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"Sono un'insegnante: non censuro ma discuto, e se non vi va bene chiamate la Digos"

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Il suo nome è Galatea Vaglio, e di professione fa l'insegnante. Ha pubblicato un post di poche righe nella propria bacheca facebook,  ha un nome altisonante, impegnativo, quello di una delle cinquanta Nereidi, ma non è una influencer nè un personaggio della politica. Eppure il suo post, a difesa della docente di Palermo sospesa  dall'ufficio scolastico regionale  di cui sta parlando l'intero paese  ha toccato il cuore dei colleghi che a migliaia Hanno condiviso il suo post. Eccolo: 

"Sono un'insegnante. Nel corso della mia ormai ventennale carriera mi sono sentita dire da i miei alunni di tutto: che i partigiani se la sono cercata, che il Duce ha fatto anche cose buone, che i migranti andrebbero buttati giù dai barconi, i rom bruciati nelle roulotte, i negri ammazzati e che Hitler era in fondo una brava persona. Ho avuto alunni che disprezzavano le donne, i poveri, i disabili, i malati, inneggiavano a dittatori, dicevano cose inaccettabili da ogni punto di vista. Ho avuto alunni fascisti, comunisti, di sinistra, di destra, di centro, di nulla.
Ci ho sempre discusso. Fino allo sfinimento. Perché il mio compito è questo qui: discutere, farli riflettere, segnalare loro dove i loro ragionamenti cadono in errori logici, storici, filosofici. E questo è fare politica, in classe, perché fare politica è insegnare alla gente a pensare e a costruire la propria comunità.
Per cui se i miei alunni in classe fanno affermazioni pro o contro il governo, i ministri, le leggi vigenti, se propongono paragoni anche azzardati fra epoche passate e avvenimenti presenti, io non censuro, ci discuto. Voglio sentire il loro punto di vista, anche se magari non lo condivido o mi fa orrore, o lo trovo semplicemente banale e naïf.
Se qualcuno pensa che il mio compito sia censurare i loro pensieri, costringerli a dire solo ciò che la società o il mondo o il governo vuole sentire da loro, renderli uniformi ad un credo uguale per tutti, impedire di esprimersi o punirli per quello che dicono, vuole farmi fare qualcosa che non è il mio mestiere, e che io non farò mai.
Perché sono un'insegnante. Se non vi va bene, ok, chiamate pure la Digos".

 

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