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Si sono aperte lo scorso 7 gennaio le iscrizioni all'anno scolastico 2019/2010 e numerosi studenti saranno chiamati a fare il grande salto dalle scuole medie alle superiori. La decisione del Miur di anticipare la finestra in cui si dovrà decidere a quale indirizzo - e soprattutto a quale istituto - segnarsi per l'anno 2019/2020 ha spiazzato non poco i ragazzi: circa la metà (44%) non ha ancora le idee chiare. E quasi un mese in meno di tempo per decidere ha fatto lievitare il numero degli indecisi. Le statistiche dicono che uno studente su sette lascia i banchi prima del tempo. E più o meno altrettanti ripetono il primo anno delle superiori.
Bastano questi due numeri a riassumere la delicatezza della scelta che 500mila ragazzi e ragazze stanno compiendo in questi giorni. Prendere una decisione informata e soprattutto consapevole, con uno sguardo al futuro, è determinante. Senza fretta, perché la procedura online - che si concluderà alle ore 20 del 31 gennaio - non è una gara e, dunque, iscriversi prima degli altri non dà alcun vantaggio. Ma anche senza lasciarsi prendere dal panico, perché per correre ai ripari c'è tempo. Nella piena consapevolezza che ogni scelta potrà essere comunque implementata o modificata in corso d'opera. Prima dell'inizio dell'anno scolastico sarà comunque possibile cambiare scuola o indirizzo, eventualmente anche a lezioni iniziate. In realtà, un termine preciso per i ripensamenti non c'è: la circolare sulle iscrizioni, pubblicata a novembre dal ministero dell'Istruzione, circoscrive genericamente ai «primi mesi dell'anno» il termine massimo entro cui è possibile optare per un altro indirizzo o una scuola diversa. Presentando una richiesta motivata di nullaosta che deve essere tendenzialmente accolta, a patto che il trasferimento non comporti l'attivazione di nuove classi a carico del bilancio dello Stato.
La scelta del percorso scolastico delle superiori prepara ad affrontare la lunga salita che porterà di fronte a un bivio ancora più importante. E cioè se proseguire gli studi, all'università o magari in un Its, oppure cercare immediatamente lavoro, eventualmente all'estero. Arrivarci avendo già in testa che cosa "fare da grandi" potrebbe offrire un vantaggio competitivo. Anche al Paese, che deve fare i conti con la terza disoccupazione giovanile più alta d'Europa e il penultimo posto per numero di laureati nella fascia d'età 30-34 anni.Maria Di Benedetto, insegnante e vicaria Istituto Comprensivo Portella della Ginestra - Vittoria
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