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"Bastano pochi minuti e ritorno col pensiero. Erano attimi di incapacità a reagire di fronte la brutalità e la supremazia di tre corpi. Erano attimi in cui la mente sembrava come incapace di comprendere, di totale perdizione dell'essere. E dopo che il corpo era diventato scarto e oggetto, ho provato una sorta di distacco da esso. Il mio corpo, sede della mia anima, così sporco. Mi sembrava di essere avvolta dalla nebbia mentre mi trascinavo su quella panchina dopo quelli che saranno stati 7 o 8 minuti. Mi sono seduta e non l'ho avvertito più. Ho cominciato ad odiarlo e poi a provare una profonda compassione per il mio essere.
Compassione che ancora oggi mi accompagna, unita ad una sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all'accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perché calpestato nella sua purezza. Il futuro diviene una sorta di clessidra. Consumato il corpo e la mente dal tempo odierno ricerca una vita semplice. Mi piacerebbe essere a capo di un'associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne, ragazze, bambine a rischio, perché donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l'unico modo per accettarlo".
Sono le parole che Monica, 24 anni - la chiamiamo con un nome di fantasia - ha scritto di proprio pugno, per dire a tutti, compresi i giudici che sembrano non crederle, che quello stupro in un ascensore della Circumvesuviana lei l'ha subito e che il ricordo che si porta dietro è reale, dilaniante, indimenticabile.
Ma, a parte il proprio avvocato, Maurizio Capozzo, Monica è rimasta sola, circondata dall'affetto dei suoi cari e dei suoi amici."Devo leggere le motivazioni alla sentenza e in questo momento posso pensare tutto e il contrario di tutto" - ha affermato proprio Capuozzo - ma onestamente non mi era mai capitato. L'unica cosa che mi viene da pensare a questo punto è che i giudici non abbiano creduto alla ragazza. Allora va denunciata per calunnia. Siamo veramente amareggiati".
Sulla vicenda, ed in particolare sul provvedimento della magistratura, era intervenuto anche il vicepremier e ministro Luigi Di Maio: "L'impatto psicologico deve essere stato devastante e chi dovrebbe pagare viene rimesso in libertà? Io una cosa del genere non posso accettarla. È evidente che c'è qualcosa che non va in questo Paese. Chi compie uno stupro, per quanto mi riguarda, deve passare il resto dei suoi giorni in carcere! Ognuno ha diritto di difendersi, lo prevede il nostro ordinamento giuridico, ma chi è accusato di violenza sessuale contro una donna deve poterlo fare dal carcere".
Paroole a cui ha replicato duramente l'Anm: "Il post apparso alle ore 12.31 sul profilo Facebook dell'onorevole Luigi Di Maio è inaccettabile oltre che intrinsecamente contraddittorio. Il ministro usa la parola "vergogna" a fronte di una decisione la cui motivazione non è a lui nota, perchè non ancora depositata. Parla di "presunti violentatori", implicitamente ammettendo che i fermati per lo stupro della Circumvesuviana possano essere non colpevoli; poi però esprime dei giudizi incomprensibilmente perentori e definitivi, come se quanto narrato dagli organi di stampa fosse l'unica e sola verità possibile e il processo fosse un inutile dispendio di energie".
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