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La legge n. 145/2018 ha previsto il cd "saldo e stralcio" delle cartelle per i contribuenti persone fisiche che versino in una situazione di grave e comprovata difficoltà economica (ISEE del nucleo familiare inferiore a 20 mila euro), ai quali è stato consentito il pagamento del debito nella misura che varia dal 16% al 35% dell'importo dovuto, già scontato di sanzioni e interessi (il 16% per ISEE fino a 8.500 euro; il 20% per ISEE da 8.500,01 a 12.500 euro; il 35% per ISEE da 12.500,01 a 20.000 euro):
Tuttavia, un emendamento al DL Crescita (legge di conversione nella Gazzetta Ufficiale n. 151 del 29 giugno 2019) ha successivamente previsto che la definizione agevolata dei debiti contributivi che non rientrassero nelle gestioni INPS, giacché gestiti dalle Casse private, dovesse essere preceduta da una delibera favorevole degli stessi Enti professionali:
Cassa Forense ha subito manifestato contrarietà alla misura del "saldo e stralcio" (ricorderete la mozione di inizio anno) ed avendo presentato anche un cautelare avverso la cancellazione automatica delle cartelle sotto i 1.000 euro era prevedibile che non avrebbe deliberato alcun parere favorevole.
L' Agenzia, dunque , pur avendo vinto il suddetto ricorso nel merito (RG 10387/2019, rigetto del 07.08.2019) non ha potuto accogliere le domande di "saldo e stralcio" dei professionisti, mancando la delibera favorevole di Cassa (residua la possibilità di accedere alla "rottamazione ter", ma si annullano solo le sanzioni e gli interessi di mora).
Si apre così una nuova stagione di ricorsi, già pronti per essere depositati.
Sulla discriminazione
Un primo profilo di incostituzionalità emerge nel trattamento discriminatorio tra lavoratori autonomi, giacché l' accoglimento del "saldo e stralcio" è stato, di fatto, riservato ai soli iscritti alle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi dell'Inps. Al contrario, non possono essere ritenute valide le preoccupazioni dell'Ente rispetto alla discriminazione tra contribuenti regolari e contribuenti irregolari, perché sarebbe bastato considerare ai fini pensionistici solo i contributi effettivamente versati, invece dell'intera annualità (come del resto già accade per gli "agevolati").
Sulla sostenibilità
Non appare fondata neppure l'eccezione relativa alla sostenibilità dell'Ente, se si pensa che l'accoglimento della misura avrebbe garantito una immediata liquidità alle Casse, certamente in tempi più brevi di un'azione di recupero, azione che peraltro si prospetta incerta e costosa (in allegato l'estratto del bilancio di CF per spese di consulenza).
La sostenibilità appare semmai a rischio sotto altri profili: per 1.6 miliardi di euro di contributi ancora da recuperare (in forte aumento rispetto all'anno scorso), per il debito latente, per il funding ratio al 26,3% (peggiorato rispetto al precedente 34%), per il gap di 1 a 4 tra contributi versati e pensioni percepite e per i rischi finanziari degli investimenti, rispetto ai quali il Presidente stesso ha dichiarato in Commissione Parlamentare di controllo degli enti previdenziali: " Speriamo che il mercato regga e che lo spread non faccia brutti scherzi"!
Inoltre la sostenibilità non può essere a rischio se migliaia di contribuenti pagano, seppure di meno in base alle proprie capacità reddituali, ma piuttosto se migliaia di contribuenti sono costretti a cancellarsi e migrare in altre forme di previdenza; infatti, la proposta di legge di abolizione dell'obbligo di iscrizione a CF (vedi nota in calce), è stata fortemente osteggiata dai sostenitori di CF, proprio perché preoccupati di perdere migliaia di contribuenti!
Dunque perché rischiare di perderli rigettando il saldo e stralcio?
E' ovvio che, nei confronti di soggetti con ISEE inferiore a 20 mila euro, CF non ha grandi possibilità di recuperare più di quanto il "saldo e stralcio" abbia previsto e se 100.000 Avvocati non superano i 20.000 euro di reddito probabilmente stiamo parlando di un numero considerevole di contribuenti.
E, quindi, al di là di una possibile diagnosi di bipolar disorder , io mi domando perché l'Ente si è opposto all'unica misura in grado di garantire liquidità a costo zero? E perché preferisce sostenere i costi per consulenze e le lungaggini processuali, rischiando di perdere contributi e contribuenti?
Eppure, se c'è una legge fondamentale in previdenza è che essere "troppi" è un vantaggio, sebbene il Presidente Luciano non se ne sia mai convinto: ricorderete tutti la sua dichiarazione al Congresso giuridico di Venezia "Il regolamento contributi serve a fare una certa pulizia degli Albi".. e quindi è per sfoltire che CF si è opposta al "saldo e stralcio"?
Sull'autonomia privata
Sotto il profilo della natura pubblica o privata dell'Ente ci sarebbe da discutere per ore, ma qui mi limito ad osservare che, al di là del riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato ex dlgs 509/94 (che però si mantiene a condizione di non ricevere aiuti di Stato, quali , ad esempio, l'iscrizione obbligatoria in via esclusiva e lo strumento del riscossore pubblico) è certa la funzione pubblica delle Casse e della contribuzione :
"«I contributi non vanno a vantaggio del singolo che li versa, ma di tutti i lavoratori e, peraltro, in proporzione del reddito che si consegue, sicché i lavoratori a redditi più alti concorrono anche alla copertura delle prestazioni a favore delle categorie con redditi più bassi»; allo stesso tempo, però, per quanto i contributi trascendano gli interessi dei singoli che li versano, «essi danno sempre vita al diritto del lavoratore di conseguire corrispondenti prestazioni previdenziali», ciò da cui discende che il legislatore non può prescindere dal principio di proporzionalità tra contributi versati e prestazioni previdenziali (sentenza Corte Cost. n. 173/1986; si vedano anche, a tale proposito, le sentenze n. 501/1988 e n. 96/1991)."
In conclusione
A mio avviso, e senza alcuna presunzione di certezza assoluta (anche perché la previdenza è, appunto, pre-videnza e non certezze) il "saldo e stralcio" avrebbe semplicemente consentito ai contribuenti in grave e comprovata difficoltà economica di pagare quanto effettivamente in grado di pagare, quindi di regolarizzarsi rispetto all'obbligo contribuivo ex art. 16 del cod. deontologico e di restare nel sistema, apportando liquidità alla Cassa in tempi brevi e a costo zero. Invece, con il parere contrario di CF ed i rigetti dell'Ader si sono create quelle condizioni discriminatorie tra lavoratori che fonderanno i prossimi ricorsi, dimostrando ancora una volta che l' Avvocatura non è capace di autoregolamentarsi, senza l'intervento della Magistratura.
Nota: la proposta di legge n. 2030 del'On. Bignami risulta ritirata in data 13.11.2019, dopo essere stata assegnata alla Commissione Giustizia il 24.10.2019.
Presto lancerò una PETIZIONE ex art. 50 Cost. diretta alla Camera dei Deputati, al fine di ottenere l'abolizione dell'obbligo di iscrizione in via esclusiva a Cassa Forense. Sottoscrivendo la Petizione si potrà cambiare l'attuale sistema.
Anche di questo ne discuteremo insieme al prossimo Convegno del 29 Novembre, presso il Centro Direzionale di Napoli.
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