Una proposta di legge, quella sul lavoro subordinato degli avvocati negli studi legali, in particolare gli studi medi e grandi, finalmente presentata dopo anni di discussioni piuttosto sterili su un fenomeno da tutti ritenuto esistente e che, soprattutto in alcune realtà e contesti, si concretizza nei fatti su una utilizzazione del lavoro altrui non in linea con i precetti costituzionali. Una utilizzazione senza alcuna garanzia, tantomeno retributiva, per i soggetti passivi del rapporto, costretti in molti casi a porre in essere le proprie prestazioni per dieci e più ore al giorno.
Mobilitazione Generale degli Avvocati (M.G.A.) ne fa una bandiera, e finalmente, insieme al maggiore sindacato italiano, la CGIL, ed alla Consulta delle Professioni, presenta una proposta organica. Lo fa in conferenza stampa, ma la sostiene e promuove in giro per l´Italia con una serie di dibattiti organizzati quasi sempre nei palazzi di giustizia, che coinvolgono numerosi avvocati, facendoli riflettere sulla opportunità e sull´urgenza dell´adozione di una misura, quella in questione.
Siamo ai giorni scorsi quando, secondo quanto denunciato dall´associazione forense, OCF nel corso della sua assemblea, non solo tende a minimizzare la proposta, ma, per bocca di alcuni esponenti dell´avvocatura intervenuti, esprime forti dubbi senza spiegarne le ragioni e pur riconoscendo il fenomeno, e soprattutto rifiuta una interlocuzione proprio con il Movimento che della proposta è stato tra i principali promotori.
La reazione del movimento è durissima ed affidata ad un comunicato del suo presidente, Cosimo Matteucci: "MGA denuncerá il grave stato di sfruttamento del lavoro degli avvocati dipendenti al Ministero del Lavoro e all´Ispettorato del Lavoro, e chiederá l´ispezione degli studi legali dei datori di lavoro, in tutt´Italia". In particolare, "Lunedi, denunceremo ufficialmente al Ministero del Lavoro e all´Ispettorato del Lavoro le gravi irregolarità e abusi con cui in molti studi legali viene utilizzata e impiegata l´attività lavorativa di altri avvocati, distraendola dalla sua corretta configurazione in termini di rapporto di lavoro subordinato, e chiederemo l´ispezione degli studi legali dei datori di lavoro in tutt´Italia. Le ultime posizioni politiche dell´OCF rendono inevitabile un innalzamento del livello dello scontro politico e sindacale nei confronti degli avvocati datori di lavoro, dei cui interessi si è, di fatto, dichiarato portatore".
Il no di Organismo Congressuale Forense rispetto alla proposta di audizione era stata riassunta in un precedente comunicato, di pochi giorni prima, del medesimo movimento, che riteniamo opportuno riportare integralmente:
"Abbiamo ascoltato la discussione all´assemblea di O.C.F sulla proposta di legge C.G.I.L, A.N.F. e M.G.A. sull´ avvocato dipendente da altro avvocato. Solo palese e vuota retorica! Al di là dei bei proclami sulla "necessità di riconoscere questo fenomeno", "non possiamo tenere la testa sotto la sabbia" e blah... blah... sapete cosa si è detto? Semplice: secondo il coordinatore Antonio Rosa, che per suo stesso dire "ha la concezione dell´avvocatura di quando era giovane" agli avvocati dipendenti di altri avvocati dovrebbe essere riconosciuto solo un equo compenso, sulla falsariga della percentuale che UNA VOLTA veniva riconosciuto ai collaboratori, oppure una percentuale sulle pratiche.
Sulla richiesta di M.G.A di essere ascoltati, invece si è limitato ad un laconico commento dicendo che dovrebbero essere ascoltate tutte le associazioni, non solo quelle riconosciute come maggiormente rappresentative dal Congresso.
La palla poi è passata al relatore, Stanchi, che ha citato il caso degli avvocati dipendenti dagli enti e degli avvocati d´impresa. Cosa c´entrano, ancora stiamo cercando di capirlo. Ha detto che a suo giudizio la proposta della CGIL presenterebbe delle problematiche senza minimamente limitarsi a chiarire quali sarebbero. Beh, uno pensa, magari il gruppo di lavoro che si è costituito avvierà un confronto. Peccato che hanno lasciato intendere che il confronto ci sarà solo con Cassa Forense e le associazioni maggiormente RAPPRESENTATIVE (sulla cui reale maggiore rappresentatività peraltro, anche in base ai nuovi criteri introdotti dal C.N.F., vi sarà poi da discutere non poco)".
La conclusione e di quelle che lasciano il segno: "Quindi, fateci capire: M.G.A. riprende il grandissimo e gravissimo problema dello sfruttamento del lavoro nero all´interno degli studi legali (tema che di fatto non era concretamente affrontato da nessuno), formula una proposta, riesce a coinvolgere il più grosso sindacato italiano e non merita neanche di essere ascoltata? Meglio ascoltare invece associazioni che del problema non si sono mai occupate, o che lo avevano sepolto, o che, nonostante l´investitura formale a maggiormente rappresentative, ormai contano pochissimi iscritti?
E nel merito, quali sarebbero le criticità della proposta di legge avanzata da C.G.I.L, A.N.F. e M.G.A.? E soprattutto, la vogliamo smettere di guardare al presente con l´occhio dei "bei tempi che furono"? L´avvocato dipendente è una realtà, una realtà che va riconosciuta, normata e tutelata.
Il resto sono ricordi da nostalgici.
Concludiamo evidenziando l´amara chiusura al confronto proprio con M.G.A. che è l´associazione che più si è spesa per quella proposta. Questo è davvero un pessimo inizio da parte dell´O.C.F., soprattutto se confrontato con la disponibilità alle interlocuzioni manifestate in precedenza sia dall´O.U.A., a cui l´O.C.F. è succeduto, che dalla Cassa Forense. Ne prendiamo atto".