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Una nostra amica, ci ha voluto raccontare la sua prima esperienza presso l'Unep.
Chissà quanti di voi leggendo l'articolo della scorsa settimana avranno fatto un tuffo nel passato proprio come la nostra amica raccontateci anche voi le vostre esperienze… drammatiche, divertenti, surreali, ma sempre vere. Storie per ridere, per piangere, ma soprattutto per ricordarci chi eravamo e da dove siamo partiti, e per far capire ai giovani praticanti che il disastro successo oggi potrebbe diventare il successo di domani, perché tutto ciò che ci succede ci insegna qualcosa. Ecco a voi il racconto della nostra amica:
"Leggendo l'articolo del "praticante errante", ho ripensato con tenerezza alla "mia prima volta", l'iniziazione presso l'Unep. Forse perché mi sono rispecchiata in molte cose che l'articolo riportava. La saccenza, la voglia di arrivare e di farsi notare, il tutto determinato da un pezzo di carta che ci identifica come Dottori.
Come fanno tutti i praticanti, il mio Dominus mi aveva dato la sera prima gli adempimenti da eseguire l'indomani, e tra questi c'era lui, il mio promo atto da notificare. Quindi dopo aver chiesto delucidazioni sul tipo di notifica, sullo sportello dove andare, sul fatto che fosse atto esente o meno, che materia fosse, e se e quanto dovevo pagare (praticamente in preda ad un attacco di panico), il Dominus mi dice di scrivere la relata. E anche io come il praticante errante dentro di me mi misi a ripetere tutto l'articolo 143 cpc "… io sottoscritto ufficiale giudiziario ho notificato il su esteso atto a ..." quindi perché dovevo scriverla io? Se la scrivo io è sbagliato" E decisi di non farlo! "Il codice parla chiaro!".
Non ricordo che giorno della settimana fosse, ricordo però che pioveva, e che io avevo iniziato la pratica da forse una decina di giorni. Ricordo che era prestissimo e che quando mi segnai nell'elenco ero la seconda, già questo mi rendeva fiera.
Ero nervosa, impaurita, impacciata, volevo non sbagliare e soprattutto volevo aver ragione, e si, perché la relata la scrive l'ufficiale giudiziario! Arrivavano sempre più colleghi, già stanchi e stremati dalla ricerca di un parcheggio libero e dal traffico, derivante dall'entrata delle scuole, e tutti bagnati dalla pioggia esattamente come me.
Tra me e me pensavo al perché fossero tutti stressati e come mai guardassero tutti gli orologi.
Oggi lo so benissimo!
Ore 9 lo sportello apre! Ci siamo!
L'addetta dall'altra parte dello sportello sembrava simpatica, parlava poco o niente, ma del resto neanche io la mattina parlo molto ed odio l'umanità intera. Questa similitudine tra me e lei mi dava molto coraggio in quell'occasione. Il primo dell'elenco in neanche 5 minuti notifica e se ne va, un pit stop!.
Tocca a me. Impacciatissima appoggiai la mia borsa sul bancone che era veramente stretto e rischiava di cadere se non la tenevo su con la mano, borsa ovviamente piena di fogli e fascicoli, tra cui l'atto da notificare che ovviamente non avevo tirato fuori! Panico. In due nanosecondi, poggio la borsa a terra e riesco a tirare fuori tutti i fascicoli e fogli dalla borsa, trovare l'atto e rimettere tutto in ordine. Ri poggiai la borsa sullo stretto bancone, e rimisi la mano per non farla cadere; Fatto! Con molta nonchalance mostrai il mio sorriso migliore esclamando "buon giorno devo notificare questo atto" e lo passai all'addetta, impassibile al mio sorriso ed alla mia simpatia! Mi stava un po' meno simpatica adesso.
Controllò l'atto e mi disse, con estrema indifferenza "manca la relata" e mi ripassò l'atto.
Ed io là ti volevo! "mi scusi ma la relata l'appone l'ufficiale giudiz..." neanche mi fece finire di parlare che mi disse "… si si scriva la relata o torni domani con la relata scritta. Avanti il prossimo". Io lì per lì neanche mi riuscivo a muovere, che vergogna, cosa avevo sbagliato?Mi girai e notai che tutti mi guardavano. O mio Dio…! "non piangere, non piangere" mi ripetevo dentro.
Poi un avvocato in fila dietro di me, mi diede una pacca sulla spalla, e mi disse "tranquilla, ci siamo passati tutti" e mi sorrise. Notai che tutti gli altri non ridevano di me, mi sorridevano con tenerezza. Magari gli avrò fatto anche un po' pena, avranno pensato "ma guarda sta cretina ci fa perdere tempo" ma non lo dissero, no, non dissero nulla. Anzi al mio arrivederci risposero in molti. Quel giorno capii che la prassi è cosa diversa dalla mera teoria. Imparai che tutti i miei nuovi colleghi erano stati ciò che io ero, e me ne andai con la coda tra le gambe, come un bambino beccato con le mani nella marmellata.
A ripensarci adesso anche a me viene da sorridere, soprattutto perché ho imparato a dar retta a chi ne sa di certo più di me. Ormai le notifiche sono all'ordine del giorno, e gli ufficiali giudiziali in fondo sono dei poveri cristi che devono combattere tutti i giorni con noi che a volte sbagliamo indirizzi, a volte notifichiamo atti originali che differiscono dalle copie, a volte abbiamo scritture incomprensibili, che paghiamo le notifiche da 11 Euro con 50 Euro e loro lì a cercare di fare resti a tutti, con noi che sbagliamo le veline… con noi che andiamo di fretta e sbraitiamo se sono lenti. Insomma ora capisco l'addetta che quel giorno mi ha liquidato in 30 secondi perché chissà quante volte avrà detto al stessa cosa ad altri praticanti, in fondo ero la seconda nell'elenco e sapeva benissimo che prima che finisse il suo turno si sarebbe trovata a disquisire con altri 100 avvocati e chissà quanti praticanti inesperti come me.
E poi diciamoci la verità: l'addetta aveva capito benissimo che ero una praticante alle prime armi. Perché in fondo oggi anche io so riconoscere un praticante "di primo pelo" da un praticante "anziano".
La scaltrezza che manca e la poca sicurezza anche nei movimenti sono in fondo tipiche della poca esperienza.
Quindi anche io sono stata un praticante errante. E come lui ho vissuto certe situazioni. Adesso sorrido, ma quel giorno volevo chiudere questa fantastica avventura della pratica forense, che invece mi ha dato tante soddisfazioni e spesso mi ha resa orgogliosa di quello che facevo e che faccio ancora oggi.
Emiliana, anche io praticante errante
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