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Intervista a Giordano: "Un insulto razzista". Coa di Trento a testuggine: "Un episodio infelice, un eccesso di tensione"

"Avvocato, lei taccia, perché qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo", questa la frase choc pronunciata da un giudice in una aula di tribunale nei confronti di un avvocato palermitano, Stefano Giordano, penalista.

"Tutto era cominciato con diverse anomalie, ha spiegato Stefano Giordano ad una testata - si trattava di un´udienza ristretta, interessati solo i difensori, il pubblico ministero e il collegio. Ero fuori dall´aula, in attesa di essere chiamato per l´udienza, quando, considerato il ritardo, feci capolino e mi si presentò un´aula gremita, la trattazione della stessa già in corso senza essere stato avvertito e il presidente Ancona ad apostrofarmi con sarcasmo –Avvocato dov´era? Si è nascosto?- L´udienza verteva sulla richiesta della misura cautelare avanzata dalla procura nei confronti di un mio cliente. Avevo presentato ricorso in Cassazione, accolto in toto dalla Suprema Corte".

"Il presidente Ancona assumeva un atteggiamento particolarmente polemico –prosegue l´avvocato Giordano- esternando il suo totale dissenso nei confronti del pronunciamento della Cassazione".

"Ho chiesto, come difensore, di poter esercitare il mio diritto di arringa, sottolineando che sarei stato breve. Il presidente divenne particolarmente arrogante, in tutti i modi ha impedito che svolgessi la mia arringa, sino a giungere a quella frase inaccettabile –avvocato taccia, siamo in un posto civile e non a Palermo-".

"A questo punto, ho chiesto, e solo dopo numerosi sforzi, ottenuto, la verbalizzazione di quanto accaduto. Infatti il giudice, urlando in uno scambio di battute al vetriolo, in un primo momento ha ordinato alla cancelliera di non verbalizzare. Poi è stato costretto ad acconsentire, pretendendo che la frase incriminata era causata da una mia scorrettezza. Avrei conferito con il pubblico ministero. Cosa assolutamente non vera in quanto il pubblico ministero d´udienza non si trovava in aula in quel momento in quanto impegnato in una telefonata".

"In venticinque anni di professione non mi era mai accaduto di trovarmi di fronte ad un fatto del genere. Devo confessare che come professionista mi sarebbe convenuto far finta di niente, beccarmi l´insulto razzista e stare zitto, ma sono sinceramente preoccupato, oltrechè indignato, come avvocato, come cittadino italiano e come palermitano. Inoltre non riesco a perdonargli l´offesa nei confronti dei suoi colleghi palermitani che hanno perso la vita e altri tuttora la rischiano, in nome della legalità".
Fin qui Giordano. Ed il giudice? Parla anche lui ad un´altra testata. E si giustifica.

Ho detto quella frase? Sì ho detto quella frase - spiega - ma non volevo assolutamente offendere la città di Palermo. Diciamo che il comportamento scorretto dell´avvocato mi ha fatto uscire questa frase. Toni fuori dal contesto e una sobrietà non proprio asburgica, al quale noi siamo sicuramente più abituati, mi ha portato a zittire l´avvocato in questo modo".
Perché? "Perché - prosegue il presidente del Tribunale del Riesame di Trento - era un provvedimento scontato che ci trovavamo ad affrontare. La corte di cassazione aveva annullato un´ordinanza di allontanamento per stalking, il Pm aveva già detto che non avrebbe resistito, e quindi non potevamo che dare seguito a quanto detto dalla Cassazione. L´avvocato Giordano invece ha mostrato un atteggiamento molto aggressivo, anche con la Pm e io l´ho richiamato all´ordine".
Adesso però rischia di finire su tutti i giornali? "Ci sono avvocati che hanno più dimestichezza con le grandi testate, evidentemente - conclude Ancona - ma quel che mi preme sottolineare è che non volevo assolutamente offendere la città di Palermo. Quanto, piuttosto, interrompere il modo di fare dello stesso avvocato". Tra l´altro il giudice Ancona è nato in Abruzzo e ha origini marchigiane. Insomma la questione razzismo, davvero, qui non c´entra niente.

Gli avvocati? Spaccati. Il presidente del COA di Palermo chiede un´inchiesta, quello di Trento la chiude già dal primo giorno.
Ecco le parole di Andrea de Bertolini, avvocato, e presidente del Consiglio dell´Ordine di Trento: "Quanto accaduto, per come appreso, è un episodio infelice che, ritengo, possa essere stato l´esito di tensioni quali quelle che a volte le udienze penali possono generare; interessa un magistrato del quale, peraltro, il Foro ha sempre riconosciuto la grande preparazione e la dedizione al lavoro".

Fonti: l´intervista a Stefano Giordano è stata tratta dal più ampio servizio di articolo 3, le dichiarazioni del Giudice Ancona e del presidente del COA di Trento sono state riportate da Dolomiti.it

 

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