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Intervenuto alla giornata di studi dal titolo "Digitalizzazione della giustizia tra presente e futuro" e promossa dal CED in collaborazione con la Scuola superiore della Magistratura, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, dopo aver sottolineato l'incidenza negativa della lentezza (soprattutto) dell'apparato burocratico giudiziario sull'economia, ha illustrato sinteticamente gli interventi sino ad ora realizzati per "modernizzare e rendere più efficiente" il funzionamento della giustizia:
- la piattaforma multicanale Polis di Poste Italiane, che consente la fruizione di numerosi servizi, tra cui anche il rilascio di certificati giudiziari,
- il progetto filo diretto, che ha introdotto in via sperimentale una piattaforma di interlocuzione con il Dipartimento per gli affari di giustizia e che consente, agli uffici Giudiziari, di sottoporre direttamente al Ministero quesiti per risolvere dubbi interpretativi su circolari e norme che possono incidere sulla gestione amministrativa degli uffici;
- la piattaforma "tribunali on line", che consente di accedere mediante SPID ai servizi digitali della giustizia;
- l'istituzione, su proposta della Direzione Nazionale Antimafia, di una struttura digitale centralizzata delle intercettazioni, che consentirà il graduale passaggio dalle attuali 140 strutture (ogni Procura possiede e gestisce server ad hoc, quasi sempre gestiti da privati) ad un massimo di quattro;
- infine, l'introduzione di un esperimento pilota del concorso per l'accesso in magistratura con modalità di intervento mediante strumenti informatici.
Il Guardasigilli ha, poi, sottolineato non solo l'importanza, ma anche l'inevitabilità del progresso tecnologico anche in ambito giudiziario, stigmatizzando la condotta di chi si oppone "a prescindere" all'informatizzazione della giustizia e ricordando che tale cambiamento non comporterà mai il superamento della centralità dell'uomo, specie in ambito processuale: "uno degli ostacoli che si incontrano sempre quando si propone un cambiamento" ha affermato il Ministro Nordio "è quello che", con un'espressione infelice, "si chiama misoneismo, cioè la paura del nuovo".
L'intervento si è, perciò, concluso con un'esortazione a spostare l'attenzione dal "mezzo" all' "uso" che si fa di esso, dalla macchina all'uomo che la muove: il buon esito della digitalizzazione della giustizia, come di ogni altro cambiamento, dipenderanno, infatti, dall'uso "saggio" che, delle nuove tecnologie, sapranno fare tutti i protagonisti del settore giudiziario.
Ma tutto, in effetti, dipende solo dall'uomo.
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Paola Mastrantonio, avvocato; amante della libertà, della musica e dei libri. Pensiero autonomo è la mia parola d'ordine, indipendenza la sintesi del mio stile di vita. Laureata in giurisprudenza nel 1997, ho inizialmente intrapreso la strada dell'insegnamento, finché, nel 2003 ho deciso di iscrivermi all'albo degli avvocati. Mi occupo prevalentemente di diritto penale. Mi sono cimentata in numerose note a sentenza, pubblicate su riviste professionali e specializzate. In una sua poesia Neruda ha scritto che muore lentamente chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno. Io sono pienamente d'accordo con lui.