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Non si placano le reazioni di fronte alle parole, In verità discutibili, quando non apertamente offensive utilizzate dal ministro per l'istruzione Marco Bussetti ad Afragola.
Questa volta, ad intervenire, con una lettera aperta a sua firma e diretta proprio al ministro, un parroco siciliano, Don Giuseppe Amato. Non si tratta, a ben vedere, di un religioso in cerca di visibilità mediatica. Giuseppe Amato fa parte della diocesi di Cefalù, e oltre ad essere parroco di Finale e di Pollina, splendide località tra la costa tirrenica e le Madonie, ha avuto affidato dal proprio vescovo anche due incarichi importanti, come quello di assistente diocesano dell'azione cattolica italiana e responsabile per l'intera diocesi della pastorale sociale e del lavoro. Insomma, un sacerdote che ha parlato, ben sapendo la delicatezza del proprio ruolo.
Non è l'unica lettera. Insieme ad essa tante altre, che in queste ore sono state pubblicate soprattutto nei social, provenienti prevalentemente da addetti ai lavori, insegnanti e personale scolastico, perfino un dirigente scolastico adesso parlamentare della Repubblica. Il giudizio è unanime. Bussetti, che nel frattempo ha pure corretto il tiro Ma alle cui parole non ha creduto praticamente nessuno, ha sbagliato, il suo errore è grave e si deve dimettere dall'incarico di ministro. Così, tra l'altro, gli hanno chiesto quasi 1000 insegnanti, intervenuti in una petizione lanciata sul maggior gruppo Facebook dei docenti, professioneinsegnante.it. il sondaggio ha dato esiti chiarissimi, per il 95% del campione il ministro non può ulteriormente mantenere l'incarico. Ma leggiamo adesso la lettera scritta dal parroco siciliano.
"Egregio Sig. Ministro,
Dopo aver visto il video di una sua intervista, vorrei contestare non tanto la sua bieca risposta, ma la domanda che le ha posto il giornalista.
Noi (del Sud) non vogliamo fondi e soldi, necessari per carità, indispensabili senza dubbio, ma siamo di certo stanchi di far pensare che stiamo sempre lì a chiedere "l'elemosina" (per altro dovuta da uno stato che dovrebbe reinvestire in servizi le tasse versate), a sperperare danaro pubblico, a non essere capaci di far fronte alla diverse problematiche del Sud con le nostre forze e le nostre risorse.
E' vero non siamo al passo con il resto dell'Italia, negli anni la nostra forza lavoro, tante professionalità e tante intelligenze sono venute meno. Diversi di noi hanno trovato fortuna al nord, altri, la maggior parte, all'estero, e mi creda non sa cosa darebbero per tornare a vivere nella nostra terra.
Siamo stanchi delle etichette: mafiosi, fannulloni, parassiti, spaghetti cu a pummarola ncoppa e mandolino, e ci dispiace che sia proprio il Ministro dell'Istruzione a prestare il fianco al propagarsi ancora di certa mentalità.
Sì, un torto lo riconosco a questa terra disgraziata e benedetta, di aver permesso a tanti di fare razzia della nostra cultura, dei nostri beni, delle nostre materie prime; avremmo dovuto essere un pò più egoisti, ma non saremmo stati meridionali, ci distinguiamo sempre per il nostro cuore grande e la nostra generosità, per il nostro calore e la capacità di accogliere, perché chi viene qui, non da padrone, può solo arricchirci.
Lei parla di impegno, di lavoro, di sacrificio, ora potrei risponderle con tanti di quei luoghi comuni legati alla politica, al suo partito, a come lei è diventato Ministro che forse le verrebbe su un minimo di rossore, ma non è questo il mio intento.
Questa gente l'impegno ce lo mette ogni mattina per raggiungere i propri luoghi di lavoro in mezzo a strade da terzo mondo.
L'impegno ce lo mettono i nostri ragazzi che non hanno le metropolitane per raggiungere le scuole, ma gli autobus sgangherati, e si alzano alle 6:00 o (anche prima i pendolari dei treni) per guadagnarsi un minimo di istruzione.
L'impegno ce lo mettono i nostri docenti e il personale non docente per tenere in piedi le scuole, dove spesso i genitori devono comprare la carta igienica perché i fondi alla scuole non bastano, o dove nei mesi più freddi si devono sospendere le elezioni perché è finito il budget per acquistare il gasolio che alimenta i riscaldamenti.
L'impegno ce lo mettono i nostri genitori che, in tempi di crisi, ogni anno devono spendere centinaia di euro per cambiare i libri, poiché arrivano gli amici delle case editrici con tutte le novità del caso.
Dietro a tutto questo impegno ci stano padri e madri di famiglia che lavorano anche a giornata, a volate a ore, spesso in nero per mantenere le famiglie. Dietro a tutto questo c'è il sacrificio di tanti che sono dovuti partire per andare a insegnare in altre regioni trapiantando altrove intere famiglie e spezzando legami.
Quindi non ci venga a parlare di impegno, di lavoro e di sacrificio, perché insieme a tanti limiti sappiamo di cosa stiamo parlando.
Allora caro giornalista riformula la domanda: "Signor Ministro cosa farà per colmare il gap tra la sua ignoranza e il Ministero che è chiamato a ricoprire?"
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