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Il Tribunale rientra. Tardito anche. Si alza subito e chiede un rinvio di un giorno. Mi oppongo strenuamente, ma anche no. In fondo il collegio ha già compreso cosa abbiano combinato un ufficiale di pg ed una psicologa incompetente.
Il Pm chiede un rinvio perché dice che la psicologa ha accusato un malore. Mi giro e la vedo con una pezza bagnata sulla fronte, in fondo all'aula. Un bicchiere d'acqua in mano. Il Presidente corruga la fronte. Sta valutando quanto conti farsi prendere per il culo in una situazione talmente patetica da sfiorare il tragico. Non mi sento di spingere più di tanto perché il mio risultato l'ho già portato a casa. Mi domanda se intenda oppormi.
- Se la consulente sta male, non posso certamente chiedere che si prosegua. Sarebbe opportuno però un rinvio ad horas, anche per semplice economia processuale.
Il Presidente detta un'ordinanza con cui rinvia l'udienza a due giorni dopo. Ci alziamo tutti. Siamo ancora costernati dall'effetto contro - esame. La rivelazione della psicologa aleggia nell'aria. L'idea dominante è una. Hanno incarcerato un giudice sulla base di domande pilotate. Una vergogna colossale, un macigno sulle coscienze. Usciamo all'aria aperta. Ho due chiazze di sudore sotto le ascelle che sembrano fondine. Il colletto della camicia è fradicio. La Salmaso mi abbraccia lasciandomi senza fiato. Poi si gira, guarda Agata fisso per alcuni secondi, le fa una carezza e le dice di trattarmi bene perché sono un uomo come non ne fanno più. Con questa metafora pseudo artigianale prende su la sua borsa firmata e se ne va. Vado a farmi una doccia mentre Agata prende la via dello studio. Quando arrivo, Ottavio sta trafficando in cucina. Siccome zoppico un poco, mi chiede cosa mi succeda. Da qualche giorno ho una caviglia gonfia. Non ho potuto occuparmene come avrei dovuto perché il processo Salmaso non mi lasciava spazio. E' la mia vecchia articolazione distorta. A cicli, torna a farmi male. In coincidenza con i periodi di maggiore stress e affaticamento. Mi guarda e mi dice che ci vorrà qualche impacco di albume. Chiara d'uovo montata. Non lo sapevo ma è un antinfiammatorio naturale, efficace per le articolazioni. Poi mi preparerà un olio speciale a base d'erbe, almeno 16 diverse. Ottavio è così, un mago gentile senza bacchetta. A volare fa da solo. Non ha bisogno di strumenti ausiliari, diciamo così. Faccio una doccia e butto la biancheria sporca in lavatrice. Ottavio canta. La camicia, le mutande, i calzini sono zuppi. In lavatrice butto anche una delle prove psicologiche più stressanti della mia vita. Non me ne accorgo ma dopo la doccia mi addormento sulla poltrona. In accappatoio. Parto per un viaggio senza biglietto. Che bello.
Sono esausto.
Mi sveglia Agata. E' notte. Le chiedo quanto ho dormito e mi risponde circa sette ore. Un riposo di ossidiana, un sonno senza sbocchi, senza compromessi. Mi prepara da mangiare. Guardo l'ora e vedo che è l'una. Di notte. I miei ritmi circadiani sono sconvolti dalla dimensione giudiziaria. Ho ancora da regolare il mio, di processo, e temo che non sia ancora finita. Agata stappa una bottiglia. Mi dice che Franco ha parlato con il Procuratore il quale chiederà in Consiglio una semplice censura. Adesso bisogna confezionare un buon patteggiamento con il consenso di Tardito. Dici poco. Agata è fiduciosa. Secondo lei Franco riuscirà a condurre in porto l'operazione senza scossoni. Tardito rischia grosso con il caso Salmaso. Sarà sicuramente più disponibile. Penso subito a quanto mi aveva detto un giorno, nei corridoi, il Consigliere Ammirevoli, quello che mi avevano assegnato come postulatore nell'ambito del procedimento disciplinare. Quando si apre un giudizio di questo tipo, l'avvocato incolpato – si chiama così -, riceve in dote un consigliere il quale non ho mai compreso cosafaccia e da quale parte stia. Diciamo che è deputato ad istruire il fascicolo e in teoria dovrebbe ascoltare anche le ragioni del presunto colpevole. Ammirevoli, figlio di un principe del foro e principe anche lui, mi aveva ricevuto in corridoio, in mezzo alla sciarra dei clienti inferociti ed accaldati, appoggiato ad un termosifone. Io – a quasi cinquant'anni – annichilito dalla paura di venire sospeso, gli avevo domandato ingenuamente se il mio procedimento avrebbe potuto sfociare in un provvedimento del genere, così ablativo della mia vita.
- Penso proprio di si, mi aveva risposto a muso duro, senza neanche lasciarmi una luce da mettermi in tasca per andare verso l'orizzonte. Mi aveva congedato di fretta, dopo essersi spostato dal termosifone, manco avesse perduto tempo prezioso a dichiararmi che avrei potuto perdere, e perdere tutto.
Io non ero figlio di avvocati,lui si. Una sospensione mi avrebbe bloccato la vita, la carriera, le albe e i tramonti. Quella era stata la mia pre - istruttoria. Quanto si diventa fragili in certe occasioni. Io, abituato a sfanculare i colleghi perché più bravo di loro (almeno mi sentivo così), ero lì, davanti ad un termosifone, a chiedere lumi che già conoscevo ad un collega il quale pensava a tutto tranne che a regalarmi un briciolo di speranza.Mangiamo spaghetti di mezzanotte, aglio e olio e peperoncino. Poi del pecorino e un'insalata dell'orto lasciata da Ottavio. Un gelato artigianale che spunta dal freezer. Un bicchiere di vino rosso che mi concilia con la vita e con me stesso. Mi ritorna in mente un sonno stile bomba di profondità e mi riaddormento. Stavolta sul letto. Mano nella mano con Agata. Sogno il mare.
Ciao Papà.
Sono di nuovo qui. Su questi banchi dove la giustizia viene amministrata. Attendiamo che entri il collegio. Oggi siamo tutti puntuali. Tardito è tranquillo. Almeno mi suggerisce quest'impressione. Ho pensato a cosa potrei ancora chiedere alla psicologa ma tutte le iniziative possibili sono fuori discussione. Ogni volta che un controesame è riuscito bene, bisogna rifuggire dalla tentazione di aggiungervi qualcosa. Se mi avventuro in ulteriori richieste, rischio di combinare un pasticcio, di rovinare tutto. Ne ho parlato con la Salmaso e sembra anche lei d'accordo a che mi fermi qui. Non lo faccio mai, non chiedo mai un aiuto da casa, diciamo così. Ma questa volta la situazione è delicata. Il collegio entra e ci ritroviamo nella stessa situazione di due giorni fa. Sembra che il tempo non sia trascorso.Il Presidente chiede alla psicologa come si senta oggi. Risponde di stare bene e si scusa per il malore accusato e soprattutto di avere creato un intralcio al processo. Il Tribunale mi dà la parola ma io esordisco dicendo che non ho più nulla da chiedere. Tardito non procede al riesame, ossia non formula più domande dopo il mio controesame. Una specie di resa su tutta la linea. Il Presidente chiede se ci siano altri testimoni da sentire. Non so cosa mi capiti. Una specie di barbaglio improvviso, una lama di luce che illumina il mio cervello a giorno. Mi alzo e chiedo di poter esaminare – ai sensi dell'art. 507 Cpp – il nipote della mia cliente. L'art. 507 Cpp – rubricato nel nostro codice come ammissione di nuove prove – viene considerato un mezzo per introdurre le prove a cui la parte non abbia pensato prima o che si sia fatta scappare di manoper mera dimenticanza. Il requisito necessario è che il giudice le consideri assolutamente necessarie. E'una petizione di principio perchè ogni prova può essere considerata assolutamente necessaria nell'ambito di un processo, soprattutto se di natura indiziaria. Il Presidente mi guarda. Mi sembra basito. Leggo nel suo cervello i pensieri che lo stanno invadendo. Penserà che sia impazzito all'improvviso e che stia per rovinare un controesame straordinariamente efficace.
- Avvocato Squinzati, non capisco. La parte offesa è già stata sentita ampiamente durante le indagini preliminari e lei ha avuto occasione di controesaminare chi l'avesse escusso. La psicologa che abbiamo appena congedato era il tramite principale perché lei potesse soddisfare tutti i suoi dubbi. Le ricordo che stiamo parlando di un bambino di dieci anni. Non posso dirle che si debba applicare a stretto rigore l'art. 190bis Cpp ma ci siamo quasi. Siamo sul filo, non so se ne rende conto.
La legge vieta infatti di sentire nuovamente chi sia già stato interrogato in altre sedi sulle stesse notizie sulle quali sia già stato sentito, massime se è un bambino il cui cervello vada protetto sopra ogni cosa, a meno che non sia assolutamente indispensabile.
- Me ne rendo conto perfettamente, Presidente, ma la mia richiesta è dettata dal semplice scopo di introdurre un tema e circostanze diverse da quelli oggetto delle precedenti dichiarazioni.
Mi guarda di nuovo. Sta cercando di capire se gli sia sfuggito qualcosa. E' scappato anche a me, prima che a tutti gli altri, porca madosca. La Salmaso, che aveva preso a tormentarmi il braccio, si è stoppata.
- Il fatto è che la Pubblica Accusa ha sempre sostenuto come la mia cliente avesse rivolto attenzioni particolari al nipote perché morbosa. Sarebbe in qualche modo – scusate il termine – una persona "deviata". In realtà il nipote della mia cliente è un bambino fragile come un cristallo: il padre è morto quando era ancora più piccolo e la madre non se ne è mai occupata. Il bambino ha sviluppato una sindrome da abbandono che lo porta a richiedere attenzioni centuplicate rispetto ai bambini con una crescita affettiva normale. Qui ho il certificato medico, anzi la relazione medica che uno specialista in pediatria infantile, ha redatto su mia personale richiesta in sede di indagini difensive.
- Presidente, mi oppongo ! L'Avv. Squinzati ha tenuto nascoste delle prove e ha impedito all'accusa di difendersi correttamente.
- Non dica sciocchezze Pm! Tutti in quest'aula – a parte lei a quanto pare – sanno che noi difensori possiamo tenere in un cassetto i risultati delle nostre indagini e usarli come e quando vogliamo. E non si permetta mai più di dire che io occulto delle prove. Non vado ai riesami con la mezza messa, io.
- Pm, la sua opposizione è respinta. Avvocato Squinzati formuli meglio la sua richiesta e si astenga dai commenti salaci. Così non sta in piedi o ci sta ma lo spazio per un 507 Cpp è molto stretto. Lei sa perfettamente cosa pensi di questa norma.
- Lo so Presidente ed ha ragione. La mia istanza viene avanzata anche ai sensi dell'art. 194 2°co. Cpp. Chiedo formalmente che il nipote della mia cliente – con tutte le garanzie di legge – venga a deporre sui fatti che servono a definire la sua personalità: il fatto dell'imputata andrà infatti valutato in relazione al comportamento del nipote.
Mi siedo. La Salmaso è immobile. Tardito tace. Il Presidente si ritira con il collegio. Non so ancora oggi da dove mi sia balenata quella lama di luce all'improvviso ma non sono del tutto scontento di averla intravista. La legge permette di valutare la figura della persona offesa allo scopo di fornireuna spiegazione su come abbia interagito con quella dell'imputato. E' una norma a sorpresa ma può effettivamente essere molto utile perchè a volte i comportamenti degli imputati trovano una spiegazione logica per come si intrecciano con quellidelle parti offese.
Ora aspettiamo.
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