia nella capacità formativa della scuola ed esalta invece l'educazione materna, anche attraverso alcune opere.
Le critiche a Yverdon, anche da parte della stampa, sono infiammate dallo spirito della Restaurazione e le autorità decidono di chiudere l'istituto nel 1824. Il pedagogista si ritira a Neuhof, dove si dedica alla sua ultima opera il Canto del cigno, in cui parla della propria vita e delle proprie esperienze educative, in cui elogia quelle maturate a Neuhof, Stans e Burgdof, mentre critica invece quella a Yverdon. Muore un anno dopo aver ultimato la propria opera, amareggiato dalle accuse che ancora gli sono lanciate dell'esperienza di Yverdon.
Massone, fu membro della loggia parigina Contrat social, fondata nel 1776, fu pure membro dell'Ordine degli Illuminati di Baviera con il nome di Alfred.

Pestalozzi introdusse il concetto di educazione del cuore (educazione all'affettività, del sentimento) e educazione familiare (es. Leonardo e Geltrude mostra la centralità nel processo educativo). Per lui, l'ambiente deve essere un ambiente che fa proprie certe caratteristiche dell'educazione familiare e ne era talmente convinto che ha deciso di riproporlo nella vita vera, aprendo degli istituti dove poter accogliere dei giovinetti, e poterli istruire. Per Pestalozzi, l'educazione è una finalità etica, anche perché in quegli anni molti erano i bambini che a causa della guerra restavano orfani del padre, o erano sbandati o abbandonati.

 «Mi rivolgo ad alcuni filantropi e eventuali fautori, chiedendo loro di concedere appoggio a un'istituzione che, oggi come oggi, con le mie forze, ormai da solo, non sono più in grado di portare avanti.
Già da tempo mi sembrava possibile che dei bambini, anche abbastanza piccoli, lavorando in misura limitata, purché ci fossero condizioni favorevoli, riuscissero a guadagnare da soli, ben presto, di quanto mantenersi; bastava avere a disposizione una certa somma per quanto riguarda le spese d'istruzione e poter scegliere un edificio poco costoso, da poter mantenere con poca spesa e da poter arredare con poco dispendio. Una prova di questo problema, da farsi in via sperimentale, mi sembrava di estrema importanza per l'umanità.Io ho visto con i miei occhi, in una zona povera, la miseria dei figli dei contadini delle comunità messi a lavorare; ho visto come la durezza disumana dell'egoismo rovinasse quasi tutti questi bimbi, sia fisicamente che spiritualmente – e quasi, oserei dire, ne provocasse la morte –; e quanti, senza coraggio e senza vita, indeboliti dalle malattie, privi di umanità, senza energie, non fossero in grado di crescere e di diventare uomini adulti, utili a sé e al paese. Secondo me, la posizione delle mie terre presso Konigsfelden era adatta per farvi alcuni tentativi circa questa impresa che mi stava molto a cuore - ché allora le forze per sostenerla non sembravano mancarmi –. Del resto, l'esperienza stessa di più di un anno mi ha dimostrato che queste idee e queste esperienze possono venir realizzate, purché si superino alcune difficoltà iniziali.Ho potuto verificare direttamente che un'alimentazione regolare dei cibi più comuni (quasi esclusivamente rape e patate), ma alternati con intelligenza, può esser sufficiente – anche con pochissimo pane – per mantenere sani i bambini e farli crescere bene. Ho potuto anche sperimentare che non è il lavoro fatto troppo presto o protratto fino a ora tarda che inibisce la crescita e lo sviluppo di questi ragazzi poverissimi; sono invece sregolatezza nel modo di vivere, frequente mancanza di ciò che è necessario, alternata a soddisfazione precipitosa e soverchia nelle rare occasioni in cui c'era possibilità e soprattutto disinibizione e eccitamento degli istinti, selvatichezza e irrequietezza continua, risentimento e depressione d'animo, ad arrestare lo sviluppo e a provocare cattiva salute – non il lavoro continuo.                                                                                                       Sulla base della mia esperienza posso dire che bambini, ormai privi di qualunque forza d'animo, indeboliti dall'ozio e dall'accattonaggio, pallidi e senza salute, erano riusciti, con un lavoro continuo e ordinato cui non erano stati precedentemente avvezzi, a diventare sereni e allegri e a crescere, quasi improvvisamente, in via eccezionale, sani e robusti, grazie al semplice mutamento della loro situazione e all'eliminazione o allontanamento delle cause e degli stimoli delle loro cattive passioni.
Ho potuto verificare che essi, che avevo trovato nella più nera miseria e in una condizione di mancato sviluppo, si sollevavano ben presto al sentimento dell'umanità, della fiducia e dell'amicizia – prova questa, che lo spirito di umanità riesce a riscattare anche l'animo dell'uomo più abietto. Ho visto io stesso che gli occhi del bimbo misero e abbandonato splendono di meraviglia piena di sentimento quando, dopo anni difficili e duri, una mano umana si protende, con dolcezza, per guidarlo e ho
sperimentato pure che un sentimento, avvertito in una miseria tanto profonda, può essere della più grande importanza per quanto riguarda la moralità e l'educazione di questi bambini.
Non ho dubbi che avrei potuto realizzare dei risultati veramente grandi e utili se le forze non mi fossero
mancate; un'educazione completa e sufficiente per manovali che hanno pochi bisogni e la salvezza dei
bimbi dimenticati degli strati più umili dell'umanità! Il ragazzo abbandonato, destinato a diventare un
vagabondo e forse anche un delinquente – la fanciulla senza aiuto e senza guida, condannata alla
miseria e a una vita fuori dalla legge, questi esseri che sono quasi affatto perduti per sé e per la patria,
questi volevo salvare, a questi volevo dare educazione per una vita attiva e utile. I vantaggi economici
dell'esistenza in campagna e altre circostanze mi sembravano favorire questa speranza. 

Ma per mia disgrazia, io collegai a queste idee pedagogiche dei programmi commerciali e industriali ambiziosi, mentre avrei potuto realizzare le mie aspirazioni educative con tutta sicurezza, data la loro modesta portata. Mi trovai, ad un tratto, messo fuori strada dalla mia leggerezza e costretto a imboccare vie difficili, prima mai percorse e, ingannato dalla mia credulità, impegnato in troppe cose in una volta sola, fui abbandonato improvvisamente, con grave pregiudizio dei miei affari, da quei cospicui
protettori sui quali avevo creduto di poter contare per sempre con tutta sicurezza. Il disordine dei miei affari divenne ben presto visibile; ed essendo chiaro che dovevo recedere subito da tutti i programmi commerciali e industriali, mi ridussi – per mia buona sorte non troppo tardi – alla primitiva e ben più semplice idea di tenere soltanto dei bambini, senza collegarvi nessuna idea di profitto. Ma anche questo progetto non può, oggi come oggi, venir realizzato senza un qualche appoggio, e pertanto io mi
presento umilmente a dei fautori filantropi il seguente piano [...]
Prometto di istruire tutti questi bambini nel leggere e nello scrivere e nel far di conto; di istruire tutti i ragazzi per quanto riguarda le conoscenze del lavoro giornaliero dei campi, e questo relativamente alle mie possibilità e conoscenze, e alle circostanze. Nell'ambito di tali conoscenze, va compreso, secondo me, l'uso dei mezzi e dei metodi più idonei per lo sfruttamento di piccoli appezzamenti di terreno in modo che producano prodotti diversi. Mi assumo l'impegno di avviarli alla conoscenza della
coltivazione dei foraggi che non crescono spontaneamente, del modo di preparare e di aumentare con diversi mezzi, il concime, e di insegnar loro a conoscere, attraverso esperienze continue, i diversi tipi di terreno e le conseguenze importanti di una loro miscelazione razionale; di far fare loro le esperienze, ancora poco definite, relative alla conseguenza di una concimazione continuata con la creta; di dar loro anche alcune nozioni relative alla piantagione e alla cura degli alberi da frutto e forse anche di alcuni alberi di bosco. Mi assumo l'impegno di organizzare tutto questo secondo la situazione, le condizioni e i bisogni dei miei propri beni, in modo che gli esperimenti nascano più dai bisogni dell'istituto e del terreno che non dalla mera necessità dell'insegnamento e in tal modo siano pochissimo costosi. E' senz'altro questo il modo in cui i bisogni dell'istituto renderanno facile e naturale l'avvicendarsi delle ragazze all'organizzazione delle faccende domestiche, al cucito e alla coltivazione dell'orto  del giardino. 
Uno dei lavori più importanti dell'istituto sarà la filatura del cotone. Mi impegno a dare alloggio,
nutrimento, vestiario, pernottamento sano a tutti i bambini e ho in mente di provvedere ad alcuni edifici
e ad alcune migliorie, la cui spesa è in parte già coperta.                                                                                                            Prometto che la loro istruzione religiosa sarà fatta in modo molto coscienzioso, e di far tutto ciò che mi sarà possibile per lo sviluppo e l'educazione serena e piena di sentimento del loro cuore. Non mi resta se non osservare che la realtà cui mi richiamo sono le perfette condizioni di salute di venti bambini, i quali abitano e lavorano presso di me. La loro serenità, che supera le mie aspettative, anche in condizioni di lavoro, la loro allegria, la loro sensibilità veramente profonda e l'attaccamento di alcuni, sono speranza e consolazione acciocché io mi possa dedicare in futuro soltanto a questa impresa. 
[...]

 

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