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Cesare Terranova e Lenin Mancuso, l'Italia ricorda il loro sacrificio

Cesare Terranova e Lenin Mancuso, l'Italia ricorda il loro sacrificio

 Cesare Terranova è nato a Petralia Sottana, in provincia di Palermo, il 15 agosto 1921. In Magistratura fin dal 1946, fu pretore di Messina. Poi nel 1958, come giudice istruttore al Tribunale di Patti si è occupato di numerosi processi alle famiglie mafiose di quel territorio. Fu Cesare Terranova a sostenere in giudizio l'accusa nel processo  di Catanzaro contro la c.d. "Primula Rossa" dei corleonesi, vale a dire Luciano Liggio. 

Nel 1972 si candida alle elezioni per il Parlamento nazionale come "indipendente" nelle liste del Partito Comunista Italiano, divenendo Deputato fino al 1979. Nel ruolo di parlamentare diventa componente della Commissione Antimafia ed ebbe così l'opportunità di e sollecitando misure legislative più incisive nei confronti per il contrasto alla criminalità mafiosa .

 Dopo l'esperienza al Parlamento , Terranova torna a Palermo dopo essere stato nominato dal CSM consigliere di Corte di Appello.La mattina del 25 settembre 1979, uscendo di casa per andare a lavoro con il proprio agente di scorta, il Maresciallo di P.S. Lenin Mancuso, mentre guidava la Fiat 131 veniva bloccato in una strada secondaria dai sicari mafiosi,che fecero fuoco sul magistrato e sul maresciallo Lenin Mancuso, suo fedelissimo agente di scorta. Il giudice Terranova morì sul colpo mentre il maresciallo fu ferito per morire in ospedale poco dopo.

Cesare Terranova fu ucciso dalla mafia certamente per la sua costante tenacia nel portare avanti la sua azione di giudice e di politico nella lotta alla criminalità mafiosa. 

 Nel corso del suo mandato parlamentare si distinse nell'ambito della Commissione parlamentare antimafia per aver messo in luce i legami tra mafia e politica, in modo particolare con la DC della quale facevano parte Giovanni Goia, Vito Ciancimino e Salvo Lima.

Nel 1979 dopo il suo ritorno a Palermo si apprestava a diventare giudice istruttore; forse anche per questo la mafia decise di eliminarlo.

Gli esecutori materiali e i mandanti della cupola palermitana furono assicurati alla giustizia. Per l'uccisione di Terranova e Mancuso vennero condannati, il 15 maggio del 2000, Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Pippo Calò, Nenè Geraci e Michele Greco. Leoluca Bagarella, Vincenzo Puccio, Pippo Gambino, Ciccio Madonia, esecutori materiali. Nell'ottobre 2004, la Corte di Cassazione ha confermato gli ergastoli per Totò Riina, Michele Greco, Nenè Geraci e Francesco Madonia

 

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