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Nel primo decennio del duemila girava una voce strana, mai verificata ma così innervata nella pubblica opinione da essere considerata un dato di fatto incontrovertibile. In Italia, si diceva, "ci sono 240.000 avvocati" .
Non "esercitano", ma "ci sono".
Tale formulazione di fatto, autorizzava chiunque a pensare a gruppi famelici di lupi, pronti a gettarsi su qualsiasi preda.
Che ci fosse qualche randagio, incattivito dalla fame o malvagio di natura, era possibile, anzi certo.
Ma la grande massa di avvocati, che nessuno si era mai preoccupato di contare in modo corretto, era invece impaurita dal futuro, sconcertata dal presente, ferocemente legata ad un passato che non sarebbe più tornato.
La vera verità, invece, era che tutto sembrava moltiplicato per mille perché tutto si concentrava in pochi palazzi di giustizia, male organizzati, senza spazi, con pochi impiegati ancora più spaventati e preoccupati degli avvocati.
A parlare di sistemi alternativi, mediazione, arbitrato, giustizia collaborativa, ufficio del processo, ancora ti guardavano con occhio sospettoso.
Il piccolo bimbo, che teneva la mano del vecchio nonno curvo e pensieroso, lo guardò e disse: Nonno, avevate il mare a disposizione e volevate fare invece tutti il bagno nella stessa piscina.
Il vecchio sorrise: era vero, nuotavamo in piscina e fuori c'era l'intero mare a disposizione.
La crisi della Giustizia non è la crisi della soluzione dei conflitti, sia essa contenziosa sia essa basata sulla composizione volontaria.
La crisi della Giustizia è la crisi di un pezzo dello Stato, anche esso in crisi. Mancanza di personale, edifici fatiscenti, lentezza e burocrazia. E' un male apparentemente inesorabile.
Ma non possiamo rinunciare a risolvere i conflitti perché qualcosa non funziona. E' la storia. Finita una strada, se ne trova un'altra.
Noi ne abbiamo una eccezionale a disposizione, arbitrato domestico e mediazione (quella vera), affiancata alla giurisdizione ordinaria, che potrà ricominciare a funzionare quando avrà di nuovo fiato.
E solo noi possiamo darglielo.
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Sono nato a Roma nel 1955, Foro di Roma dal 1993, Cassazionista dal 2006. Sono esperto di contenzioso in diritto commerciale, societario, bancario, assicurativo e civile, con approfondita esperienza in campo penale nel settore dei reati finanziari. Ho lavorato anche all'estero, in particolare in Cecoslovacchia e URSS e nella mia vita professionale e privata ho praticato e conosciuto 5 lingue (inglese, francese, russo , tedesco e spagnolo). Sono stato Redattore presso la Compagnia Editoriale srl per le testate Bicisport e Cicloturismo, Docente di Fascia A presso l’Istituto di Studi Giuridici “A.C. JEMOLO” e relatore in numerosi convegni. Nel settore ADR (Alternative Dispute Resolution) sono stato Vice Presidente della Delegazione Italia della Cour Europeenne d'Arbitrage, ho conseguito il titolo di Mediatore nel 2010, ho condotto circa 300 Mediazioni ed ho numerose pubblicazioni su riviste specializzate in materia di arbitrato e mediazione. Nel 2011 sono stato Componente della XXI Commissione per gli esami di abilitazione alla professione di avvocato presso la Corte di Appello di Roma. Discendo da una famiglia di Avvocati per 5 generazioni e come dico spesso "ve conosco tutti!". Ho scritto due libri : “Uno di duecentocinquantamila – troppi avvocati” e “Avvocà, per ora grazie”, in cui ho voluto narrare, anche in chiave ironica e fantastica, i drammi della nostra professione, i rapporti con i Clienti, con i Colleghi e con le Istituzioni Forensi. La nobiltà e la dignità che, nonostante tutto, la caratterizzano. La mia passione sono i libri, leggerli e scriverli.