Ieri, ha suscitato una grande attenzione l´articolo, pubblicato nel nostro portale, di Monica Montenegro e delle sue ragioni per rimanere in Italia, nonostante questa non sia proprio un´isola felice.
Stamane scegliamo invece di proporre la storia di Francesca, che ha fatto la scelta opposta e che, qualche anno dopo aver conseguito la laurea in Italia, è emigrata in Danimarca, paese nel quale svolge il mestiere di Avvocata. Con soddisfazioni non solo professionali. Storia raccontata qualche tempo fa da Elisabetta Ambrosi per La Repubblica*
"Qui mi sono riappropriata del mio tempo, ho un lavoro flessibile e alle 16 sono a casa per seguire i miei bambini".
Francesca, è una mamma emigrata a Copenaghen che in Italia non tornerebbe mai più. Come lei, altre italiane italiane hanno scelto di crescere i propri figli in paesi come Stati Uniti, Francia, Canada, Norvegia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Austria... D.it raccoglie le loro storie, e in vista della "Festa della mamma" ve le presenta tutte, per capire cosa dovremmo copiare dagli altri Paesi per riuscire anche da noi a conciliare lavoro e famiglia senza stress.
"Restare al lavoro dopo le cinque? Non lo fa nessuno, e quando capita magari ti chiedono se hai problemi in famiglia. Qui, infatti, si arriva a casa presto, in modo da poter accompagnare i bambini alle varie attività, tipo ginnastica, canto, pianoforte. Alle 18, si cena. Il valore della famiglia è reale, concreto, e tra l´altro nessuno ha problemi a dire in ufficio che è incinta, si viene festeggiate punto e basta".
Francesca, 44 anni e due bambini di 11 e 8 anni, parla con voce rilassata, camminando in mezzo al verde. Vive a Copenaghen dal 2012, dopo aver lavorato prima in Irlanda, poi - a lungo - a Roma come avvocato, mentre il suo compagno, danese, insegnava all´Università americana della capitale.
A Roma vivevo in macchina, qui pedalo "Insomma eravamo sistemati, avevamo due bambini, eppure non eravamo soddisfatti. Non vedevamo possibilità di miglioramento, ad esempio, nel sistema italiano – chiuso e non meritocratico – era impossibile per me, pensare di essere assunti in un grande studio. Per non parlare dell´ambito universitario. Insomma tutto era fermo, non succedeva nulla, così mio marito ha cominciato a mandare application in giro per il mondo e alla fine è stato chiamato proprio in Danimarca".
Lasciare Roma, per Francesca, è stato un sollievo. "Facevo degli orari assurdi, passavo la maggior parte del tempo in macchina, ottenere ciò che mi spettava di diritto era una fatica improba: qui mi sono riappropriata del mio tempo, si gira in bicicletta, non ci sono tempi morti. All´inizio per me era così strano che i primi tempi arrivavo agli appuntamenti sempre in grande anticipo".
La prima cosa che Francesca ha fatto arrivando è mettersi a studiare intensivamente il danese, anche se l´inglese lo parlano tutti: con il permesso di soggiorno puoi accedere gratis a un corso di danese triennale. Poi è arrivato il lavoro, di grande soddisfazione: legale per il Centro danese contro la tratta di esseri umani. "In Danimarca non importa a nessuno di chi sei figlio, conta solo se sei bravo e in grado di farti conoscere. Per contro c´è una grande flessibilità, come sei assunto puoi essere licenziato – in questo periodo ci sono stati parecchi licenziamenti – ma puoi accedere a un sussidio di disoccupazione di più di mille euro (purché però tu abbia versato circa 50 euro al mese per tre anni a una cassa speciale)".
Piove e non si ha voglia di uscire? Si può lavorare da casa Francesca lavora part time 25 ore a settimana e guadagna in maniera soddisfacente. Non solo: rientra nel monte ore anche la lettura di un fascicolo da casa, o la lettura delle mail davanti a un bicchiere di vino fuori casa. E se piove e non bisogna incontrare persone si può rimanere anche a lavorare a casa. "Basta che lo comunico, qui è tutto basato sulla fiducia, nessuno ha voglia di trattare male o fregare gli altri".
Inoltre, semplicemente in quanto mamma, Francesca riceve circa 500 euro ogni tre mesi, con i quali paga il doposcuola delle bambine. "È stato bello ricevere questi soldi solo in quanto madre. Appena arrivata, mi hanno chiesto di aprire un conto corrente per versarmi il sussidio".
Sull´istruzione, in teoria una delle migliori al mondo, il giudizio è più a chiaroscuri. "Da un lato i bambini sono molto stimolati a pensare autonomamente, però il carico di lavoro è troppo poco, hanno pause ogni ora, soprattutto vige l´idea che non bisogna costringerli a fare troppo, così tutto viene demandato alle famiglie, che in caso sono costrette a prendere un insegnante privato. In compenso i bambini sono spessissimo in gita, si dà grande valore all´aria aperta, e si esce sempre, anche se piove a dirotto".
Il sistema sanitario? Un po´ come il nostro, "solo la cosa particolare è che il medico di famiglia è anche ginecologo e ti fa anche quel tipo di controlli, inizialmente per me era veramente strano". Ma Francesca tornerebbe in Italia? "No, assolutamente, non con le mie condizioni attuali. Mi sento realizzata, mi diverto, vedo che posso dare un futuro alle mie bambine qui. E poi non ho speranza per il nostro paese, sarà più caldo e più bello, ma la corruzione continua a esistere, inoltre è un paese per vecchi e maschi perché se sei una donna ti considerano solo se sei fisicamente avvenente. Una tristezza infinita".
*pubblicato ne Repubblica.it titolo: Mamme italiane nel mondo: io, avvocato felice in Danimarca
Autrice: ELISABETTA AMBROSI
18 maggio 2016